Il dibattito sulla rincorsa alla Lega e l’ossessione securitaria

Ma sig. Sindaco, dov’è il pensiero di sinistra di fronte a questa deriva?

La scrittrice bolognese Milena Magnani, ispirata da Don Roberto Sardelli (il prete delle periferie romane) scrive una lunga lettera al sindaco di Bologna Sergio Cofferati. Lo fa, partendo dall’esperienza vissuta con il suo ultimo lavoro letterario “Il Cerchio capovolto”. Il romanzo, uscito di recente per la casa editrice Feltrinelli, è ambientato in un campo rom all’estremo confine di una città. Si intravedono fabbriche in disarmo, tangenziali, supermercati. Come un villaggio con leggi e lingua proprie, il campo viene visitato episodicamente da polizia, operatori sociali, autoambulanze. Il tema centrale del libro è il porrajmos, l’olocausto rom, ma anche la possibilità di rivendicare una cultura troppo a lungo dimenticata e offesa.

24 aprile 2008 - Milena Magnani

Milena Magnani Al sindaco di Bologna Sergio Cofferati.
E per conoscenza a: tutti gli Assessori dell’attuale Giunta in carica e a tutti i politici che, in forma più o meno coerente, continuano a definirsi espressione delle istanze politiche di sinistra.

Gent.mo Sindaco
le scrivo a titolo personale ma certa di rappresentare una buona parte della popolazione bolognese che in questi anni ha sentito dissolvere il senso di un’appartenenza al così detto pensiero “di sinistra”.
Oggi, giorno in cui mi decido a rivolgermi a lei direttamente, è il giorno cui tutti i giornali segnalano l’istituirsi delle ronde per la sicurezza dei cittadini, legittimate dal presidente di un nostro quartiere ( il quartiere Borgo Panigale) nella nostra complessa e amata città.
Sento come scrittrice ma ancor prima come cittadina, che è giunto il momento di gridare uno stop a questa deriva che mi pare assumere connotati sempre più inquietanti.
Cercherò di essere molto semplice come, d’altronde, semplici sono i discorsi e i ragionamenti dei bolognesi storicamente di “sinistra” che incontro per strada, sugli autobus, e davanti alle scuole e che mi esprimono il loro disorientamento.

Ribadirò due concetti elementari, traditi i quali, per noi così detto “popolo di sinistra” si perde la sensazione di essere rappresentati.

Primo: ciò che nel senso comune distingue il pensiero politico di destra da quello di sinistra è che la destra è votata ad un approccio che legittima le differenze sociali in nome di un identità forte che si fonda sul mantenimento di una distanza da qualsiasi alterità , mentre la sinistra ha un approccio con la realtà che si ispira all’antico e sacrosanto principio dell’UGUAGLIANZA. UGUAGLIANZA che in una società altamente complessa come la nostra significa ancora uguaglianza dei diritti fondamentali della persona (anche di quella straniera) quali quello della libertà di espressione, della dignità della persona, della casa, del diritto all’istruzione e all’accesso al lavoro.

E’ proprio rispetto a questa prima distinzione che le pongo una semplicissima domanda.
Come mai di fronte a un’emergenza immigrazione che significa nei fatti, emergenza di una crescente diseguaglianza sociale, ( perchè si sa che aumento degli immigrati significa aumento dei senza casa, dei poveri, dei bambini mal scolarizzati, dei disadattati) un’amministrazione come la nostra non ha destinato fondi “super- straordinari” per istituire ed aumentare figure Educative Qualificate quali i mediatori culturali, gli educatori di strada, e tutte quelle figure professionalmente in grado di lavorare sul intrecciarsi di reti di integrazione sociale?
Come mai gli unici piccoli e minuscoli progetti in proposito sono stati sostenuti da fondazioni private e non dal comune come priorità di spesa?
Come mai un’amministrazione come la nostra porta a termine la realizzazione di un Mambo o pensa a linee di autobus elettrici superveloci e supertecnologiche e non è stata in grado di istituire un gruppo di lavoro per progettare microaree a basso costo per tutta la popolazione rom che in esodo continuo gira e rigira intorno alle nostre città come un branco di bestie randagie?
Ma davvero si può pensare che le “ronde” di stampo leghista o come dicono alcuni, “gli assistenti civici” siano una risposta alla sicurezza dei cittadini? Ma per questo non esiste già una polizia municipale? Non abbiamo i carabinieri? La polizia di stato? Non sono sufficienti? E se non lo sono come mai non ha provveduto a operare riforme in proposito il governo di sinistra che è stato in carica fino a un mese fa?
Le faccio presente che se la sinistra attuale vuole individuare dei riferimenti ideali per poter rispondere al degrado delle nostre periferie, esistono tutt’ora esempi viventi di persone come Don Roberto Sardelli che negli anni 60 fece scuola ai baraccati dell’acquedotto romano, restituendo dignità e senso della storia a una popolazione emarginata nelle baracche dell’epoca, dimostrando come, partendo dal diritto all’istruzione “realmente garantita e di qualità” quei ragazzi destinati alla marginalità siano diventati sindacalisti e insegnanti e piccoli imprenditori.
E come mai quando Don Roberto Sardelli, si è presentato a Bologna per presentare un suo documento, e per sottoporsi al dibattito diretto con Lei ,Sig. Sindaco, ai Teatri di Vita, lei non si è presentato?
E come mai non si è presentato nemmeno quel rappresentante istituzionale che avrebbe dovuto fare le sue veci?
Forse che un Don Roberto Sardelli mette la sinistra italiana di fronte alle sue ipocrisie?
E ancora, come mai Walter Veltroni, e lo chiedo a lei come membro del suo stesso partito e espressione della sua stessa appartenenza politica, non ha risposto alla lettera con cui Sardelli invitava la sua amministrazione democratica al confronto?
A che cosa si riferiva quel cartello “I care” con cui si è presentato il Walter in campagna elettorare? Lui, il Walter ha a cura che cosa? Potreste voi tutti politici di sinistra rispondere in maniera chiara a questa domanda almeno per una volta?

Tutti gli sgomberi di storici campi nomadi romani, lasciati al buio sotto campagna elettorale, che cosa volevano dimostrare? Che le amministrazioni di sinistra hanno cura di cosa? Hanno a cura i gesti di facciata che creano solo disagio a chi già sta con sedere per terra?
Quando lei Sig. Sindaco ha fatto sgomberare il lungo reno dalle baraccopoli dei rumeni, come mai ha lasciato che a occuparsi dei destini di intere famiglie poi fossero i ragazzi dei centri sociali, li’ dove hanno potuto, nei loro spazi più o meno autogestiti tentando volenterosamente di organizzare un ordine per l’accoglienza dei migranti dentro il Ferrotel, mossi dalla loro sincera idealità e non ha provveduto Lei a dare a tutti una risposta istituzionale?

Ma come si può pensare all’Europa partendo da queste inadempienze?

I cittadini rumeni non sono cittadini comunitari? Non ci piace che lo siano?
Dobbiamo perdere tempo in sterili dibattiti politici per capire di chi è la colpa e perchè sono troppi?
Alcuni stranieri, forse tanti, non hanno i documenti, bene, siamo riusciti a rimandarli a casa? No, e quindi non sarà il caso di provare risposte di tipo diverso? Risposte di accoglienza, di rispetto e garanzie della dignità?.

Io credo che dovere della sinistra sia, prima di tutto, quello di guardare la realtà per quello che è, partire dai dati di fatto e non dalle nostalgie di una società che avrebbe dovuto essere diversa.
La verità è che i poveri del mondo sono in un disagio tanto più ampio di quello che comporta per noi l’accoglienza di alcuni di loro. E questo un governo di sinistra non deve smettere di ricordarlo!

Qualcuno mi dice che la sinistra italiana va vista in modo più moderno, in linea con il modello americano ma, al di là del fatto che non credo l’America possa essere un esempio politico per la nostra società europea così storicamente e peculiarmente diversa, se comunque si vuole forzare questo parallelismo, mi si deve allora dire qual è il criterio che ci collega alle lotte di Martin Luther King, quali sono le politiche per i nuovi “neri”di casa nostra?

Concludo con la seconda questione. Non crede sig. Sindaco che sia inaccettabile che in un Italia già divisa amministrativamente in regioni e province si debba sentire aleggiare il fantasma di altre divisioni per aree di appartenenza ancora più vaste come il concetto di Padania?
L’appartenenza Padana, Sig. Sindaco, se mi permette, è un concetto che fa saltare sulla sedia ogni persona con una mentalità progressista che abbia vissuto in questa città.
E lo dico pur sapendo quanto numericamente significativo sia il numero di votanti che ha premiato un partito come la lega. Come donna di sinistra voglio che lei sappia che questo dato del numero di votanti lega non mi riguarda, non mi corrisponde e non scalfisce minimamente il mio senso della realtà.
Questa città ha storicamente ospitato persone provenienti da tutta Italia, che in questa città hanno lavorato e si sono formate e si sono laureate e hanno deciso di restare formando famiglie, famiglie con le mentalità aperte, che hanno radici culturali e sociali diversissime ma che insieme guardano al futuro e cercano di insegnare ai propri figli che se c’è una casa, una identità che dovranno indossare, la loro sarà quella europea! Un Europa dei popoli che poi vuol dire un’Europa basata su un principio di giustizia e di rispetto di tutti.

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