Recensione di "India", spettacolo teatrale di Mara Baronti

India: storie e miti dal paese degli dei

Le storie-parabole che Mara Baronti ci racconta emanano odori nobili e magici. India ci trasporta in un mondo lontano e vicino, alla ricerca di qualcosa di fondamentale che sembriamo aver perduto. Forse per aver smesso di farci le giuste domande.
25 febbraio 2008 - Simona De Nicola

India è un elefante che vola e si trasforma.
India è una bambola di sale che scioglie le sue inquietudini nell’oceano della vita.
Lo spettacolo di Mara Baronti, conclusosi ieri all’Arena del Sole di Bologna, è un delizioso racconto che si snoda su tre livelli della rappresentazione: voce narrante, canto e danza.
L’idea di realizzare questo progetto è maturata nello Stabile di Genova e al Teatro Mercadante di Napoli e nasce dalla passione decennale di Mara per l’India e per la sua cultura.
La regia di Alfonso Santagata crea un mix straordinario di contraddizioni e ci restituisce il vero cuore dell’India, paese con un’anima capace di tuffarsi negli abissi delle questioni filosofiche più ataviche e allo stesso tempo di danzare allegramente facendo l’occhiolino ai miti hollywoodiani.
Attraverso il racconto di numerosi miti della tradizione induista Mara trasporta il pubblico in uno spazio lontano, e lo immette in un tempo ciclico, fluttuante. Alla narrazione si sovrappongono le ipnotizzanti danze rituali di Patrizia Belardi e la voce davvero magica di Cristina Alioto.
Il tutto su una sceneggiatura fatta di gabbie, luci e lamiere su cui sono proiettate talvolta immagini bollywoodiane, talvolta ricami tratti dal mondo naturale. Come a ricalcare visivamente l’idea centrale dell’opera, quella di un Paese così lontano eppure così vicino a noi per certi aspetti.
Brava Mara, con questo lavoro ci ricordi molte cose.
Ci ricordi che il nostro Tempo, quello che ci ha trasformati tutti in Bianconigli in corsa, può e deve seguire un ritmo diverso.
Ci ricordi che il sesso e l’amore sono elementi fondamentali della vita e non Atti Impuri da espiare.
Ci ricordi, con il bellissimo mito del dio Ganesh, che dentro l’uomo c’è l’universo.
Forse anche noi, come gli elefanti, abbiamo perduto la capacità di volare e cambiar forma.
Ma c’è qualcosa in noi che sopravvive, ed è la possibilità di lasciar andare la mente e mutare la sua forma, seppure per poco più di un’ora.

ps: Oggi e domani si festeggia la Giornata della Lentezza. Take your time.