Il recente film di Virzì ha riacceso il dibattito intorno al fenomeno dei call center che in Italia ha rappresentato e in parte ancora rappresenta l'ultima frontiera della precarietà selvaggia.
La differenza fra cinema e realtà riguardo a questa recente storia non sembra però scalfire i sindacati confederali (in particolare la Cgil) che, esaltati dalla commedia del veltroniano Virzì che li erge a paladini delle conquiste dei lavoratori, rivendicano una storia che non gli appartiene.
La storia dei call center italiani è quella che parte dai precari autorganizzati di Atesia a Roma e arriva a tutti i lavoratori dei grandi gruppi delle telecomunicazione che hanno più volte respinto gli accordi al ribasso dei confederali anche quando la lotta era all'apice.
Anche a Livorno la storia dice un'altra cosa. Dice che dopo pochi mesi le decine di contratti scaduti e non rinnovati nell'ottica del selvaggio turnover aziendale furono portati all'attenzione della città da alcuni lavoratori e dal gruppo dei precari autorganizzati. I sindacati avevano firmato un accordo nel quale l'azienda poteva fare cosa voleva per 3 anni e non intervennero. Non solo, dettero degli avventurieri e degli incoscienti a coloro che consigliavano ai lavoratori non rinnovati di fare causa perché i contratti a progetto non erano regolari. La circolare Damiano e la sentenza positiva del giudice Magi sul ricorso di una lavoratrice Telegate con un avvocato Cobas confermarono le tesi dei "rivoltosi" e ai sindacati fu permesso di battere un rigore a porta vuota alle successive contrattazioni (80% di assunti a tempo indeterminato per paura che i ricorsi
aumentassero).
Insomma, tutta un'altra storia rispetto a quella che giovedì la Cgil vorrebbe far vedere al cinema ai propri iscritti.
Ma anche adesso non è tutto rose e fiori.
1. Le conciliazioni sono state portate avanti con poca chiarezza, tanto che chi è rimasto a progetto fino alla fine ha portato a casa, a differenza di chi ha firmato subito ed ha rinunciato a TUTTO, anche una buonuscita.
2. Ferie e permessi sono regolarmente negati
3. L'utilizzo e la scelta di interinali e tempi determinati è del tutto arbitrario tanto che chi è in azienda da mesi come interinale si trova improvvisamente scavalcato da nuovi assunti a tempo determinato.
Allo stesso tempo gli interinali fanno più ore degli assunti creando incertezze e conflittualità.
4. Nel passaggio da contratto poligrafici a telecomunicazioni l'azienda e i sindacati confederali non hanno rispettato gli accordi presi con i lavoratori circa le maggiorazioni su festivi e ore
supplementari, senza considerare che per i nuovi assunti il contratto telecomunicazioni è svantaggioso rispetto a quello precedente.
5. In un'azienda con oltre 400 dipendenti i sindacati non hanno ancora provveduto a indire elezioni(rsu) preferendo rimanere con rappresentanze sindacali aziendali (rsa) scelte da loro. per creare una rappresentanza sindacale unitaria dei lavoratori
La storia delle lotte nei call center non è finita perché ci sono ancora tante conquiste da fare e in ogni caso 400 lavori part-time non fanno uscire i lavoratori dalla precarietà.
Per questo proponiamo ai lavoratori di Telegate il boicottaggio dell'iniziativa della Cgil di proiezione del film in quanto propaganda sindacale ingannevole
Confederazione Cobas Livorno