Nicola è uno di noi, contro il fascismo

Pubblichiamo il comunicato sui fatti di Verona del Laboratorio Crash e del Collettivo Universitario Autonomo, che promuovono un meeting point in stazione centrale alle 11.00 per raggiungere la città veneta.
15 maggio 2008 - Crash - CUA

Nicola è ognuno di noi. La mano che ha ucciso Nicola è una mano fascista. Una palese verità che nè distorsioni mediatiche, nè mistificazioni giudiziarie possono cancellare.

Una verità che da il segno, con il dramma dell'assassinio di un altro ragazzo a Verona, ma come anche a Roma, Milano ed in altre parti del territorio nazionale, della presenza e del radicamento di formazioni squadriste neofasciste, di un'allarmante estensione delle aree di influenza di una cultura e di una società che attorno agli assiomi di odio ed intolleranza costruiscono e legittimano sè stesse. In una crisi altrettanto duratura della guerra permanente, laddove il movimento antagonista e quello dei centri sociali restano indietro sulla capacità di costruire attorno a sè una conflittualità sociale di parte, la destra radicale affina strumenti d'azione, sperimenta nella società il suo agire e riversa nelle istituzioni la sua presenza territoriale. La composizione dell'attuale governo, così come la vittoria di Alemanno a Roma, ne sono chiaro simbolo e sintomo.

Una destra che si fa blocco sociale attorno all'allarme securitario non può essere considerata meno "fascista" in virtù di approdi e presenze istituzionali. A nessuno sfuggono, nei vuoti lasciati dal movimento antagonista e dai centri sociali, le capacità che nell'ultimo decennio la destra radicale ha espresso nella costruzione attorno a sè di comunità. La "protezione" del territorio dal diverso, l'affermazione su base differenziale di un sistema di garanzie sociali per gli "italiani", sono paradigmi attorno ai quali la destra radicale ha saputo agire tatticamente nella fase di crisi inaugurata dalla guerra permanente. Ergendosi di nuovo a spalla del capitalismo la destra fascista ha potuto, laddove è mancata una conflittualità di parte antagonista, articolarsi come strutturazione territoriale di istanze immediatamente raccolte su un piano istituzionale e di stato. Il proliferare delle "ronde per la sicurezza", la caccia all'immigrato e le deportazioni di massa, la criminalizzazione del migrante clandestino, un patriottico senso di "onore e fedeltà" sono tutti piani nei quali l'azione delle realtà neofasciste diventa immediatamente oggetto di normazione e nuova "legalità", appiglio e pretesto per l'azione di governo su livelli locali e nazionali.

Come del resto subito stanno a ricordarci le parole del presidente del consiglio Fini all'indomani dell'assassinio di Nicola... Con un immediato recupero istituzionale, la morte per mano fascista di un ragazzo veronese diventa subito pretesto per colpire ed attaccare il conflitto che si muove su altri piani, in altri orizzonti. La campagna di boicottaggio della Fiera del Libro torinese dedicata ad Israele diviene oggetto di una improbabile equiparazione, di un'inesistente dicotomia. Ma come d'altronde è facile andare a leggere così nell'azione del precedente governo Prodi, come nelle amministrazioni locali del centrosinistra: il pacchetto Amato per la sicurezza, scagliato contro le componenti migranti e precarie della società, ha fatto da naturale seguito ad un lavoro di puntiglioso revisionismo storico e culturale, specificatamente mirato ad ostracizzare l'antifascismo; difficile leggere diversità tra le ronde di un sinistro Cofferati e di un verde Tosi.

L'urgenza di aprire a tutto campo, di dare nuovo spazio, ad una pratica antifascista resta priorità del movimento antagonista, ben al di sopra di quanto si cerchino di dare per "superate" la contrapposizione al fascismo, la necessità di un continuo rinnovamento delle pratiche antifasciste. La risposta deve essere chiara ed unitaria, determinata, altrettanto capillare quanto la presenza di queste squadracce nelle varie città. La segmentazione che colpisce e fiacca il movimento va, di fronte ad atti di tale gravità, invertita: inutile trincerarsi dietro particolari appartenenze, dannoso delegittimare percorsi di liberazione collettiva e di ricerca della massima visibilità.

Per questo Sabato 17 Maggio saremo a Verona, per essere parte di un CORTEO ANTIFASCISTA, che in questa appartenenza legga la necessità assoluta di negare al neofascismo ogni ambito di legittimità e presenza, di rilanciare un conflitto culturale e politico partigiano, di porre le basi per una de-fascistizzazione della società.
Da Bologna, appuntamento alle ore 11:00 in stazione FS per muoversi assieme verso Verona.

Laboratorio Crash!, Collettivo Universitario Autonomo

manifesto cua crash

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Omicidio squadrista a Verona, sabato 17 manifestazione nazionale