I muri della vergogna: morto di overdose nell'area dell'ex mercato


28 gennaio 2008 - Spazio pubblico autogestito Xm24

Giovedì 24 gennaio un ragazzo muore di overdose, in pieno giorno, nell'assordante silenzio dell'area dismessa dell'ex mercato ortofrutticolo, nascosta allo sguardo del passante da estese palizzate. Se la responsabilità principale va ricondotta ad un'ideologia proibizionista incarnata dalla legge Fini Giovanardi che condanna all'invisibilità sociale e all'isolamento il consumatori di queste sostanze, i responsabili di quanto successo vanno individuati anche altrove.
Come si può leggere oggi (25 gennaio) sul Bologna, l'ennesimo allarme eroina troppo pura era già stato lanciato da diverse settimane dal PM di Bologna Lucia Musti appena dopo un altro decesso per overdose e diversi sequestri in altre parti d'Italia di partite di eroina potenzialmente letali. Purtroppo anche dopo un'altra dubbia overdose letale di questo lunedì, nulla si è mosso nelle istituzioni che più della magistratura dovrebbero occuparsi di riduzione del danno e di mettere finalmente in piedi un sistema di allerta "rapido" per far fronte a queste cicliche emergenze.
I servizi di prossimità, così si chiamano ora, non sono mai stati così lontani dai consumatori problematici, che si nascondono sempre di più dalla cieca repressione e così muoiono a 25 anni appoggiati a un muro su un piazzale post-atomico nel centro di Bologna. E poteva andare ancora peggio se il 118 non avesse preso in tempo un'altra overdose nei pressi della stazione.
Questo è anche il risultato del progressivo smantellamento delle unità di strada, delle equipe che fanno intervento di strada, informazione tempestiva e riduzione del danno che questa amministrazione comunale sta portando avanti investendo tutto in forze di polizia e repressione.
Da oltre cinque anni conosciamo la quotidianità di quanto nello spazio abbandonato dell’ex mercato ortofrutticolo succede, lo spaccio d'eroina che segue indisturbato giorno e notte, pratiche di violenza di ogni tipo, fino ad arrivare all'orribile stupro commesso pochi mesi fa. In quell'occasione abbiamo ribadito che il degrado consiste nel continuo abbandono di aree della città alla sola logica di una speculazione edilizia esclusivamente interessata alla crescita della rendita del suolo edificabile; abbiamo denunciato con forza la totale inadeguatezza dei vari interventi delle forze dell'ordine, che se nel corso di questi anni non sono mancati, non hanno certo risposto a una situazione che non può essere affrontata con una militarizzazione del territorio, né tanto meno con generici e demagogici appelli all'insicurezza in città; abbiamo chiesto l'apertura di un confronto pubblico, urgente, su quali progetti attivare nell'immediato per far rivivere quell'area dismessa, ma l'amministrazione cittadina ha risposto, per l'ennesima volta, solo con le ruspe, radendo al suolo la vegetazione spontanea cresciuta tra i lastroni di cemento, abbattendo l'unico elemento di vita proprio laddove, triste ironia della sorte, tra 7, 8 o forse 10 anni troveràla propria sede uno dei più grandi parchi di Bologna.
Riaprire in quartiere e in città un dibattito pubblico sull'utilizzo di questa area attualmente abbandonata in attesa del suo definitivo utilizzo come parco pubblico cittadino è una decisione non più rinviabile. Quello che manca non sono idee e progetti, in più occasioni pubblicamente presentate, ma la volontà politica di rompere una routine che consegna all'abbandono, alla violenza e alla morte uno spazio che è in primo luogo un bene comune.