da Uniboom/agenzia:
Programma:
Giovedì 18
ore 14: Divenire istituzione dell'autoformazione
Venerdì 19
ore 10: Fuori dal controllo,diritti e conflitti nella metropoli
ore 14: Uniriot in movimento
(presso la Facoltà di lettere e filosofia - aula 1, via Zamboni 38)
> > >
DIVENIRE ISTITUZIONE DELL'AUTOFORMAZIONE
Dopo un anno la rete a progetto Uniriot continua il suo percorso di innovazione politica e di conflitto negli atenei d’Italia. Si riparte da Bologna provando a rimettere al centro le tematiche su cui questo network è nato, alla luce anche degli avanzamenti pratici e teorici frutto della collaborazione e dell’impegno di tutt* . Si riparte continuando a discutere di autoformazione. L’università, in virtù del ruolo che ricopre in quel processo di formazione permanente che caratterizza il capitalismo cognitivo, diviene strategicamente un nodo centrale, un -importante- punto di applicazione della forza, di decostruzione dei dispositivi di gerarchizzazione del lavoro vivo.
Gli elementi della precarietà, dello sfruttamento, dell’ingabbiamento del sapere vivo nelle maglie della valorizzazione capitalistica vanno rovesciati in elementi comuni di soggettivazione, di creazione e riappropriazione di spazi di autonomia.
Le pratiche diffuse di cooperazione e innovazione portano nei luoghi dell’istituzione formativa nuovi saperi, conoscenze e possibilità, decostruendo continuamente le gabbie gerarchiche, attraversando con sempre più facilità i confini porosi dell’università .
Il nodo problematico su cui confrontarci è a questo punto come quest’eccedenza continuamente prodotta in università possa consolidarsi in forme di organizzazione autonoma e aprirsi alle reti diffuse sul territorio.
Come l’autoformazione, luogo veramente comune di cooperazione sociale, diviene “istituzione autonoma”, reale autovalorizzazione, concatenamento positivo e pieno dei soggetti nella produzione immateriale.
Si tratta di intendere questo spazio politico aperto e strutturato come dispositivo in cui le forme e i flussi del sapere vivo possano esprimersi e cooperare.
Ripensare la mobilità studentesca e l’ autogestione dei propri percorsi formativi in termini di libera diffusione del sapere, come affermazione di un’autonomia di progetto che sappia disinnescare tutti quei dispositivi di inclusione differenziale che gerarchizzano e controllano il general intellect.
FUORI DAL CONTROLLO: DIRITTI E CONFLITTI NELLA METROPOLI
l tema delle politiche neo-securitarie ha assunto un rilievo ormai emergenziale, scandito da una quotidiana ribalta mediatica e dalla continua definizione di nuove "misure eccezionali" . Una stagione, questa, segnata da violenti attacchi agli spazi sociali, che ha visto una tetra sequenza di sgomberi (dal Livello 57 e Crash a Bologna, alla Chimica di Verona, all’ Asso di Milano), e dalla sistematica persecuzione di tutte le forme di "devianza” e marginalità metropolitana, individuate non soltanto nel migrante o nel povero ma,complessivamente, in quella pluralità di figure, dal writer agli studenti, che risultano incompatibili con il governo del territorio.
In risposta al vuoto politico prodotto dalla crisi totale della rappresentanza e dal fallimento di ogni ipotesi di riformismo si afferma un paradigma securitario dal tratto strutturale che definisce un modello di governance urbana, messo a punto nel
laboratorio politico bolognese dell'amministrazion e Cofferati e successivamente assunto in modo trasversale, per quanto diversamente articolato (gli esempi di Firenze, Padova, Milano, Roma).Un modello che sta divenendo l'asse costituente del Partito Democratico, partito che annulla ogni distinzione tra destra e sinistra in un progetto politico pragmatico.
Le retoriche del degrado e dell'insicurezza, confezionate a misura di un'opinione pubblica nutrita di fobie, promulgano un concetto di legalità asfittico, calibrato su un presunto canone di cittadinanza "decorosa" e suffragato da un piano mediatico mistificante. Processi di produzione d'opinione che legittimano il ricorso a procedure d'urgenza e interventi repressivi di ogni tipo, spesso anche a scopo dichiaratamente preventivo, e la criminalizzazione di sempre più numerose tipologie di comportamenti diffusi.
E' il tessuto metropolitano con la sua polifonia e le sue contraddizioni, costituito e permeato da reti comunicative e produttive, a configurarsi come il terreno del conflitto; uno spazio non perimetrabile, fluido ed eterogeneo, in cui le politiche della sicurezza e del controllo devono modularsi di continuo in forme alternativamente molari e repressive o flessibili e sfuggenti, ma sempre tese alla neutralizzazione di un bios che si esprime in
molteplicità irriducibili. Produrre con- ricerca metropolitana significa costruire mappature e connessioni tra tutte quelle forme di espressione che non possono essere integrate in questo processo di disciplinamento del territorio, significa riversare i nostri linguaggi e le nostre pratiche negli spazi adiacenti l’ università. Del resto il piano della produzione di linguaggi e di immaginari costituisce lo spazio costituente di uniriot: un terreno strategico per decostruire le narrazioni dominanti.
La metropoli intesa come unità produttiva vede l'affermarsi di un paradigma di governo del lavoro vivo che si declina secondo due macro-direttrici di fondo; da un lato le articolazioni plurime dei dispositivi securitari tentano di normare e gerarchizzare forme di
vita e socialità, sanzionando ogni espressione di eccedenza; dall'altro si affermano i processi di pauperizzazione e precarizzazione esistenziale delle figure produttive, attraverso i meccanismi della ricattabilità economica e dell'accesso differenziale ai diritti e alla ricchezza sociale.
Come rete uniriot abbiamo individuato nel reddito ( nella battaglia per un reddito garantito e incondizionato per tutti e tutte) l’istanza forte attorno alla quale tematizzare il diritto di chi produce a riappropriarsi della ricchezza prodotta. Il reddito anche come posta in palio, come immaginario di lotta, all’ altezza della metamorfosi della qualità del lavoro. La battaglia attorno al nodo del reddito come possibilità di connessione tra le figure molteplici e differenziate della produzione metropolitana. Detto questo pensiamo che sia necessario riprendere le fila del ragionamento, provando a calare la forza e la consistenza evocativa dell’ immaginario legato al reddito in forme singolari e determinate. Ad esempio attorno al tema del libero accesso ai saperi e alle reti comunicative metropolitane (materiali e immateriali): su questo terreno, partendo anche dal 9 novembre, proponiamo di mettere in circolo una pratica politica e comunicativa comune.
UNIRIOT IN MOVIMENTO
Uniriot è una rete politica a progetto che fa della costruzione di linguaggi e di pratiche comuni il proprio spazio costituente. Una rete che vive dentro i percorsi di autoformazione, nella messa in comune dei saperi e nella cooperazione autonoma dai poteri dell’accademia: un dispositivo atto a sottrarre tempi, crediti e spazi all'università feudale.
Stiamo costruendo l’unica università possibile, quella che parla il linguaggio dell'autogestione del sapere vivo. Pensiamo sia importante, nel corso di questa due giorni, soffermarci a ragionare assieme sulle modalità e la forme con cui questa rete a progetto possa trovare punti di contatto e di convergenza con altre esperienze (pensiamo a Edu- factory o a Uninomade)che fanno della costruzione di un nuovo lessico e della ricerca politica la loro prassi.
Ma uniriot è anche il tentativo di tematizzare la riappropriazione nel tempo del capitalismo cognitivo, nel tempo in cui la produzione eccede qualsiasi determinazione spaziale e le vite sono messe al lavoro. Ci sembra quindi immediato riconoscere nella scadenza del 9 novembre un'occasione importante nella quale provare ad agire lo sciopero nello spazio metropolitano, ed al contempo cominciare a costruire una campagna di comunicazione comune e un percorso di conflitto attorno al nodo della riappropriazione dei nessi comunicativi metropolitani.
Un terreno significativo per tematizzare il ragionamento sul reddito, rivendicazione forte attorno alla quale provare a dislocare il piano strategico dei conflitti metropolitani.
I centri sociali, le reti di inchiesta e di autoformazione e gli spazi autogestiti nelle facoltà sono risorse preziose per ricominciare a costruire con- ricerca metropolitana e prassi politica all’altezza della metamorfosi della qualità del lavoro e della composizione di classe.
"Se per agire bisogna scrivere, come livello della lotta stiamo parecchio indietro"