Incontro a Bologna con David Hilliard

Black Panther Party: una storia presente

Martedì 8 aprile 2008, nel complesso di S.Cristina si è svolto un interessante incontro con David Hillard, membro fondatore del Black Panther Party, affiancato da Gigi Roggero, storico e ricercatore sociale. Al centro del dibattito, storia e attualità delle Pantere Nere.

10 aprile 2008 - nca Malabocca

simbolo ufficiale del BPP

Sono passati più di quarant'anni da quando le Pantere Nere hanno fatto tremare l'America, e David Hilliard ha i capelli bianchi. Ma la situazione gli risulta familiare perché, sostiene, le ragazze e i ragazzi di cui è gremita l'aula di Santa Cristina nel pomeriggio di martedì 8 aprile 2008, hanno «lo stesso aspetto che avevamo noi, quando io ho cominciato nel movimento più di quarant'anni fa». Forse sarà vero, non sappiamo. Di sicuro, il paragone tra Obama e Malcom X, con cui Hilliard ha condito la serie di analogie storiche è decisamente discutibile, e gli Stati Uniti dei nostri giorni non sembrano quasi capaci di un passato rivoluzionario. Eppure erano gli Stati Uniti quelli del movimento contro la guerra in Vietnam, del movimento studentesco, del movimento femminista, del movimento degli afroamericani: un'onda imponente di rivolta, che scuoteva i settori della società più differenti ma tutti accomunati dall'insubordinazione. In quel clima nascono le Black Panthers, di cui David Hilliard è stato uno dei fondatori. Oggi, Hilliard gira il mondo come membro della Huey P. Newton Foundation, per raccontare a chi non c'era che cosa è stato il Black Panther Party.

A Bologna sembra capitato per caso, vista la confusione del dibattito, ma deve esserci abituato, e poi l’aula è davvero gremita... Una cosa Hilliard vuole sottolineare subito, ed è la falsità dell'immagine delle Pantere che si vorrebbe tramandare: la dimensione della armi, parte inestricabile di quella storia collettiva, non può cancellare tutto ciò che di altro quell'esperienza ha significato. Ed è molto altro: programmi alimentari e sanitari di massa completamente autogestiti, istituzioni culturali e nuovi terreni di studio e ricerca, un'esperienza di auto-organizzazione degli afroamericani nelle metropoli in grado di mettere radicalmente in crisi il governo federale. Quello che è importante delle Pantere Nere, ribadisce Hilliard, non è il loro nome ma la loro politica: «ciò che conta è che eravamo un movimento rivoluzionario, il nostro obiettivo era rivoluzionare, trasformare la società...ciò che volevano le Black Panthers non era tutto il potere per la gente nera, ma all the power for all the people, tutto il potere per tutta la gente».

Molti di questi punti, del resto, sono stati ripresi da Gigi Roggero, storico e ricercatore sociale chiamato ad affiancare Hilliard nel dibattito. Nell'intervento di Roggero non sono mancati i toni polemici contro le troppe letture di comodo di quella vicenda divulgate in questi ultimi anni. Letture che da una parte dimenticano la feroce repressione del governo federale, dall'altra tentano di accreditare l'esistenza di una frattura netta tra movimento per i diritti civili e movimento per il potere nero: la vecchia storia dei buoni e dei cattivi, insomma, dei “violenti” e dei “non”. Ma il centro dell'intervento di Roggero è altrove. Ciò che conta di quell’esperienza sta proprio nella sua “lezione” politica: «nessuna idea di un potere da conquistare e dopo di che ci sarebbe stata la liberazione. La liberazione era qui ed ora, la liberazione era nelle forme di cooperazione che quotidianamente riusciamo a costruire e riusciamo a difendere». Questo, insomma, è ciò che occorre ricordare del Black Panther Party e della sua storia. Uno straordinario esperimento di autodeterminazione, la cooperazione sociale in grado di farsi «istituzione autonoma» e difendere la propria autonomia, «se necessario anche con l’uso della forza».

Chissà quanti, nell’aula di S.Cristina, hanno colto i bersagli polemici di Roggero. In ogni caso, alcuni problemi di traduzione - forse evitabili - hanno impedito che il dibattito seguito ai primi due interventi fosse all’altezza delle suggestioni emerse. Resta un fatto però: oltre 200 persone hanno affollato un’aula per sentir parlare di una vecchia storia da un vecchio signore dai capelli bianchi. Sono passati più di quarant’anni, è vero. Ma le Black Panthers, evidentemente, hanno ancora molto da dire.


> Ascolta gli audio dell'incontro:

- David Hilliard con traduzione

- Gigi Roggero

Per maggiori informazioni:

> Vai al sito ufficiale del Black Panther Party