Dopo alcuni mesi di silenzio e ispirazione siamo tornati attivi con una nuova proposta pubblicitaria riguardante il nostro/vostro amato sindaco Sergio Gaetano Cofferati e le sue lodevoli attività per la città di Bologna.
Siamo gli stessi "pubblicitari di movimento" che abbiamo ideato l'adesivo della "Birra Peron" e il manifesto di "Aquila delle ruspe" che immortalava il Coffy sulla ruspa nel Lungoreno.
Siamo ragazzi di Craiova, la stessa città da dove partono i nostri fratelli rom “caramidai” (che nella nostra lingua sta per “costruttori di mattoni”), quelli dalle braccia poderose che, da clandestini, senza tutele e diritti, per poche decine di euro al giorno, impastano la sabbia con la calce e la mettono tra i “caramida” (i mattoni) per costruire le vostre case.
Noi, però, a differenza dei nostri fratelli, non siamo muratori o manovali: siamo creativi.
E’ per questo che ci sentiamo molto vicini ai napoletani. Nonostante a Craiova ci siano seri problemi d'esistenza, per mangiare e per far crescere i bambini, restiamo un popolo molto ottimista, quindi, quando possiamo, ci divertiamo.
Perciò, avendo saputo che, a Bologna, c’è un sindaco che contro i nostri fratelli rumeni (già disgraziati per essere costretti a vivere nelle baracche lungo il fiume Reno) vuole mandare le ruspe, abbiamo deciso di fronteggiarlo con l’ironia.
Del resto, la vita va vissuta in modo spensierato, anche perché ad essere tristi e sconsolati si fa sempre in tempo.
Sappiamo che il vostro Cofferati è rabbioso e pieno di rancore, ma non pensiate che Solomon, il sindaco di Craiova, sia da meno. Leggete cosa ha dichiarato ai giornali il 4 maggio 2005: “Io ci piscio sopra su questi figli di puttana, zingari vagabondi, imbroglioni, puzzolenti e hooligans. Sono l’8 % della popolazione e ci creano un sacco di problemi. Queste merde sono sempre a chiederci diritti supplementari e, adesso, c’è perfino qualcuno che vorrebbe eleggere un loro consigliere… Sono scioccato dall’idea”.
I nostri fratelli rom che vivono a Bologna ci hanno raccontato che queste parole le hanno sentite da un certo signor Borghezio che, quando abitavano al vecchio albergo dei ferrovieri di via Casarini, era andato a metter loro paura con un gruppo di uomini in camicia verde.
A quanto pare, anche da voi sta crescendo un clima di intolleranza e di discriminazione.
Vi sollecitiamo su questo perché, anche in Romania, sta salendo di intensità la propaganda nazionalista. Gli ex agenti della polizia segreta di Ceausescu (la Securitate), attraverso campagne scioviniste e antisemite, cercano capri espiatori tra gli ungheresi, gli ebrei, i rom oppure agitano lo spauracchio degli anarchici e dei satanisti.
Noi creativi, a Craiova, ci incontriamo solitamente al bar Keops, frequentato anche da anarchici, giovani antifascisti, punks e rockers. Negli ultimi mesi questo locale è stato preso di mira dalla polizia, con continui raid sia di agenti in borghese, sia di militari in antisommossa.
La polizia rumena usa anche i mass media per scoraggiare eventuali proteste contro le violenze, gli abusi e le azioni repressive contro le minoranze (che siano rom o anarchici). Infatti, quando prendono di mira gli zingari, spuntano sui giornali storie di furti, morti e violenze carnali che sarebbero opera degli stessi.
La grande sorpresa è arrivata il giorno in cui il canale principale della Romania - Pro TV - ha fatto un servizio sul movimento satanico a Calafat (una piccola città al sud di Craiova) sintomo premonitore di una minaccia più grave: l’estensione del movimento anarchico a Craiova, che, ingrossando le sue fila, "spinge la popolazione verso la disobbedienza civile".
La città di Craiova è un tipico esempio del potere che ancora hanno gli ex agenti dei servizi segreti, che oggi si sono piazzati in posti chiave e non gradiscono chi ficca il naso nei loro affari, siano essi giornalisti o attivisti dei movimenti: intimidazioni, minacce, avvertimea a Craiova, come in tante altre città della Romania, per motivi di povertà materiale molti bambini vengono abbandonati. E’ aumentato il tasso di mortalità infantile. In molti casi, i bambini affidati agli istituti sono mentalmente o fisicamente handicappati. La maggior parte di loro soffre di denutrizione e non riceve alcun tipo d’educazione. Le strutture scolastiche pubbliche sono molto carenti e mancano i mezzi didattici. Pochi possono permettersi di acquistare quaderni, penne, matite e libri.
Le precarie condizioni di vita delle famiglie, l'esclusione sociale e il desiderio di trovare nuove opportunità altrove, sono state tra le principali ragioni per cui la comunità Rom di Craiova ha intrapreso, agli inizi degli anni novanta, subito dopo la caduta di Ceaucescu, un progressivo esodo in diverse direzioni: Germania, U.S.A. ed infine anche l'Italia.
Per pagare il viaggio molti hanno venduto (a 400 euro) il mezzo ettaro di terra che possedevano o hanno fatto dei debiti.
Anche per questa diaspora, negli ultimi 5 o 6 anni, decine di migliaia di ettari di terreni agricoli hanno cambiato proprietario, acquistati da investitori italiani, francesi o arabi che hanno comprato la terra a prezzi contenuti, in attesa del 2007 per le sovvenzioni agricole dall’UE oppure per rivenderla con un guadagno consistente.
E mentre i rumeni diventano tra le etnie migranti più numerose in Italia, gli investitori italiani sono i più grandi acquirenti di terreni agricoli in Romania.
Ma mentre gli italiani sono accolti a braccia aperte dai governanti rumeni, i rom di Craiova, perseguitati e inseguiti in Romania, continuano ad essere maltrattati e cacciati dai governanti italiani, siano essi approdati a Bologna piuttosto che a Torino, Milano o Roma.
Questa gente, prima sedentarizzata a forza dal regime di Ceausescu, poi perseguitata e costretta a fuggire dopo la caduta del dittatore, non chiede nient’altro che un frammento di terra sul quale mettersi. Un brandello inutile alla città, che però a loro viene negato.
Lo chiedono senza una parola di protesta, o un gesto di stizza. Silenziosi e anonimi, come quando la sera, ritornando da dieci ore di lavoro nei cantieri, inforcano i sentieri lungo l’alveo del fiume Reno per passare la notte nelle baracche. I nostri fratelli rumeni hanno la pazienza di chi non si aspetta nulla. Sanno di non avere diritti e scrutano già la strada che li porterà in un altro luogo. In un punto meno esposto, più marginale, sottratto alla vista, dove occultarsi.
Sanno che andare è la loro condizione, se vogliono scamparla.
Non hanno aspettative perché, come racconta un vecchio detto rumeno, sono l’anticamera della delusione.
©opyrayot “I creativi di Craiova”