Marco Paolini e i Mercanti di Liquore all'Arena del Sole, dal 12 al 16 marzo'08

Miserabili, in fondo siamo noi

L'ultima pièce teatrale di Marco Paolini, "Miserabili. Io e Margareth Tatcher", ha ricevuto anche a Bologna la calorosa accoglienza di un vasto pubblico
Francesca Biserni

“Miserabili. Io e Margareth Tatcher” è il titolo di uno dei più recenti spettacoli teatrali di Marco Paolini, che dal 2006 continua a fare il tutto esaurito nelle sale e a raccogliere i commenti entusiastici di esperti e non. L'Arena del Sole di Bologna si è premurata di portare in città quest'opera dalle molte sfaccettature, a metà tra il monologo e la ballata, accolta a furor di pubblico nei cinque giorni di programmazione, tra il 12 e il 16 marzo 2008. Paolini e i Mercanti di Liquore
"Miserabili” è un racconto di due ore e mezzo in cui Nicola, interpretato da Paolini, intraprende un dialogo immaginario ed amaro con la lady di ferro Margareth Tatcher, che si alterna a ricordi e riflessioni personali. Ad essere raccontata è in primo luogo la metamorfosi della società italiana a partire dagli anni Ottanta fino ad oggi. Il tono è agrodolce e cede spesso il passo al sarcasmo e all'ironia per recuperare subito dopo una malinconica rassegnazione. Si parla di economia, macro e micro, delle facili ricette liberiste di matrice tatcheriana e dell'enorme danno che ne è derivato. Le canzoni e le musiche dei Mercanti di Liquore, che animano il palcoscenico con i loro strumenti, accompagnano il fluire delle considerazioni e trasportano il pubblico in una panoramica dall'alto sulle contraddizioni e le peculiarità del nostro paese. Parole e note plasmano magicamente paesaggi conosciuti: la vita di paese, le tensioni domestiche, i compromessi, i progressi tecnologici. Protagonista è l'italiano medio, quello che compra sempre almeno due confezioni di pasta uguale e tiene il caffè di sottomarca dentro il barattolo della Illy.

Paolini alias Nicola fa emergere a poco a poco, con delicatezza, la miseria del paesaggio lavorativo italiano, fatta di morti sul lavoro, disoccupazione, agenzie interinali, sfruttamento. Si arriva dunque a comprendere che i miserabili di oggi, in fondo, siamo noi: le vittime del lavoro in nero, i giovani spinti ad arruolarsi dalle prospettive di guadagno, gli immigrati che si danno al crimine per sopravvivere, ma anche i colletti bianchi consumati da un lavoro onnipresente e spersonalizzante, che non lascia spazio alla vita privata. Come recita la canzone “Miserabile” dei Mercanti di Liquore: “E tu mi chiedi che cosa sei diventata, tu che passi le giornate chiusa nel tuo ufficio, tu sei sempre l'ultima ad andartene, e poi saluti la signora delle pulizie. E tu mi chiedi che cosa sei diventata, che arrivi a casa e ti mangi una pizza surgelata e poi ascolti le chiamate sulla segreteria, quindi richiami chi non sa più dov'è che sei. E tu mi chiedi che cosa sei diventata, tu lì sdraiata sopra al divano con la TV che fa programmi a cui non sei interessata e ti addormenti che hai ancora addosso il tuo tailleur. E tu mi chiedi che cosa sei diventata, che son tre anni che le vacanze non le fai più, perché c'è sempre un'emergenza da sbrigare e il tuo capo dice che la devi sbrigare tu. E tu mi chiedi che cosa sei diventata, tu che i regali li compri sempre in autogrill, che mandi i tuoi SMS e cerchi di giustificare che non hai tempo neanche di andare a un funerale.”