Il gruppo "i(n)soliti ignoti" copre la faccia di Mingardi

La città dalle Porte che ridono...

Dalla redazione GlobalProject Bologna abbiamo ricevuto, un comunicato (che loro stessi hanno ricevuto) sull'azione di "protesta comunicativa" avvenuta ieri pomeriggio alla porta "incartata" con la faccia di Andrea Mingardi, a porta San Donato. L'immagine del cantautore bolognese è stata coperta con una grande fotografia di ragazzo, rinchiuso al CPT, che guarda il mondo attraverso le sbarre.

18 gennaio 2008

Pubblichiamo di seguito il testo del comunicato che abbiamo ricevuto.

Da giorni ormai le porte che delimitano il centro di Bologna sono
impacchettate, confezionate, illuminate a giorno e decorate con frasi e
volti dei soliti noti cantanti bolognesi che ci parlano di benessere,
libertà, cultura e pace.
E perché non dovrebbe essere così?...
A Bologna si vive bene! C'è l'università, fulcro economico che produce
reddito e precarietà, sogni e paure; c'è il trasporto pubblico, talmente
efficiente da contribuire alla deportazione dei migranti, gratuitamente,
al CPT di via Mattei; ci sono telecamere e forze dell'ordine ovunque a
“vegliare” sulla nostra sicurezza.
A Bologna si sta bene, anzi Mingardi ci sta benissimo e non abbiamo dubbi
su questo.
Le porte sono punti di riferimento per la città; l'amministrazione locale
ha ben pensato di usarle per propagandare la sua idea di Bologna e i
cantanti lo hanno confermato.
Peccato che non venga ascoltata la voce di chi in questa città stenta a
sopravvivere. Come uno studente stretto nella morsa di affitti altissimi e
in nero e del costo della vita.
Peccato che non si rifletta sulle politiche securitarie applicate dall'amministrazione comunale: la militarizzazione delle piazze, le telecamere che invadono gli spazi pubblici e la nostra privacy, il controllo, la chiusura degli spazi sociali e di socialità hanno trasformato le Porte in frontiere, da entrate alla città a checkpoint per la città.
Peccato che ci si dimentichi dei tagli alle politiche di prevenzione e riduzione del danno, mentre i tossicodipendenti riempiono il carcere della
Dozza, trattati come dei criminali.
Perchè, invece, non dare voce ai/alle migranti sgomberati/e dal Lungo
Reno, o ai/alle richiedenti asilo rinchiusi/e nel carcere etnico di via
Mattei e a tutti/e coloro che subiscono ogni giorno le politiche
repressive di questo Paese? A coloro derubati/e della propria libertà, dei
propri sogni e spesso della propria vita, sfruttati/e sul posto di lavoro
irregolare ed emarginati/e dalle paure degli altri?

La sicurezza che vogliamo non passa per la guerra interna a cui siamo
sottoposti/e ma per i diritti che ancora e sempre di più vengono negati.

Allora....“Cum stet a Bulaggna!!!!!?”

i(n)soliti ignoti