Il progetto di contro-esposizione delle tesi promosso dal collettivo Spa

Alma Water Studiorum Atto III

Contro la farsa della discussione della tesi serve un momento di contro-esposizione dedicato a chi davvero vuole ascoltare: nella seconda e terza settima di aprile presso l'Aula C di Scienze Politiche.
1 aprile 2008 - Fra

E' iniziato il periodo di tesi e per i più fortunati è giunto il momento di laurearsi. Nei giorni scorsi le vie della zona universitaria sono state percorse da neo laureati incoronati d'alloro, seguiti da cori che scandivano allegramente "Dottore dottore dottore nel buco del cul!". Per questi giovani studenti finalmente si coronava un sogno (o finiva un incubo), il cui atto finale prevedeva la discussione della faticosa tesi, da esporre davanti ad una commissione di professori coperti da accademiche toghe.
Chi ha amici che proprio in questo periodo raggiungevano l'agognata meta della laurea, ha potuto vedere cosa significhi scrivere una tesi: approfondire un argomento che interessa e che si ama, impegnare del tempo in studi e ricerche, ma anche impazzire dietro computer che si bloccano, relatori fantasmi e lunatici, ma soprattutto fare i conti con una burocrazia universitaria fastidiosa e impertinente. Scrivere "la tesi" non è affare da poco, almeno non per tutti, perchè risulta come un obbligo a cui non si può mancare; deve essere scritta bene avendo perfetta cura della punteggiatura, sintassi, contenuto; deve piacere al proprio relatore che volta per volta suggerisce di tagliare, incollare, copiare, aggiungere. E infine implica una sostanziosa spesa di denari, il che non è di poco conto, infatti il manoscritto deve essere stampato, inviato e fatto rilegare in una delle tante tipografie bolognesi che mostrano in vetrina rilegature di ogni colore e materia, escludendo a prescindere il cartoncino. Tutto ciò implica un enorme sforzo di tempo, energie e soldi, che già di per sè potrebbe far saltare i nervi allo studente prossimo al laurearsi, e che probabilmente pensa solo a finire l'università bene e soprattutto presto. Ma il vero paradosso si incontra solo nel momento stesso della discussione, se così la vogliamo chiamare.

Una discussione implica persone che si confrontano su un determinato argomento, ognuno ascolta l'opinione dell'altro e ribatte. Questo è quello che non accade in sede di discussione di laurea, dove una schiera di professori si siedono a semicerchio e fanno finta di ascoltare, inserendosi nel monologo dello studente qua e là, se proprio devono.--Mi è capitato di seguire diverse discussioni di tesi e in tutte ho dovuto--confermare con dispiacere questa impressione: la stessa sterilità che s'incontra durante le lezioni, dove lo studente deve assorbire passivamente le nozioni senza avere possibilità di confronto; l'impersonalità e disinteresse che si vivono durante gli esami; il rifiuto del confronto con idee e metodi diversi da quelli accademici da parte di molti professori, lo si ritrova durante l'esame finale. Qui tutto viene esplicitato e reso palese in una scena tragicomica i cui protagonisti sono lo studente stressato in ansia e i professori che leggono il giornale.
E' un atteggiamento che si riscontra in tutti gli ambiti universitari, nella gestione dei corsi, nell'imposizione dall'alto del percorso formativo, nel modo stesso in cui si fa lezione frontalmente tra docente e studenti.
Ognuno di questi elementi s'inserisce quindi in un quadro in cui l'università vuole snaturare il sapere, l'apprendere e il conoscere, strumentalizzando le nozioni insegnate e gli stessi studenti, tentando di farli diventare degli automi progettati per ricevere input senza mai poter fermarsi a ragionare. Perchè ragionare può portare a dei dubbi, e i dubbi a critiche e queste al dissenso. In un'università che si presenta come un'istituzione autoritaria, prototipo dell'azienda privata in cui lavorare, il dissenso non può essere accettato, anzi deve essere evitato con tutte le forze.

In questa stessa università, forse proprio dalla negazione di qualsiasi possibilità di dissenso, nascono e crescono esperienze diverse, che pongono l'autorganizzazione e l'autoformazione al centro della propria attività, e quindi al centro del proprio vivere l'università. Il progetto "Alma Water Studiorum Atto III" nasce proprio da questo diverso punto di vista su cosa sia il sapere, un'idea finalizzata a ridare un senso allo scrivere una tesi, a rivalutare la posizione di studenti non più come automi, ma come persone attive che rielaborano ciò che imparano. Il progetto è portato avanti dal collettivo Spa di Scienze Politiche, ed ha come obiettivo quello di creare un momento di vera discussione, in cui gli studenti possano esporre la propria tesi a persone che condividono questo approccio critico al sapere. Un atto che non mette in discussione solo la farsa dell'esame finale, ma anche i metodi didattici canonici, dopo un percorso passato di seminari autogestiti sulla transizione post-fordista, il cui elemento caratterizzante era appunto l'autogestione.
Il momento di “controesposizione collettiva” delle tesi avverrà in due puntate durante la seconda e terza settimana di aprile nell' Aula C autogestita di Scienze Politiche, che già contiene diverse tesi e altro materiale condiviso e condivisibile da tutti grazie al Progetto *teca.
Ciò dimostra che non servono egregi quanto strapagati e annoiati professori per esporre le proprie idee e studi, piuttosto è vero il contrario: a che serve parlare con chi non vuole ascoltare?

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