Emblematica situazione di donna al lavoro
Il 2 febbraio 2008, a una donna peruviana, cassiera al supermercato Esselunga di via Papiniano a Milano, viene negato il permesso di andare in bagno poiché – dicono – non c’era una sostituzione. La donna soffre di problemi renali e non riesce a trattenere l’urina. Dopo essersela fatta letteralmente addosso inizia a star male e, giunta in ospedale, le viene diagnosticata una cistite emorragica e prescritti 15 giorni di malattia. Ritornata al lavoro viene aggredita da uno “sconosciuto” dentro i locali della Esselunga. “Hai parlato troppo” - le viene urlato dall’uomo che la picchia. “Adesso piscia quanto vuoi” – le urla infilandole la testa nel water.
“In quel momento”- racconta la donna - “ho visto i miei figli salutarmi per l’ultima volta…”
Piena di lividi, riesce a raccontare dolorosamente la violenza subita.
L’atto è gravissimo e i metodi di dissuasione utilizzati alla Esselunga riportano ai tempi bui.
Tutte le decisioni politiche e le modifiche dei contratti di lavoro che si sono susseguiti negli ultimi anni hanno peggiorato la situazione di lavoro e di vita delle donne. Lo smantellamento della pubblica amministrazione ha già riportato sulle nostre spalle, magari di precarie o di socie lavoratrici di cooperative, il fardello dell’assistenza ai malati, agli anziani e di tutto il lavoro riproduttivo e, appunto, assistenziale.
La rete di servizi pubblici deputati all’assistenza è poco strutturata e sempre più precaria!
Oggi qualcosa si deve fare!
La consapevolezza della drammaticità della vita al femminile ha portato tante individualità e tante realtà organizzate a parlare di nuovo di resistenza e di lotta al femminile.
Riprenderci quel che è nostro è il primo obiettivo di tante donne che negli ultimi mesi hanno deciso di ricominciare a discutere e a ricercare momenti comuni, con la volontà, ancora una volta, di lottare.
I frutti della manifestazione del 24 novembre scorso contro la violenza, e poi dell’assemblea nazionale delle donne del gennaio 2008, sembrano già indicare una prospettiva importante per il superamento della solitudine, dello sfruttamento e della violenza sul lavoro, così come tra le mura domestiche e nella vita in genere delle donne.
La ripulsa delle donne, partita dalla necessità di rispondere agli attacchi oscurantisti di Ferrara & Co., sta assumendo la forma di un ragionato progetto di riconquista di spazi di libertà, di autodeterminazione e di volontà di lotta.
Dai documenti prodotti a Roma, il 23 e il 24 febbraio, dove oltre 400 donne a nome proprio o di associazioni e realtà varie si sono confrontate, emerge un forte contenuto alle manifestazioni che sono state indette per sabato 8 marzo 2008 in tantissime città italiane: AUTODETERMINAZIONE!
In barba a tutti i sindacati e i partiti che, nello stesso momento in cui platealmente si dichiarano solidali ai problemi delle donne, si fanno poi complici della situazione di schiavitù in cui siamo ripiombate, le donne si organizzano. A partire da sé stesse!
UdB, nel far proprie queste parole d’ordine ed indicazioni, invita a visitare il proprio sito - http://www.unitadibase.it - dove si possono trovare tutte le informazioni sulle iniziative già indette per l’8 Marzo e i rimandi ai documenti prodotti e alla discussione in corso.
Invitiamo tutte a partecipare alle manifestazioni indette dalle donne in tutte le città per intonare forte e chiaro lo slogan che accomunerà tutte le piazze:
«Tra la festa, il rito e il silenzio noi scegliamo la lotta!».
Le Donne di Unità di Base
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