APPELLO AI CITTADINI E ALLE CITTADINE BOLOGNESI
Come italiani proviamo vergogna e preoccupazione per la campagna di odio che si sta scatenando contro il popolo Rom e Rumeno.
A seguito di un gravissimo delitto compiuto da un singolo verso una donna e sull'onda dell'emotività, il Governo ha sancito per decreto il razzismo in Italia.
Ci appelliamo al principio della responsabilità individuale e respingiamo il giustizialismo di massa che mira a colpire un intero popolo per il crimine compiuto da un singolo.
Gli effetti del decreto sono sotto i nostri occhi: pulizia etnica, rastrellamenti nei campi Rom, ronde fasciste.
La deriva razzista nel nostro Paese è incrementata da una politica che individua nei ceti marginali della società i colpevoli dell'insicurezza collettiva, auto-assolvendosi in questo modo dalla responsabilità di dare risposte ai bisogni sociali dei cittadini.
Le campagne contro i lavavetri, i Rom, i Rumeni, le generalizzazioni sui migranti/delinquenti, e chissà a chi toccherà la prossima volta, non fanno altro che alimentare il clima di intolleranza tra la gente delle nostre città.
Si tratta di campagne ideologiche, smentite dai dati, ma che innescano laceranti e assurde guerre tra poveri, nativi e migranti.
Noi vorremmo guardare ad altre facce dell'immigrazione, quelle che non fanno cronaca, ma che ci dicono che i diritti non sono uguali per tutti.
Vorremmo guardare a quelle migliaia di migranti, anche rumeni, che lavorano a nero nei cantieri edili delle nostre città, che costruiscono le case in cui viviamo, alle dipendenze di imprenditori senza scrupoli che puntano al massimo profitto infischiandosene delle norme sulla sicurezza sul lavoro.
Vorremmo guardare a quelle donne che assistono i nostri anziani per pochi euro al mese e che costituiscono un tassello fondamentale del welfare locale a nazionale, senza le quali collasserebbe.
Vorremmo capire perché c'è un'immigrazione così importante dalla Romania dove scaltri imprenditori italiani hanno delocalizzato le loro aziende per sfruttare l'offerta di mano d'opera a basso costo e retribuendo i lavoratori rumeni con pochi spicci, 120/200 euro al mese, a fronte di un caro vita esorbitante con il pane che costa quasi 5 euro al chilo.
Vorremmo riflettere insieme ai cittadini bolognesi sulle cause dell'insicurezza che, probabilmente, trae origine dalla fatica ad arrivare a fine mese con stipendi che non aumentano mai o da fame per chi fa lavori precari, dal fatto che lo stato sociale esistente non garantisce eguali diritti a tutti i cittadini, o dal fatto che la precarietà tocca ormai tutti gli aspetti della vita, specie dei giovani, negando la possibilità di progettarsi un futuro e magari dovendo, al contempo, subire gli insulti di qualche ministro.
L'insicurezza collettiva è forse frutto di questa condizione che permea la vita di tutti, migranti compresi e che non dovremmo guardare con sospetto o come nemici da cui difenderci, ma come persone con le quali si può intraprendere un cammino per modificare in meglio le condizioni di vita di tutti.
Non ci vogliamo arrendere al clima d'intolleranza e inciviltà che si è determinato e chiamiamo a raccolta tutti i cittadini e le cittadine bolognesi che credono nei valori della giustizia, della democrazia, della solidarietà e della pacifica convivenza.
Facciamo sentire la nostra voce, liberiamo i nostri pensieri e le nostre coscienze, ridiamo dignità culturale e civile al nostro paese.
Per contatti potete chiamare il 3482339208 (Monica) e il 3934030963 (Armando)