Call center, Cobas accusano Cgil: "Quel film è propaganda ingannevole"

Tutta la vita davanti.....agli spot sindacali

Pubblichiamo il comunicato della Confederazione Cobas di Livorno sul film di Paolo Virzì
22 aprile 2008

Il recente film di Virzì ha riacceso il dibattito intorno al fenomeno dei call center che in Italia ha rappresentato e in parte ancora rappresenta l'ultima frontiera della precarietà selvaggia.
La differenza fra cinema e realtà riguardo a questa recente storia non sembra però scalfire i sindacati confederali (in particolare la Cgil) che, esaltati dalla commedia del veltroniano Virzì che li erge a paladini delle conquiste dei lavoratori, rivendicano una storia che non gli appartiene.

 La storia dei call center italiani è quella che parte dai precari autorganizzati di Atesia a Roma e arriva a tutti i lavoratori dei grandi gruppi delle telecomunicazione che hanno più volte respinto gli accordi al ribasso dei confederali anche quando la lotta era all'apice.

Anche a Livorno la storia dice un'altra cosa. Dice che dopo pochi mesi le decine di contratti scaduti e non rinnovati nell'ottica del selvaggio turnover aziendale furono portati all'attenzione della città da alcuni lavoratori e dal gruppo dei precari autorganizzati. I sindacati avevano firmato un accordo nel quale l'azienda poteva fare cosa voleva per 3 anni e non intervennero. Non solo, dettero degli avventurieri e degli incoscienti a coloro che consigliavano ai lavoratori non rinnovati di fare causa perché i contratti a progetto non erano regolari. La circolare Damiano e la sentenza positiva del giudice Magi sul ricorso di una lavoratrice Telegate con un avvocato Cobas confermarono le tesi dei "rivoltosi" e ai sindacati fu permesso di battere un rigore a porta vuota alle successive contrattazioni (80% di assunti a tempo indeterminato per paura che i ricorsi
aumentassero).
Insomma, tutta un'altra storia rispetto a quella che giovedì la Cgil vorrebbe far vedere al cinema ai propri iscritti.

Ma anche adesso non è tutto rose e fiori.

1. Le conciliazioni sono state portate avanti con poca chiarezza, tanto che chi è rimasto a progetto fino alla fine ha portato a casa, a differenza di chi ha firmato subito ed ha rinunciato a TUTTO, anche una buonuscita.

2. Ferie e permessi sono regolarmente negati

3. L'utilizzo e la scelta di interinali e tempi determinati è del tutto arbitrario tanto che chi è in azienda da mesi come interinale si trova improvvisamente scavalcato da nuovi assunti a tempo determinato.
Allo stesso tempo gli interinali fanno più ore degli assunti creando incertezze e conflittualità.

4. Nel passaggio da contratto poligrafici a telecomunicazioni l'azienda e i sindacati confederali non hanno rispettato gli accordi presi con i lavoratori circa le maggiorazioni su festivi e ore
supplementari, senza considerare che per i nuovi assunti il contratto telecomunicazioni è svantaggioso rispetto a quello precedente.

5. In un'azienda con oltre 400 dipendenti i sindacati non hanno ancora provveduto a indire elezioni(rsu) preferendo rimanere con rappresentanze sindacali aziendali (rsa) scelte da loro. per creare una rappresentanza sindacale unitaria dei lavoratori

La storia delle lotte nei call center non è finita perché ci sono ancora tante conquiste da fare e in ogni caso 400 lavori part-time non fanno uscire i lavoratori dalla precarietà.

Per questo proponiamo ai lavoratori di Telegate il boicottaggio dell'iniziativa della Cgil di proiezione del film in quanto propaganda sindacale ingannevole

Confederazione Cobas Livorno