"Stop al panico": numero dedicato al dibattito sulla sicurezza

Piazza Grande di giugno è in strada

Il numero precedente, scrivono dalla redazione del giornale, "ha fatto registrare il record negativo di vendite degli ultimi tre anni. È successo perché i nostri abituali diffusori rom sono scappati in Romania dopo i pogrom di Napoli. È una vittoria o una sconfitta per la città in cui viviamo?".
9 giugno 2008 - Leonardo Tancredi (Redazione di Piazza Grande)

Il numero di giugno di Piazza Grande è dedicato ad un tema molto assai dibattuto a Bologna e non solo: quello della sicurezza. Mentre tra molte polemiche il nuovo governo si dava da fare per l'approvazione del "pacchetto sicurezza", e l'idea delle ronde iniziava a contagiare più di un insospettabile, in Italia sono successe molte cose: tra queste i roghi del campo nomadi di Ponticelli, Napoli, e la rissa del Pigneto. In attesa di altri interessanti sviluppi non siamo stati a guardare e siamo andati a sentire cosa pensano della sicurezza persone senza dimora, prostitute, studenti fuori sede, autisti degli autobus, uomini politici e volontari delle ronde. Trovate le loro parole, a volte paradossali, a volte meno, nelle pagine della nostra inchiesta. Nelle pagine successive trovate le consuete rubriche su cultura, diritti e cittadinanza. A pagina 14 e 15, invece, pubblichiamo l'ormai consueta rubrica "On the road", con gli appuntamenti culturali del prossimo mese. Buona lettura.

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Dalla prima pagina:
"Bologna e la sicurezza"

A Bologna nel 2007 il numero complessivo dei reati è calato del 25% rispetto all'anno precedente. È un dato emesso dal nuovo questore al momento del suo insediamento.
Nelle ultime settimane abbiamo visto gruppi di cittadini, in alcuni casi legati a partiti politici o ad associazioni, autorganizzarsi per monitorare zone di Bologna allo scopo di inibire comportamenti criminosi. Nello stesso periodo il Consiglio Comunale ha approvato una delibera che consente alla polizia municipale di utilizzare spray al peperoncini e bastoni allungabili nelle operazioni rivolte alla sicurezza. In entrambi i casi si è trattato di una risposta, privata e pubblica, al crescente bisogno di sicurezza manifestato da una parte della città.
Tra il dato della Questura e queste risposte si fa fatica a individuare un nesso di causa e effetto.
Qualcosa non torna.
La questione sicurezza ha occupato stabilmente le cronache giornalistiche e il dibattito politico, è chiaro ormai che su questo tema si vincono le elezioni locali e nazionali. Le azioni di controllo del territorio si sono intensificate e hanno riguardato non solo i rom, ma tutte le persone che vivono in strada, che fanno la colletta per sbarcare il lunario, tutti quelli che si mostrano come mendicanti, tossici, alcolisti. Tutte le persone che potenzialmente possono turbare l'ordine pubblico.
Abbiamo visto con i nostri occhi chiedere i documenti a chi fa colletta davanti ai supermercati e portare in questura quelli che non aveva niente da esibire. E i conti non tornano ancora.

Negare che questo sia un problema,perché i dati dicono il contrario, perché Bologna non è poi così cambiata come si vuol far credere, perché l'insicurezza è solo una percezione ed è la disinformazione a montare casi, non è atteggiamento risolutivo.

Il problema resta e si traduce in scelte politiche lesive della dignità e dei diritti delle persone più deboli: a volte si tratta solo della scocciatura (e dell'umiliazione) di passare qualche ora in questura perché si è senza documenti, altre volte ci si becca un foglio di via che allontana dalla città persone che magari dopo tanti sforzi stavano provando a ricostruirsi una vita.

Altre volte ancora, se si è migranti in Italia, si finisce in galera, da innocenti ma per legge, perché senza permesso di soggiorno. Gli sforzi di chi, come noi, ritiene queste scelte dannose per la vita sociale dovrebbero essere rivolti alla comprensione del fenomeno. Se Bologna è cambiata davvero, se i fattori di coesione sociale stanno vendendo la meno e la solidarietà sta lasciando il posto all'intolleranza, è il momento di capire come e perché, prima di decidere se stare dalla parte di chi piscia per strada o dalla parte di chi in quella strada ci vive.

Questo numero di Piazza Grande è un tentativo di andare in questa direzione. Una prima raccolta di voci di persone diverse, tutte coinvolte dal problema della sicurezza ma da punti di vista differenti.

Potrebbe essere il primo passo di un'inchiesta più ampia, dato che alcuni soggetti che avremmo voluto ascoltare ci sono sfuggiti per ragioni di tempo di spazio.

Ci auguriamo comunque di non restare soli in questa ricerca. Intanto invitiamo tutti a seguire l'appello lanciato dall'Isola Posse nel 1990 e che abbiamo voluto riprendere nel titolo dela nostra inchiesta: non lasciamoci prendere dal panico.

leonardotancredi@gmail.com

P.s. Il numero di maggio di Piazza Grande dedicato all'orientamento politico dei senza dimora, nonostante sia stato ripreso da giornali e telegiornali, ha fatto registrare il record negativo di vendite degli ultimi tre anni. È successo perché i nostri abituali diffusori rom sono scappati in Romania dopo i pogrom di Napoli. È una vittoria o una sconfitta per la città in cui viviamo?