IL LAVORO UCCIDE… ANCHE A BOLOGNA
Ma andate a lavorare!... questo uno dei frettolosi consigli che gli
i(n)soliti ignoti si sono sentiti donare dal tumultuoso traffico che
assediava porta S. Donato. Quella stessa porta a cui è stata cambiata
l’abito la settimana scorsa, raccontando una storia più vera del puerile
“benessum” e del sorriso di Mingardi. Mostrando che sono le sbarre ad
accogliere chi arriva in Italia e a Bologna per cercare una vita
dignitosa.
Come un tarlo, quel “ Andate a lavorare!” è suonato come una minaccia: in
una città dove il lavoro ha già ucciso dal 2002 al 2006 150 lavoratori e
lavoratrici, andando a lavorare è possibile non tornare a casa. Si cade da
una impalcatura, si ribalta il trattore, prende fuoco una fabbrica, si
respirano delle esalazioni mortali. Ci si ritrova dalla statistica
dell'occupazione a quella delle morti sul lavoro.
Il lavoro uccide in Italia mediamente 1376 uomini e donne, da inizio anno
si contano già 50 vittime.
Dal 2003 al 2006 il lavoro ha ucciso 5252 lavoratori e lavoratrici. Un
numero inaccettabile, per di più se paragonato, ad esempio, ai 3.520
militari della coalizione caduti in Iraq dall'inizio della seconda guerra
del Golfo.
Militari e mercenari celebrati come eroi, con funerali in pompa magna alla
presenza di tutti i rappresentanti politici, mentre i lavoratori uccisi
vengono lasciati nell’indifferenza più assoluta e usati solo per
dibattiti da salotto che durano il tempo di un giorno.
Media e politici continuano a chiamarle morti bianche invece che con il
loro vero nome: omicidi, stragi, che hanno alle spalle responsabilità e
responsabili precisi. Si parla di morti inevitabili, quasi dovute, come se
la sicurezza sul lavoro fosse un optional!
La sicurezza per noi non passa per logiche securitarie, di controllo e
repressive che questa amministrazione, nella maniera più perversa,
continua a esercitare, ma si conquista attraverso diritti sicuri, in
primis, il diritto a non morire per lavorare.
E cosi rieccoci di nuovo in mezzo ai viali per mettere un punto
interrogativo su tutto questo ottimismo che le porte della città
trasudano, per vedere se c'è qualcun'altr@ che a Bologna non sta benessum
o se invece i dogmi che prescrivono allegria e spensieratezza per tutt@
hanno già attecchito.