Da venerdì 29 febbraio la nuova iniziativa a Vag61

La scomparsa della falce e martello inaugura il "Tinello del Vag"

Apre con una mostra, una conferenza, diverse pillole di teatro comico sulla falce e martello il nuovo contenitore del venerdì di Vag 61. Nello spazio autogestito di via Paolo Fabbri 110, a Bologna, verrà ricreato un contesto ispirato al Tinello del secolo decimo-sesto, al luogo dove mangiavano i servitori nelle case dei signori, gli “inferiori, i miseroni, i ribaldi e i non buoni”. Un luogo dove i commensali siano “capaci della più minuziosa maldicenza nei confronti dei potenti”.
26 febbraio 2008

falce martello e sombrero Venerdì 29 febbraio 2008 dalle ore 20
In via Paolo Fabbri 110, Bologna
Presso l’Officina dei media indipendenti VAG 61

Prima puntata del “TINELLO DEL VAG”

“LA SCOMPARSA DELLA FALCE E MARTELLO”

> Alle ore 20

Inaugurazione della MOSTRA
“Falce e martello sui muri, anche questo diventerà ‘vandalismo grafico’?”

Foto di Giorgio Bergami

Giorgio Bergami, settantenne reporter genovese, ama definirsi "fotografo d'agenzia" (Publifoto). Le sue esperienze fotografiche lo legano inscindibilmente alla storia di Genova, ma anche a quella del nostro paese.
Fra i suoi reportages più significativi ricordiamo quelli sul disagio sociale nei manicomi e nelle carceri minorili, sulla speculazione edilizia, sulla grande industria dell’acciaio e della costruzione di transatlantici, sulle lotte degli anni Sessanta, sulle città di Sarajevo e Pechino, su Cuba.

> Alle ore 21,30
dopo una cena frugale a base di polenta e cinghiale, inizia la prima parte della serata.

A fare gli onori della “piccola porzione di casa”, saranno due attrici comiche: Cristina Bignardi ed Erika Cavina che racconteranno, a loro modo, i guai derivanti dalla probabile scomparsa del colore ROSSO.
Cristina Bignardi interpreta il personaggio di "Sonia Serotti Single per Scelta (degl'altri)” che ha già portato in giro in vari locali del Nord Italia, tra cui lo Zelig di Milano.
Erika Cavina, dopo essersi fatta le ossa come conduttrice-urlatrice di riffe e di tombole nelle case del popolo della Romagna, adesso si appresta ad un impegnativo salto di qualità come conduttrice del TGT(inello), adottando il nickname “la patata con le ali”.
Fanno parte della “Compagnia del Tinello” anche un’arzilla “nonnina del mixer” (un tecno-personaggio che ha deciso di operare in incognito) e Paola Esposito, la zia bionda, emigrata dalla Campania (entrata in pieno nella parte di conduttrice-presentatrice un pizzico giustizialista, ma con questo suo difetto abbondantemente temperato dalla simpatia della napoletanità).
Alla produzione e alla ricerca di ogni cosa che sia utile al Tinello, Anna Losito, la nipote brava, ordinata e affidabile.

> Alle ore 22,00
Intervista-conferenza sulla “STORIA DELLA FALCE E MARTELLO” con
Luca Alessandrini, direttore dell’Istituto Storico “Ferruccio Parri”, nel campo della storia contemporanea una garanzia. Oltre ai suoi studi sulla resistenza e sul movimento operaio, tra le altre cose, Alessandrini coniuga vocazione professionale e passione anche nello studio della storia della navigazione. Infatti, pratica lo sport della vela dal 1968, un anno fondamentale per la storia del nostro paese.

> Alle ore 22,45
La serata si conclude con il monologo di Cecilia Ghidotti
“Per me l’uomo nero è la strage”

Progetto finalista Premio Ustica per il Teatro 2007
Intervistata dalla redazione del TGT, Cristina Ghidotti ha detto: “Sono nata a Brescia nel 1984, dieci anni dopo la strage di Piazza della Loggia e da sempre la memoria di quell'evento ha fatto parte del mio vissuto.
Ho sentito l'urgenza di parlare di Piazza della Loggia perché, nella mia esperienza, la piazza rappresenta l'intersezione tra luogo simbolico, che richiama alla mente la strage e altre stragi, e luogo fisico, agito e vissuto in prima persona. Tutte le volte che sono stata in piazza, che ho bevuto alla fontana, che sono andata a manifestare, che ci sono passata per caso, ho percepito l'esistenza di un duplice livello che collegava ciò che stavo vivendo in quel momento agli avvenimenti che compongono la storia d'Italia degli ultimi quarant'anni.
Molti sono i timori di inadeguatezza legati alla difficoltà di rendere tramite una narrazione teatrale un tema tanto complesso e alla mia inesperienza (non ho alle spalle alcuna formazione sistematica). Ho cercato di mantenere uno sguardo personale e un punto di vista fortemente autobiografico: quello di una ragazza di 23 anni che tra incertezze e difficoltà vuole sapere di più sulla storia recente del suo paese”.


Il Tinello del VAG Cos’è il TINELLO DI VAG

La politica che “conta”, oggi, le decisioni le prende davanti a un caminetto o gustando un dolce ai lamponi attorno a una tavola imbandita.
Gli intellettuali “buoni” si ritrovano a dissertare piacevolmente nei “salotti buoni”. Le belle case della borghesia di centro-sinistra accolgono le campagne elettorali dei candidati-sindaco o diventano i luoghi per dare la “sveglia” a una classe politica assopita.

A TUTTI GLI ALTRI…
quelli che, se va bene, hanno una “camera cucina bagno e ripostiglio” a mutuo ventennale…
quelli che aspettano la graduatoria ERP da cinque anni per avere la casa popolare…
quelli che hanno un posto letto, in una stanza in coabitazione, in un appartamento con altri sei…
quelli più fortunati che abitano in appartamenti vecchi e che hanno abbattuto il muro che divideva la cucina dal piccolo vano prospicente, allargando la cosiddetta “zona giorno”, incassando doppi servizi o ricavando altrettante omologate camerette per l'infanzia…

VAG 61 propone di vedersi, il venerdì sera in TINELLO…

Il Tinello, quel piccolo santuario di modestia e di geniale banalità che abbiamo conosciuto durante la nostra infanzia, e di cui ricordiamo ancora l'aria, il sapore un po' di chiuso che d’inverno mischiava la zaffata delle patate fritte o della cotoletta al profumo del caffè della moka, l’aroma famigliare del legno dei mobili ai fumi di tabacco, il tanfo dei giornali vecchi accatastati alla fragranza della biancheria stesa ad asciugare più rapidamente sul termosifone...

Nei tinelli si sperimentarono le prime forme di risparmio energetico, quei luoghi avevano infatti le luci fioche, era inconcepibile una lampadina che superasse i 60 watt. Se in mezzo alla sala c’era il lampadario, aveva in genere sei lampadine, che venivano però comandate, tre per volta, rigorosamente alternate da essere consumate in maniera uguale, da due interruttori. Solo per le visite parenti, per le feste di compleanno, a Natale e a Capodanno venivano accese tutte assieme procurando un'emozione che solo chi l'ha vissuta può capire.

La dignità materiale dell'arredo del Tinello era lo specchio dei valori morali e materiali degli abitanti della casa, rappresentava la loro identità: per un bel po’ di tempo andò per la maggiore la “formica”, credenza, tavolo e sedie spartani con gambe di ferro e parti in legno ricoperte dall’innovativo materiale di scuola “americana”. In quella stanza hanno sempre trovato spazio oggetti di artigianato di sapiente fattura e il kitsch di cose "voglio ma non posso" che comunque soddisfavano le necessità funzionali ed estetiche richieste.
Quasi sempre c’era anche un divano-letto che fungeva da giaciglio per gli ospiti o per il figlio minore; una poltrona per il dopopranzo, solitamente abitata dal nonno o dalla nonna.

Le immagini alle pareti erano sempre all’insegna del “compromesso storico”: un quadro con Garibaldi con a fianco un crocifisso con infilato tra un braccio di Gesù e la croce un ramoscello d'ulivo della domenica delle palme di diversi anni addietro con le foglie impolverate dal tempo, veri e propri altarini di devozione, attorniati da vecchie foto dell’intero albero genealogico.

Il Tinello era il baricentrico del rito quotidiano dell'abitare: il tavolo ospitava giornalmente il pranzo e la cena; anche le ricorrenze più importanti, venivano festeggiate lì.

Nel Tinello crescevano i figli, si ospitavano gli amici più vicini per chiacchierare, si leggeva o si studiava, si consumavano le pennichelle pomeridiane, si giocava a carte, si ascoltava la radio e si vedeva la televisione, ma, all’occorrenza, si lavorava la maglia o veniva usato come “stanza da stiro”.

Caduto, in una sorta d’oblio, il Tinello ha di nuovo fatto parlare di sè per via di Evo Morales, il primo presidente boliviano indigeno che, dopo dieci mesi dalla sua elezione, ha ricevuto gli inviati del quotidiano argentino Clarín nel Tinello della sua modesta casa di periferia. La stanza in cui l'intervista ha avuto luogo, secondo il giornalista che ha redatto l’articolo, “ha mantenuto la stessa apparenza dimessa dei tempi in cui Evo era un leader cocalero; consta infatti di un tavolo di formica e di quattro sedie tappezzate di cuoio sintetico. Il mobilio si completa con un divano-letto, alcuni armadi e un antiquato televisore”.

Il Tinello di VAG, pur rivolgendosi a un pubblico di persone umili (fiere della loro umiltà), pur non rinnegando le sue origini “modeste”, rifiutando di essere un appuntamento “snob”, non vuole avere un tono dimesso.

Vorrebbe avere l’ironia del “Tinello italiano” di Altan, la splendida raccolta di vignette dove viene messo alla berlina il costume italico.

E’ per questo che vorremmo ricreare un contesto ispirato, più che dal realismo italiano degli anni 50/60 (la vespa, la lambretta, la cinquecento, la cucina americana), al Tinello del secolo decimo-sesto, al luogo dove mangiavano i servitori nelle case dei signori, gli “inferiori, i miseroni, i ribaldi e i non buoni”. Noi vorremmo dei “tinellisti” (così definisce Francesco Cherubini i commensali da tinello, nel suo vocabolario di milanese-italiano del 1843) “capaci della più minuziosa maldicenza nei confronti dei potenti”, così come descriveva Riccardo Bacchelli nel suo romanzo “Il fiore della Mirabilis” il malcapitato Signore che “si trovava ogni giorno canzonato e insaccato impunemente da costoro in tinello”.