Il giornale dei senza fissa dimora di Bologna

"Io non c'entro." Piazza Grande di novembre è in strada

Nella prima pagina del giornale si può leggere: "Come abbiamo più volte dichiarato nelle scorse settimane, non vogliamo montare un caso sulle violenze ai senza dimora, per quanto ne sappiamo non c'è un'arancia meccanica in giro per Bologna. E meno male. Ciò nonostante, l'aggressione c'è stata e ha ridotto in fin di vita una persona. Si è trattato di un gesto brutale, compiuto da un gruppo di ragazzini, sul grado di inclusione sociale dei quali ci sarebbe senz'altro da discutere.

14 novembre 2007 - Redazione di Piazza Grande

Nel realizzare l’inchiesta di questo numero di Piazza Grande siamo
partiti da due episodi accaduti a Bologna nelle scorse settimane. La
violenza selvaggia di tre ragazzi che hanno mandato in coma Mariano
Tuccella, un senza tetto che dormiva in strada da tanti anni, e il
divieto delle F.S. che volevano impedire alle associazioni di
volontariato di portare da mangiare ai senza tetto che gravitano
nell’area della stazione.
Entrambi gli episodi ci sembrano sintomatici di un clima di tensione e
intolleranza che negli ultimi mesi (anni?) è andato sempre più
crescendo. Per vedere qual’è l’aria che si respira in città siamo scesi
in strada e abbiamo raccolto varie testimonianze. Le trovate nelle prime
pagine della nostra inchiesta.
Nelle pagine che seguono l’inchiesta trovate uno speciale dedicato alle
ormai imminenti elezioni del Consiglio Provinciale dei cittadini
stranieri e delle consulte di quartiere che si terranno il 2 dicembre e
per la prima volta permetteranno a cittadini stranieri residenti a
Bologna e Provincia di poter scegliere i propri rappresentanti.Nelle
pagine finali del giornale trovate le consuete pagine della cultura e
dell’associazione.
Questo numero è dedicato a Mariano, che nel momento in cui scriviamo è
uscito dal coma, ma versa ancora in gravi condizioni.
...

Dalla prima pagina:
"Intolleranza a mille"

Nella notte tra il 30 e il 31 settembre, in una strada del centro di
Bologna, un uomo che dormiva in strada è stato picchiato da tre ragazzi
con una violenza tale da andare in coma e restarci per due settimane. Si
chiama Mariano, è originario del Molise, ma vive a Bologna da molti anni
ed è senza dimora da sempre.
Il 17 ottobre, giornata che l’Onu ha dedicato alla lotta alla povertà,
la società che gestisce la stazione di Bologna, Grandi Stazioni, ha
scritto una email alle associazioni che distribuiscono generi di
conforto ai senza dimora in stazione. Con quella email si chiedeva di
interrompere la distribuzione “per garantire maggiori standard di
pulizia e sicurezza” nei locali e tra i binari di piazza Medaglie d'Oro.
Questi due episodi, di cui anche la cronaca locale si è occupata, hanno
riportato a galla una questione annosa: la sicurezza delle persone
disagiate.
Come abbiamo più volte dichiarato nelle scorse settimane, non vogliamo
montare un caso sulle violenze ai senza dimora, per quanto ne sappiamo
non c'è un'arancia meccanica in giro per Bologna. E meno male. Ciò
nonostante, l'aggressione c'è stata e ha ridotto in fin di vita una
persona. Si è trattato di un gesto brutale, compiuto da un gruppo di
ragazzini, sul grado di inclusione sociale dei quali ci sarebbe
senz'altro da discutere.
Partendo dalla storia di Mariano, che dopo essere stato allontanato da
un dormitorio, ha preferito continuare a dormire in strada, abbiamo
considerato opportuno indagare i motivi che portano molti senza dimora a
fare questa scelta.
Dal confronto tra le difficoltà della convivenza in un dormitorio e i
rischi della vita di strada è nata una riflessione sullo stato dei
servizi sociali e sulle opportunità di sostegno di cui una persona
disagiata può disporre oggi a Bologna.
Se in strada, o in stazione, è difficile scaldarsi, si viene svegliati
dai vigili e a volte si rimediano un sacco di botte, in dormitorio non
puoi entrare prima delle sette di sera e alle otto del mattino devi
essere fuori, non puoi portarti da bere, e ovviamente devi dividere il
tuo spazio con molti altri.
Certo la soluzione ottimale sarebbe rendere i dormitori posti più
accoglienti e soprattutto meglio gestiti. E qui sorge il problema. A
quanto pare la coperta dei servizi sociali è troppo corta, bisogna
ottimizzare le risorse e per farlo si accorpano servizi, altri si
tagliano. Tiri la coperta da un lato e i piedi di qualcuno restano scoperti.
I divieti delle Ferrovie rispondono ad altre esigenze, ma producono gli
stessi effetti. In un resoconto di un convegno pubblicato sulle pagine
web di Grandi Stazioni, un dirigente dell'azienda che gestisce parte del
patrimonio ferroviario nazionale, parlava della stazione come piazza,
come luogo intimamente inserito nella città. Le motivazioni dell'azienda
che giustificano il divieto di distribuire pasti in stazione si fondano
sullo scarso decoro che questa pratica potrebbe generare. La città di
cui parlano i dirigenti delle Ferrovie è fatta a misura di cliente o di
cittadino?
Questo atteggiamento di chiusura potrebbe essere il primo passo verso la
blindatura completa che arriverà quando sarà realizzato il progetto
della nuova stazione, con tanto di Tav, people mover e via discorrendo.
E solo un'ipotesi, ma purtroppo a pensare male spesso si ha ragione.
Nei giorni in cui il giornale era in preparazione Mariano è uscito dal
coma, ma le sue condizioni sono ancora gravissime.

di Leonardo Tancredi
leonardotancredi@gmail.com

Il giornale in versione pdf
http://www.piazzagrande.it/pdf/giornali%20pdf/2007/novembre%2007.pdf