L’accoglienza disincentivante alla bolognese

Chiuso il Drop In di via Paolo Fabbri

Il Comune di Bologna ha deciso di “sospendere” il servizio di accoglienza, rivolto soprattutto a persone tossicodipendenti che vivono per strada, per troppo afflusso. Era stato previsto per accogliere una cinquantina di ragazzi, mentre ogni giorno se ne presentavano più di cento. Adesso queste persone torneranno per strada… e per quanto tempo? Dal Blog delle persone senza fissa dimora “Asfalto” (http://www.viadelporto.splinder.com/) abbiamo estratto questi commenti che riteniamo molto utili per descrivre la situazione che si è determinata.

9 aprile 2008

Drop In

1° ARTICOLO

Forse non tutti sapevano che a Bologna era nato un posto per persone senza tetto che dava la possibilità di farsi una doccia e di stare in un posto con degli operatori molto sensibili e che sapevano ascoltare tutti e sapevano darti una parola di conforto, che in questi periodi di ipocrisia e di gente esasperata non era male, ma come tutte le belle cose c’è sempre qualcuno che riesce a far chiudere delle strutture che fanno del bene ma, si parla sempre di posti per non lasciare la gente in mezzo a una strada, ma come si è di solito a fare quando c’è qualcosa che va bene la chiudiamo e poi la colpa è sempre di chi frequenta le strutture o per un motivo o per un altro. Il motivo più comune è della gente che abitava li vicino: che a parere mio vedersi arrivare delle persone poco gradite (TOSSICI) non è bello perché non giova al quartiere che già sopporta il dormitorio e l’unita mobile, che porta il metadone per la gente che vive in strada. Ma di certo la chiusura del Drop in è una conseguenza anche del saper convivere fra noi italiani e stranieri che lì vivevamo tutti insieme ma come in tutti i posti c’è il bello e il brutto ed è cominciato che appena appoggiavi o mettevi il cellulare sotto carica non lo ritrovavi o che te lo sfilavano di tasca come e successo ad un operatore o come tante altre volte che non sto qui ad elencare. Ma di certo il Drop in è nato per un numero di 30 persone, perché la struttura non e poi tanto grande e ritrovarsi nell’ultimo periodo ad un numero di persone che la struttura stessa non sopportava ed andava da un minimo di 80 ad un massimo di 100 persone, ed noi stessi avevamo capito che il Drop in a pasqua non sarebbe arrivato e cosi è stato. Ma per quel numero di persone che nell’ultimo periodo è arrivata al Drop in non era lì per il servizio, ma per il servizio di qualcun altro!!!. Chi vuol intendere inTenda (io in furgone!).
E così un posto che a Bologna mancava se n’è andato a farsi fottere. Gli operatori dicono che la struttura riaprirà in 35 giorni… VOI CI CREDETE?


2° ARTICOLO

Un anno fa fu inaugurata, in via Paolo Fabbri, a Bologna, una struttura di accoglienza: il Drop In. Un punto di riferimento importante, un asilo per tutti quegli ospiti, che vivevano quotidianamente la strada, con i problemi. Assicurando cioè a quanti ne hanno bisogno un punto di aiuto temporaneo in attesa di altra cosa.
Che bello Vedere un ragazino che dice "Bè...ciao!" è lo scopo di un posto così. Chi è in cerca di compagnia qua trova sempre un caffé, una merenda, un ascolto. "Ehi, lasciane un po' anche per me!" ride il più giovane. Il Drop in era un posto aperto, con poche regole ma chiare. Alcune persone hanno frequentato il Drop in con rispetto, ma non è stato così per tutti e alla fine non ci si può meravigliare troppo di questa chiusura. Forse quei pochi utenti rispettosi potevano fare qualcosa, ma creare un senso comune in strada sappiamo che è difficilissimo.
E mi ricordo bene e non così tardi che operatori mi trattavano bene, e sappiamo cosa intendo: oltre al caffé e il dolcetto, al Drop In c'era anche la doccia, la televisione, la musica e internet gratis. Queste sono cose importanti e materiali, ma lì trovavi anche l'ascolto da parte degli operatori ed era anche un punto di accesso per l'Unità mobile e quindi per il Metadone.
Un anno di speranze e progetti. Così ci siamo impegnati in un lavoro duro e concreto: parlo di tutti gli operatori, anche degli utenti a far parte di un luogo accogliente, tutti uguali, alle runioni al giovedì mattina. Si facevano alcune attività: il film del sabato, progetti di video, collaborazioni con il Vag, ecc. Cose che volevamo fare assieme, perché dentro c’era posto per tutti. Purtroppo oggi il Drop-in è chiuso e non sappiamo quando e come riaprirà.
Non so dire esattamente di chi può essere stata la colpa di questo risultato. Il tipo di utenza del drop in non è certo facile: si è arrivati a delle conseguenze difficili da gestire, però in fondo la gestione della struttura è degli operatori; le cose si costruiscono nel tempo e certe scelte fatte anche dagli operatori possono aver influito. Alla fine si sono presentate situazioni di criminalità e di ordine pubblico difficili da gestire per gli operatori stessi, che invece competono alle forze dell'ordine. Quindi di chi è la responsabilità se le cose sono arrivate a questo punto? Lascio agli esperti la risposta, fatto sta che noi gente di strada non abbiamo più un Drop in in cui andare.
Un grazie a tutti di nuovo, con la speranza di rivederci...

Forse non tutti sapevano che a Bologna era nato un posto per persone senza tetto che dava la possibilità di farsi una doccia e di stare in un posto con degli operatori molto sensibili e che sapevano ascoltare tutti e sapevano darti una parola di conforto, che in questi periodi di ipocrisia e di gente esasperata non era male, ma come tutte le belle cose c’è sempre qualcuno che riesce a far chiudere delle strutture che fanno del bene ma, si parla sempre di posti per non lasciare la gente in mezzo a una strada, ma come si è di solito a fare quando c’è qualcosa che va bene la chiudiamo e poi la colpa è sempre di chi frequenta le strutture o per un motivo o per un altro. Il motivo più comune è della gente che abitava li vicino: che a parere mio vedersi arrivare delle persone poco gradite (TOSSICI) non è bello perché non giova al quartiere che già sopporta il dormitorio e l’unita mobile, che porta il metadone per la gente che vive in strada. Ma di certo la chiusura del Drop in è una conseguenza anche del saper convivere fra noi italiani e stranieri che lì vivevamo tutti insieme ma come in tutti i posti c’è il bello e il brutto ed è cominciato che appena appoggiavi o mettevi il cellulare sotto carica non lo ritrovavi o che te lo sfilavano di tasca come e successo ad un operatore o come tante altre volte che non sto qui ad elencare. Ma di certo il Drop in è nato per un numero di 30 persone, perché la struttura non e poi tanto grande e ritrovarsi nell’ultimo periodo ad un numero di persone che la struttura stessa non sopportava ed andava da un minimo di 80 ad un massimo di 100 persone, ed noi stessi avevamo capito che il Drop in a pasqua non sarebbe arrivato e cosi è stato. Ma per quel numero di persone che nell’ultimo periodo è arrivata al Drop in non era lì per il servizio, ma per il servizio di qualcun altro!!!. Chi vuol intendere inTenda (io in furgone!).
E così un posto che a Bologna mancava se n’è andato a farsi fottere. Gli operatori dicono che la struttura riaprirà in 35 giorni… VOI CI CREDETE?


3°ARTICOLO

Drop in di Bologna? Una realtà sfumata per colpa di chi? Vorrei capire più che sapere, è facile additare qualcuno dall'esterno ma è dall'interno che si chiedono ancora il perchè. Ammetto di esserci andato solo un paio di volte, conosco bene gli operatori che ci lavoravano, tutti disposti a dare una mano a chi ne aveva bisogno, dando a noi, spiegazioni ad ogni nostra domanda e ad ogni dubbio. Per cui la gestione era da considerare ottima, era un punto di incontro per molti giovani che gente comune li definisce tossici,sbandati,punkabbestia e molte altre definizioni che lascio a voi dare. Il problema non era all'interno ma all'esterno allora perchè chiudere e non fare più controlli alle persone che lo frequentavano siano essi italiani o stranieri, visto che il Comune "parla" tanto di Sicurezza e di aver avuto altri 150 poliziotti per rendere vivibile la città. Penso sia stato solo un pretesto per far in modo che il Drop in non fosse idoneo per capienza, tagliendo così una struttura che era un modello di integrazione tra culture diverse facendo in modo da metterle una contro l'altra, non facciamoci fregare ancora anche perchè di fregature e di inculature ne abbiamo preso fin troppo. Mi auguro che le "autorità" competenti riaprino la struttura, ma non sono tanto ottimista sapete le elezioni sono vicine e alla gente normale quel posto dà fastidio averlo vicino.

> Sullo stesso argomento leggi l'articolo su:
http://www.sinistrasociale.it/?p=279