Il dramma della casa a Bologna

Famiglia bolognese sfrattata dorme in una roulotte prestata da un rom

Quartiere San Donato, via Ristori. Sono stati sfrattati lo scorso 20 maggio, non ce la facevano a pagare 800 euro al mese d'affitto. Da allora dormono in una piccola roulotte davanti alla chiesa San Vincenzo de'Paoli. Padre, madre, figlio e tre cagnolini sono per strada in un mese di giugno tra i più piovosi e freddi. Istituzioni e servizi sociali sono latitanti, mobilitiamoci per trovare una soluzione abitativa per queste persone. Non lasciamoli soli... facciamo sentire che siamo con loro.

15 giugno 2008 - Valerio Monteventi

Roulotte in via Ristori 1

Mentre tutti i tg danno nei titoli la notizia del matrimonio di Briatore e Gregoraci che, con l’esclusiva dei diritti di immagine, faranno beneficenza a favore dei bambini malati, il vomito di questa Italia da rotocalco rosa mi rientra in gola a causa di una telefonata che mi informa di una situazione abitativa disperata in via Ristori, nel quartiere San Donato.
E così, alle 14,30 di un grigio sabato pomeriggio, mi ritrovo davanti alla chiesa di San Vincenzo de’ Paoli… Sul marciapiedi che costeggia il cortile della parrocchia è parcheggiata una piccola roulotte (di quelle vecchie a forma ovoidale), dal 20 maggio scorso è diventata la casa di una famiglia bolognese (padre, madre, un figlio e tre piccoli cani) sfrattata per morosità: pagavano 800 euro al mese d’affitto e, da quando il figlio ha perso il lavoro, non ce l’hanno fatta a sostenere le spese solo con lo stipendio del padre. Del resto, anche la dichiarazione ISE (Indicatore della situazione economica) per il reddito famigliare 2008 certifica con 10.045 euro annuali l’impossibilità di affrontare la pigione di un alloggio sul libero mercato.
Sono persone miti i Brazzorotto. Franco, il padre ha 65 anni e lavora di notte come facchino in una azienda di Castelmaggiore (gli mancano tre mesi alla pensione). Valeria, la madre, ha 55 anni (ma ne dimostra di più) e, a causa di una forma grave di diabete, ha dovuto abbandonare il lavoro di operaia e aspetta da tempo la pensione di invalidità. Il figlio ha 35 anni, ha perso il lavoro perché un giorno accompagnò la mamma a una visita. Non lo ha più ritrovato e, parlando con lui, si capisce che farà fatica ad essere assunto da qualche parte. Adesso fa il guardiano del magazzino della parrocchia e, in cambio, il prete gli permette di dormire in un lettino in uno scantinato della chiesa, raccimolando dei buoni pasto per la mensa della Caritas, ma che rischiano di essere inutili perché, fra poco tempo, la mensa di via Ristori chiuderà e, se vorrà consumarli, dovrà recarsi in via Santa Caterina.
La piccola roulotte i Brazzarotto l’hanno avuta in prestito da un ragazzo rom che si era impietosito vedendoli dormire in un giardinetto di via San Donato, nei giorni successivi allo sfratto. Sarebbe quasi una storia da libro cuore se non ci fosse dietro un dramma della solitudine che, per queste tre persone, prosegue da ormai un mese.
Infatti, l’unico aiuto costante lo hanno avuto da una ex collega di Valeria che, oltre ad aver promosso il contatto con il parroco della San Vincenzo de’ Paoli, li accampogna anche da assistenti sociali e uffici comunali.
Fino ad ora, però, dalle Istituzioni nessun segnale, a meno che non venga considerato tale il “gesto di resa” del servizio Sociale Adulti di via Sabattucci che li ha informati che, per loro, non si può fare nulla se non aspettare i tempi della graduatoria ERP, a cui si sono iscritti prima nel 2004 e poi nel 2006. Ma la loro posizione non lascia speranze: sono infatti al 1348° posto e questo significa che, se va bene (coi ritmi di assegnazione del Comune), ci vorranno tre anni e mezzo per avere un alloggio popolare.
Ma come è possibile che la loro situazione in strada non faccia balenare a nessuno che questa è una vera e propria “emergenza abitativa” e come tale dovrebbe essere trattata con l’assegnazione di un “alloggio-parcheggio” in attesa della assegnazione definitiva ERP?
Per far partire questo percorso occorrerebbe che un’assistente sociale facesse una relazione sulla loro situazione e questo, fin’ora, non è avvenuto.
E i giornali?
Solo il quotidiano “Il Domani” ha fatto servizi sul caso, ma nulla si è mosso. Tutti gli altri parlano di Cazzola o di Roversi Monaco, i Brazzorotto e la loro piccola roulotte non sono una “notizia”.
E i politici?
Il PD è troppo impegnato nei nuovi assetti della Fiera o sulle grandi opere che non si faranno mai, tipo il People Mover. La destra ha presentato un ordine del giorno dove propone l’apartheid per le graduatorie delle case pubbliche (prima gli italiani e, solo dopo, se ne avanzano, gli stranieri), ma, quando ci sono casi di povertà estrema, essere bolognesi o migranti poco cambia: la povertà scatena la cattiva coscienza sui disastri del liberismo, meglio far finta di non vedere.
E quel fenomeno del presidente di Quartiere, il frizzante Malagoli, come ha fatto a non accorgersi di nulla, quando di San Donato conosce ogni centimetro?

Mi ritrovo così (ancora una volta) a denunciare in solitudine un caso “disperato”, farò di tutto per sostenere queste persone fino a trovare una soluzione, ma chiedo a tutti coloro che leggeranno questo articolo di andare a trovare i Brazzarotto. Non lasciamoli soli, mobilitiamoci per trovare loro una casa, facciamogli sentire la nostra solidarietà.
Per ora, non c’è altro da dire…

Il servizio fotografico è di LUCA SGAMELLOTTI
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