Il dibattito nella sinistra istituzionale

La Sinistra Arcobaleno e la Prima Casa a Sinistra

Rudi Ghedini, della Prima Casa a Sinistra, lancia con questa lettera, la proposta di costruire una Lista della Sinistra Arcobaleno per le prossime elezioni amministrative a Bologna, a partire dall'esperienza sotto le Due Torri della sua associazione. Vedremo se questo progetto sarà recepito dalle forze politiche, se potrà interessare persone che hanno partecipato all'esperienza dei movimenti o fanno attività nel mondo dell'associazionismo e del volontariato. Della sua credibilità non sta noi parlarne, verificheremo se altri vorranno dare il loro contributo per un confronto che è assolutamente necessario. La redazione di ZIC, come è sua consuetudine, darà spazio alle diverse posizioni che su questo tema si vorranno esprimere.

21 dicembre 2007

Dopo l’assemblea nazionale dell’8-9 dicembre, la Prima Casa a sinistra può scegliere fra due strade: confermare la vocazione a contenitore, luogo d’incontro e reciproco ascolto fra le varie anime della sinistra, senza esclusioni; oppure, scegliere di contribuire al processo unitario che si è rappresentato l’8 e 9 dicembre, spingendo per una sua accelerazione e affinché si determino le condizioni per un nuovo soggetto politico che vada oltre i confini degli attuali partiti. Penso si debba prendere la seconda strada.
La Prima Casa a sinistra deve proporsi, senza incertezze, come un luogo d’iniziativa a disposizione di tutti coloro che sono interessati a costruire, a Bologna, il nuovo soggetto politico. La conseguenza più ravvicinata non può che essere una Lista unitaria della Sinistra Arcobaleno da presentare alle elezioni del 2009 (senza trascurare la possibilità che il sindaco ci imponga le elezioni anticipate).
Una Lista della Sinistra Arcobaleno deve innanzitutto definire alcune coordinate. La prima è che al nuovo simbolo non vanno affiancati quelli dei quattro partiti. La seconda è che questa Lista intende concorrere al governo della città, della Provincia e dei Comuni rilanciando l’alleanza dell’Unione, senza la minima subalternità: per ricostruire un’alleanza credibile, occorre trovare un accordo sui programmi e sui candidati, e il PD non può pretendere di imporre le sue scelte con una logica del prendere-o-lasciare. Terzo requisito: sia la definizione dei programmi che le liste dei candidati devono essere l’esito di effettivi processi di partecipazione, e i partiti avranno un ruolo alla pari con le altre realtà; sui candidati alle massime cariche elettive non ci sono alternative alla scelta tramite elezioni primarie.
A nessuno sfugge la stretta relazione fra le vicende locali e la sorte del governo. È ragionevole prevedere che entro febbraio-marzo si saranno in qualche modo risolti gli interrogativi legati alla nuova legge elettorale e alla cosiddetta “verifica”. La preoccupazione più grande non è nell’esito di queste vicende, ma nel grado di passività che possono determinare: il popolo di sinistra non deve ridursi a spettatore, a Roma come a Bologna, dove la verifica sullo stato di salute della maggioranza si protrae da tempo immemorabile, fra ultimatum e continui rinvii, divenendo ogni giorno meno comprensibile.
Nel suo primo anno di vita, la Prima Casa a sinistra ha verificato i limiti di un rapporto asfittico con i partiti e le rappresentanze istituzionali. Non si è riusciti a definire soluzioni condivise, anzi non ci si è ancora dati un metodo per affrontare i problemi, i passaggi più delicati, senza produrre nuove lacerazioni. Spero che l’assemblea nazionale dell’8 e 9 dicembre rappresenti un punto di non ritorno. Sarebbe irresponsabile retrocedere, ma mi sembra un passaggio timido e insufficiente, che non corrisponde all’urgenza e all’impazienza con cui si esprime la domanda di unità nel popolo della sinistra. Sono fra quelli che pensano che la società italiana sia di fronte a un passaggio drammatico, e che una sinistra così frammentata possa presto diventare irrilevante. Mentre si profilano altri progetti politici, a sinistra, su base fortemente identitaria, sono per prendere alla lettera quanto veniva detto, a Roma, da quei segretari di partito che invitavano a “trascinare” e “travolgere” dal basso le resistenze al percorso unitario. Per contribuire a farlo, la Prima Casa a sinistra deve avere un’ambizione, proporsi un salto di qualità. Da gennaio va avviata una campagna di adesioni individuali, utile a definire la massa critica disponibile e a garantire un minimo di autonomia finanziaria; sarebbe utile individuare un portavoce, a rotazione (2-3 mesi), in grado di esprimere con prontezza il punto di vista degli associati sulle principali vicende locali e nazionali. E in pochi mesi, potremo valutare se questo luogo può essere l’incubatore della Lista unitaria della Sinistra Arcobaleno.

Rudi Ghedini, Prima Casa a Sinistra