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Lessico del razzismo democratico

Presentazione del nuovo libro edito da DeriveApprodi sulle dinamiche di produzione del linguaggio razzista e di sedimentazione del senso comune ostile al diverso. Presente l'autore Giuseppe Faso.
20 maggio 2008

lessico "Lessico del razzismo democratico.Le parole che escludono", un libro di Giuseppe Faso edito dalla DeriveApprodi.

Ne parlano con l'autore Daniele Barbieri,giornalista e saggista, Marcello Maneri, docente di sociologia alla Bicocca di Milano, Paolo Nori,scrittore, Alberto Prunetti, scrittore.

Nel nostro Paese il sentimento razzista si esprime ormai in espliciti e reiterati gesti di pura violenza da parte di singoli e gruppi contro cose e persone. Questi gesti sono stati preceduti dal lento covare di un silenzioso rancore. Ma col tempo il silenzio è esploso in un liberatorio vociare di gruppi che hanno coinvolto intere comunità. Il lento lavorio delle parole razziste e la loro messa in comunicazione, non solo nei grandi circuiti dei media, ma soprattutto in quelli del
minuto transito quotidiano di massa (i bar, i mezzi pubblici di trasporto ecc.), crea i presupposti delle pratiche razziste. Ma la tesi di questo libro è molto più radicale e scandalosa. Accanto a un
linguaggio razzista ignorante, esplicitamente sguaiato e volgare, ve ne è un altro più pericoloso ed efficace, quello colto e raffinato proprio di quegli intellettuali che fanno sfoggio di convinta
democraticità. Nella loro produzione di linguaggio sono innestati i germi di un sottile razzismo che si insinua nel comune pensare e parlare della «gente comune». Questo è, per l'autore, l'operare del «razzismo dei colti». Ed è proprio da lì che si origina il senso e l'opinione che poi diventa convinzione assoluta di massa perché ammantata di una presunta oggettività, dei cosiddetti «dati di fatto». L'autore, spaziando tra diverse discipline del sapere (sociologia,
demografia, pedagogia e criminologia), passa impietosamente al setaccio proprio le strategie linguistiche e le retoriche utilizzate dai cosiddetti intellettuali democratici, estrapolando da esse, a mo' di esempio, una serie di termini razzisti divenuti d'uso disinvolto e abituale nella discussione sui problemi dell'immigrazione. Come a dire che tra politici, giornalisti, ricercatori sociali, si è costruito lo straniero come pericolo pubblico, grazie a stereotipi gabellati come
«dati di fatto» e sondaggi d'opinione guidati da formulazioni grottesche, adoperati come statistiche. Così, i luoghi comuni sono diventati fatti sociali, e addirittura categorie di analisi. È in
questo modo che la diceria ha espulso la considerazione razionale dei fenomeni capace di orientarci verso una loro pacifica e quindi positiva soluzione.

Un commento:

A dir la verità, dopo che ho conosciuto Giuseppe Faso, e dopo una conversazione che abbiamo avuto sul portone di casa sua, dove lui mi aveva accompagnato e mi aveva fatto compagnia molto gentilmente intanto che fumavo una sigaretta, dopo quella conversazione anche
quando uso il verbo essere, magari mi scappa ancora di dire 'Io sono', ma subito dopo mi viene da chiedermi 'Ma chi cazzo vuoi essere?'. Però, insomma, quello che volevo dire, è che questo libro, se uno lo legge, cambia il suo modo di parlare. (Paolo Nori)

L'autore:

*Giuseppe Faso* è nato nel 1947, in Puglia. Ha abitato in Sicilia e studiato a Milano; è poi vissuto a Venezia, a Bolzano e dal 1980 in Toscana. Ha insegnato nei licei. Nel 1989 ha iniziato un'attività di volontariato in «Africa insieme». Nel 1993 ha collaborato alla Carta d'intenti dei Comuni Toscani sulle politiche migratorie, Nel 1995 è stato tra i fondatori della Rete Antirazzista. Si occupa soprattutto di accoglienza dei bambini non italofoni nelle scuole e dirige il Centro Interculturale Empolese-Valdelsa.

> Leggi un estrato del libro

Per info:
DeriveApprodi
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