I cani da guardia son fatti così. Se vedono qualcuno avvicinarsi alla casa, abbaiano. Che sia amico o nemico non spetta a loro decidere. Sarà il padrone, richiamato, a dirgli “Buono, a cuccia!” o a slegarlo. Quel che gli importa e quel che sa fare è abbaiare. E lo fa. Ci sono anche uomini da guardia, e il mondo politico ne è pieno. Prendiamo i fatti di ieri. Ci sono a Bologna dei luoghi occupati con motivazione sociale o politica. E’ certo che di tutto si può discutere, compreso il gesto di occupare un vecchio stabile abbandonato o delle case popolari vuote. Gli atti vanno valutati in base a criteri diversi: la giustezza, l’efficacia, l’opportunità, la valenza sociale, e chi più ne ha più ne metta. Sono convinto che chi nei giorni scorsi ha compiuto quei gesti a Bologna ne abbia preventivamente analizzato pro e contro, vantaggi e ricadute. Politicamente c’è in città chi concorda sempre e comunque con gesti del genere e chi li condanna sistematicamente. Statisticamente si può anche ipotizzare che per ognuno di quei gesti si possa stabilire un valore di giustificazione su una scala da 1 a 100. Per fare un esempio significativo, si possono distinguere occupazioni con modalità vertenziale (da chiudersi con una trattativa), occupazioni come appropriazioni (da chiudersi con procedimento legale) e occupazioni come liberazioni (da far pesare politicamente all’interno di un discorso più generale). Quel che non si può fare lo ha fatto, invece, il capogruppo DS in Consiglio comunale Claudio Merighi; il quale dichiara, stando ai giornali: «Occupare non è di sinistra».
Ma è giusto? È sbagliato? Un po’ sì e un po’ no? Non chiedetelo a Merighi. Queste cose lui non le sa. Lui è attaccato alla catena davanti a una casa che sulla porta ha una targhetta sbiaditissima in cui con un po’ di buona volontà si può ancora leggere “sinistra”. Vede succedere qualcosa e abbaia. Sarà eventualmente il padrone – se ce n’è ancora uno – a richiamarlo o a slegarlo… Ed è al padrone di Merighi che vorrei chiedere: se le occupazioni non sono di sinistra,
come devo collocare le occupazioni delle fabbriche dopo la prima guerra mondiale, l’occupazione delle terre dopo la seconda e l’occupazione delle università alla fine degli anni ’60? Problema di un certo rilievo a questo punto: altro che revisionismo storico! Del resto, nell’attuale impasse politico culturale, mi risulta difficile anche sostenere che è Merighi a non potersi dire di sinistra. Probabilmente è venuto il momento di far uscire la politica dalla metafora della geometria piana a vantaggio della geometria solida: destra sinistra, sopra sotto, avanti dietro; e anche, in senso temporale, prima dopo… A questo punto si potrebbe ancora discutere come collocare le occupazioni, ma risulterebbe acquisito dove collocare Merighi.