Da dicembre al cinema

Irina Palm: un film ironicamente sovversivo

L’icona rock Marianne Faithfull, interprete magistrale di una pellicola sulla dignità umana.
Maggie, vedova di mezz’età, è alla disperata ricerca di denaro per pagare le costose cure all’estero del nipotino, affetto da una malattia rara. Fallito ogni tentativo di ottenere un prestito o un lavoro, la donna si ritrova a vagare per i vicoli di Soho, a Londra, dove si imbatte in Sexy World, un locale a luci rosse in cerca di “hostess”.

30 dicembre 2007 - Francesca Biserni

Marianne Faithfull, icona del rock britannico anni Sessanta e Settanta, è protagonista del nuovo eccellente film di Sam Garbarski, "Irina Palm", che ha fatto ingresso questo dicembre nelle sale italiane, parzialmente oscurato dai rumorosi battage pubblicitari dei film “per famiglie”. locandina "Irina Palm"
Maggie, vedova di mezz’età, è alla disperata ricerca di denaro per pagare le costose cure all’estero del nipotino, affetto da una malattia rara. Fallito ogni tentativo di ottenere un prestito o un lavoro, la donna si ritrova a vagare per i vicoli di Soho, a Londra, dove si imbatte in Sexy World, un locale a luci rosse in cerca di “hostess”. Di lì a poco Maggie intraprende, con umiltà e coraggio, un lavoro sui generis, in cui sollazza con la mano i clienti attraverso un foro sulla parete. Quando il disgusto si trasforma in abitudine e vera e propria professionalità, grazie allo pseudonimo di Irina Palm, la donna raggiunge una certa fama, accompagnata da incassi stellari. Garbarski conduce lo spettatore con garbo e delicatezza, in un movimento poetico dalla tragedia alla commedia, che punta i riflettori sulle ipocrisie di cui è intessuto il vivere quotidiano.
Senza ridicolizzare temi seri come la malattia o la prostituzione, il film ci fa ridere di gusto con la sua carrellata di situazioni insolite: da Irina che adorna il suo “ufficio” con quadretti e piantine, al “gomito da seghista” causato dal troppo lavoro. In mezzo ad un tripudio di allusioni e qui pro quo, il personaggio della Faithfull, sofferente e coraggioso, ci mostra come sia indispensabile e necessario rivendicare la dignità della propria esistenza, mettendo da parte vergogna e perbenismo.
Con una compostezza marcatamente d’oltremanica, il film ci restituisce dunque uno spaccato carico di emozioni sullo sfruttamento del corpo femminile, sull’assenza di tutela per gli ammalati gravi, sul difficile mondo del lavoro e ancor più su quegli atteggiamenti retrogradi e bigotti, che impediscono mutamenti in positivo.