Giovedì 13 marzo'08 alle 21 a Vag61, via Paolo Fabbri 110

"Non siam scappati più": da Valle Giulia ai giorni nostri, Oreste Scalzone a Vag 61

Nuova puntata del “giornale immaginario”. Nell’ambito della campagna internazionale affinché non sia concessa l’estradizione dalla Francia di Marina Petrella, Oreste Scalzone fa tappa a Bologna, proseguendo un lungo tour che ha toccato tante città italiane, dal nord al sud del paese. I temi del lungo itinerario riguardano le estradizioni dalla Francia, le "Storie Ufficiali" e le “memorie amministrate” e tendono a sviluppare una “critica dell'alienazione penale” e “un'azione libertaria antipenale”.

6 marzo 2008

Giovedì 13 marzo, alle ore 21, nelle sale dell’Officina dei media indipendenti Vag 61 (via Paolo Fabbri 110, Bologna), Oreste Scalzone proporrà una nuova versione del suo “giornale immaginario”, partendo dalla “pancata” che ricevette dai fascisti all’università di Roma nel 1967, passando per Valle Giulia il primo marzo ’68, arrivando ai giorni nostri. Con Oreste si sa quando si inizia, ma è impossibile immaginare quando possa finire. La sua fisarmonica, il suo fischio da usignolo e la sua narrazione dotta ironica e graffiante impediranno comunque di annoiarsi.

Oreste Scalzone ingessato
Nella foto Oreste Scalzone, col collarino, convalescente per la "pancata" dei fascisti, torna in strada a manifestare

Oreste Scalzone 1 «Oggi come 40 anni fa: da un momento all'altro potrebbe scoppiare un nuovo '68». Questa frase Oreste Scalzone l’ha pronunciata sulla scalinata della Facoltà di Architettura di Roma il 1° marzo scorso, mentre ricordava, 40 dopo, la giornata di “Valle Giulia”, quando gli studenti non scapparono più davanti alle cariche della polizia.
Oreste Scalzone, che partecipò alla «battaglia di Valle Giulia» aveva dichiarato sul libro “L’Orda d’Oro” di Primo Moroni e Nanni Balestrini: «Avevano serrato la facoltà di architettura, che era dunque in mano alla polizia. La sera, la notte, alla riunione del comitato d'agitazione dell'università decidemmo che saremmo andati a riprenderla. Ci svegliammo presto e andammo, orgogliosi di aver messo in piedi un embrione di servizio d'ordine... Arrivammo sotto quella scarpata erbosa e cominciammo a tirare uova contro i poliziotti infagottati, impreparati, abituati a spazzar via le manifestazioni senza incontrare resistenza. Quando caricarono, non scappammo. Ci ritiravamo e contrattaccavamo, sassi contro granate lacrimogene, su e giù per i vialetti e i prati della zona, armati di oggetti occasionali, sassi, stecche delle panchine e roba simile. Qualche gippone finì incendiato, ci furono fermi e botte da orbi ... ».

Oreste Scalzone 2 Nella iniziativa tenuta qualche giorno fa, nell’anniversario di Valle Giulia, Oreste ha detto: “Non voglio fare la cassandra ne' il visionario, eppure sono convinto che quel fermento che allora scosse la società italiana possa tornare e che i tanti che si sono lasciati convincere di non avere più il potere di decidere ora possano tornare a lottare per l'autodeterminazione del proprio destino. Proprio come nel '66, quando nessuno immaginava che soltanto due anni e mezzo dopo la Fiat sarebbe esplosa. Io non perdono ‘intellettualmente’ chi oggi dice di non comprendere quel comportamento di 40 anni fa. Mi turba che qualcuno faccia finta... o, peggio, che davvero lo ritenga incomprensibile. Io, al contrario all’assalto al cielo ci credo ancora. Credo vada ritentata l'unica vera rottura, che non è il buon governo (un governino migliore di un altro), ma costruire insieme la capacità di autogovernarci".

Oreste Scalzone 3 Scalzone, ricordando l'atmosfera di quei giorni, parla della colonna sonora: “Quella canzone di Pietrangeli, ‘Non siam scappati più’, è l'espressione poetica semplice, popolare di un cantautore di allora, che seppe cogliere l'emozione, il grumo di vissuto di alcune generazioni: studenti, qualche giovane operaio, disoccupati, sognatori, militanti, gente come me, le cui esperienze erano recenti”.
Ma Oreste non ha dubbi sul ricordo più vivido, e anche più "lancinante", di quella giornata di quarant'anni fa: “Quei maledetti scarponcini che il compagno presso cui aveva dormito mi aveva prestato la mattina. Tutto il ‘male’ degli anni successivi che, per gli storici di regime, partì dagli scontri di Valle Giulia, in realtà era partito dal mio male di piedi per quegli scarponcini che mi calzavano stretti”.


ORESTE SCALZONE FA ANCORA PAURA: LA SUA STORIA SULLA BASE DI RECENTI INTERROGAZIONI PARLAMENTARI
Oreste Scalzone 4 Per i ragazzi più giovani, costruiamo una piccola biografia di Oreste Scalzone (stilata dalla “altra parte”), attingendo le notizie dalle interrogazioni di alcuni parlamentari della Repubblica rivolte, nella seduta del 13 marzo 2007, al Ministro degli Interni e al Ministro della Giustizia,:
«Premesso che l'ex leader di Potere Operaio Oreste Scalzone - secondo quanto risulta da notizie di stampa - avrebbe dichiarato nella giornata del 5 febbraio 2007: «se domani ci fosse una insurrezione io probabilmente sarei pronto a ritornare dietro una barricata», si domanda se risultino avviate indagini in merito a questa vicenda (…)
Oreste Scalzone è tornato in Italia dopo 25 anni di latitanza in virtù della prescrizione, infatti, il 17 gennaio 2007 i giudici della 1° Corte d'Assise di Milano hanno deliberato che nei confronti di Oreste Scalzone non si possa più procedere per intervenuta prescrizione in relazione ai reati commessi (…)
La storia dello Scalzone è conosciuta: nato a Terni, nel 1968 conosce Franco Piperno, ed il 1 marzo di quell’anno partecipa agli scontri di Valle Giulia, che segneranno una svolta nella contestazione italiana del sessantotto. Nel 1969 fonda con Franco Piperno e Toni Negri il gruppo di Potere Operaio. Successivamente aderì a Autonomia Operaia. Il 7 aprile 1979 fu arrestato assieme a Antonio Negri e Emilio Vesce e poi condannato. Nel 1981 fuggì in Francia, dove è rimasto fino al febbraio 2007.
Rientrato in Italia non era certo lecito attendersi da Oreste Scalzone un ravvedimento circa le proprie posizioni politiche né, tantomeno, ideologiche; anche se le regole democratiche e liberali che vigono nel nostro sistema dovrebbero istillare per lo meno il dubbio, in chi si proclama tuttora fautore della lotta armata, che tale tipo di scelta potrebbe, al limite, essere giustificato in un regime dittatoriale e mai e poi mai in uno Stato che consente a chiunque il libero esercizio delle proprie opinioni e di lottare, con metodi appropriati e rispettosi delle altrui idee, per il trionfo dei propri convincimenti;
non era dunque lecito attendersi un ravvedimento ma, perlomeno, si poteva sperare in un dignitoso silenzio (…)
A Giano dell'Umbria lo Scalzone parrebbe coinvolto nell'attività di una non meglio identificata ma certamente fantasiosa «Repubblica di Frigolandia» alla quale sarebbe stata affidata la struttura dell'ex colonia di Giano con annessa pineta, di proprietà comunale.
L'aspetto comunque, che ha maggiormente colpito l'interrogante è il comportamento attuale dello Scalzone, ancora irridente verso l'ordinamento democratico, specie se confrontato con le immagini e le sofferenze dello stesso durante il periodo della detenzione in Italia.
Lo Scalzone fu colpito allora da una grave forma depressiva con rilevanti fenomeni anoressici determinati dal regime carcerario;
molti studiosi e politici inoltrarono petizioni e messaggi per l'immediata scarcerazione e l'interrogante stesso ne rimase profondamente turbato dal suo personale osservatorio di cittadino e di medico.
Le immagini dello Scalzone pubblicate sui giornali di allora evidenziavano la figura di un uomo devastato dalla sofferenza e tutti compresero, facendolo proprio, il dramma di un personaggio dimostratosi fragile e vulnerabile alla prova decisiva della carcerazione. Poi, tra confusi sviluppi, cui non fu estraneo il clima di generale pietas nei confronti di un caso divenuto umano e medico, nonostante i trascorsi di banda armata, associazione sovversiva e rapina, lo Scalzone riuscì a riparare in Francia evitando quel carcere che l'aveva sì duramente provato (…)
Per tutto quanto detto sopra, le esternazioni di Oreste Scalzone sono, ad avviso dell'interroganti, ingiuriose e diffamatorie e oltraggiano gravemente le cariche istituzionali della Repubblica, creano sconcerto in tutti coloro che credono nel rispetto dell'ordinamento e delle istituzioni, nonché della Costituzione italiana. Oltre a quanto esposto sopra, vanno segnalate le minacce attualmente perpetrate a danno della collettività dallo Scalzone (…)».


APPELLO PER MARINA PETRELLA
PER IL DIRITTO D'ASILO,
CONTRO L'ESTRADIZIONE DALLA FRANCIA

Il diritto d'asilo risiede nella notte dei tempi, è parte fondamentale della "Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo" , adottata dall'Assemblea dell'ONU il 10 dicembre 1948.
Migliaia di personaggi ne hanno goduto, divenendo successivamente Presidenti di Repubbliche, Ministri, insigni cultori : da Dante a Mazzini,Garibaldi,Pertini, solo per citarne alcuni, considerati " in patria" nemici e condannati financo all'ergastolo e alla pena di morte.
Alla fine degli anni '70 , a centinaia i protagonisti del conflitto sociale trovarono rifugio in Europa, in esilio da leggi emergenziali, condanne sommarie e carceri speciali, che colpirono in Italia oltre 40.000 attivisti .
Particolarmente in Francia , il Presidente Mitterand, rinnovando la peculiarità storica della " Francia terra d'asilo", si fece artefice di un editto che garantiva a costoro lo " status di rifugiati" , in quanto riconosceva la natura politica agli esiliati italiani e il loro abbandono della lotta armata.
Tra questi Marina Petrella usufruiva dagli anni '90 di un regolare "permesso di soggiorno" che le ha consentito di svolgere un'attività lavorativa a carattere sociale, di accudire alla prima figlia Elisa e di decidere di metterne al mondo un'altra ,Emanuela,fiduciosa nell'avvenire e nella parola data.
Invece, l'11 Settembre 2001 e la dottrina della "guerra permanente", hanno prodotto l'arroccamento della "sicurezza " a scapito dei diritti anche in Europa e in Francia.
E' noto a tutto il mondo, che in termini di giustizia il Governo Berlusconi ha svolto soprattutto un'attività tesa a cancellare i reati e i processi che lo vedevano coinvolto insieme al suo clan.
Di converso il ministro di giustizia Castelli richiedeva l'estradizione dalla Francia di 12 rifugiati politici, tra cui Marina Petrella, reiterata dal ministro Mastella nel subentro del governo Prodi.
Così che dall'agosto 2007 Marina Petrella ( 54 anni e 2 figlie) è in carcere in attesa dell'estradizione che dev'essere decisa dall'attuale presidente Sarkosy, incredula che un Paese con così antica tradizione di libertà possa venire meno alla parola data, per iscritto da un suo Presidente.
Allo spirito di "libertè, egalitè, fraternitè", al rispetto delle idee universali conquistate con il sangue patriota, fanno appello le migliaia di firme raccolte in Francia contro l'estradizione di Marina Petrella.

Questo appello è stato fin’ora firmato da: Confederazione Cobas, Radio Onda Rossa, Contropiano, Action, Coordinamenrto cittadino di lotta per la casa (Roma), Libertà di Movimento,Osservatorio contro la Repressione, Astra19, Horus occupato, Spazio sociale ex 51, Loa Acrobax, Rete per l'Autoformazione, csoa Ex Snia, Forte Prenestino, Corto Circuito