Si avvicina l'8 marzo, Giornata Internazionale della Donna, che in vari paesi del mondo è vissuta come un giorno di celebrazione delle conquiste sociali e politiche delle donne. E' anche una giornata di ricordo doloroso, ci fa pensare ai sacrifici con cui queste conquiste sono state ottenute, tra cui la morte delle 129 operaie che nel 1908 a New York rimasero uccise nell'incendio doloso della fabbrica entro cui scioperavano, contro le condizioni in cui erano costrette a lavorare.
La storia passata e quella presente sono colme di esempi di questo genere, anche se ora le violenze nei confronti delle donne hanno nuovi nomi e nuovi volti. Se da una parte le lotte femministe hanno portato a grandi risultati e al riconoscimento di diritti fondamentali, dall'altra questi ultimi vengono continuamente attaccati e messi in discussione, in alcuni casi nemmeno presi in considerazione.
Se nel nostro paese, nonostante le donne debbano continuare a lottare contro i continui attacchi alla legge 194, contro le violenze o per rivendicare il proprio diritto all'autodeterminazione, bisogna considerare che in altri paesi prima ancora di parlare di diritti civili, sociali e politici, bisogna difendere i diritti umani, la vita e il diritto all'integrità fisica.
Poniamo lo sguardo sull'Afghanistan, dove la violenza contro le donne tocca apici per noi "donne occidentali" inaccettabili, dall'esecuzione pubblica di donne per ordine dei consigli locali, ai matrimoni forzati delle minorenni, con le loro implicazioni di abusi fisici e sessuali. Spostandoci ad est, in Birmania, troviamo le donne della tribù Padaung, a cui dall'età di 5 anni vengono applicate spirali di ottone a braccia, caviglie e collo. Con il passare del tempo gli anelli aumentano, e con essi i dolori fisici. Ma sono obbligate a farlo e come ad uno zoo, il turista paga profumatamente per vedere le donne-giraffa.
Tutta la nostra memoria storica, che include immagini di lotte femministe, di rivendicazioni, di leggi conquistate, per gran parte del mondo non esiste. E per questo è importante caricare la giornata dell'8 marzo con nuovi significati e prospettive. Allargare lo sguardo al di fuori dei nostri confini, per riuscire ad avere una visione reale delle condizioni delle donne al giorno d'oggi.
Ragionando in quest'ottica, venerdì 7 Marzo, è stata organizzato l'incontro "Donne da conoscere, viaggi da fare" presso il Centro Zonarelli (via A. Sacco 14), in collaborazione con le associazioni "Sopra i ponti" (di Bologna) e "Mani" (di Parma).
L'appuntamento è fissato per le 17, quando verrà proiettato il reportage del viaggio in Marocco della "karawan" curato da "Sopra i ponti, un documentario che focalizza l'attenzione sulla vita delle donne all'interno dei villaggi del deserto, e alle loro produzioni agricole e artigianali. L'iniziativa è volta a promuovere un percorso di avvicinamento vero ed effettivo con le donne del Marocco, per creare un contatto tra questi due mondi proponendo dei progetti di collaborazione e scambio con le donne italiane, ma anche di sensibilizzazione sui viaggi turistici sostenibili. Infine, la serata prevede una cena multietnica preparata da soli uomini di diverse comunità migranti e regioni italiane.
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