"Memoria attiva"

Un nuovo contributo di Franco "Bifo" Berardi su Bologna, Cofferati e il movimento
27 settembre 2007

Nel 77 all'università si cospirava ancora con il secolo morente delle gloriose ed esauste rivoluzioni proletarie ma altrove nella città inquieta e diffusa la vita attiva in piccoli gruppi-soggetti trasversali in danze creative e doppio movimento dentro alle pulsanti esistenze e fuori dal cadaverico esistente burocratizzato e privatizzato in ordine sparso nella città deserta nomadi radio-attivisti filosofi critici ed operaisti antipsichiatri femministe lesbiche gay giovani operai centri del proletariato giovanile davamo l'assalto al cielo della politica con le nostre giovani e-mozioni collettive e alle casematte dei micro-fisici poteri privatizzati e burocratici che ci imprigionavano subdolamente i corpi coniugando l'immanenza di vita di una vita di Deleuze, la molecolarità dissolvente nelle lotte i vari molari capitalismi integrati suggeritaci da Guattari, la critica alle disparate istituzioni totali e burocratiche ispirati da Basaglia e Michel Focault, la creazione di vive situazioni contro la spettacolarità dei poteri o la misera rappresentanza della vita alienata, attivamente criticata da Debord e dalle sue internazionali situazioniste, l'immaginazione come messa in forma di progettualità comuni e singolari di Marcuse, la critica alla massificazione, al conformismo e al consumismo della scuola di Francoforte le teorie femministe contro il patriarcato e le interiorizzate sessuofobie popolari la critica antiautoritaria nella rete educativa pubblica dei vari operatori socio-culturali di Elvio Fachinelli tutte affermanti forme di vita autonome e zone temporaneamente liberate provando a cambiare di notte la vita e di giorno la società con le lotte di sottrazione ai vari domini mettendo così d'accordo Marx con Bakunin e con Rimbaud ad ognuno secondo i suoi bisogni ma ancora prima i suoi desideri di comunismo gioioso e singolare perché la vita non ci trovi morti recitava un cartello alle porte della città dei nostri sogni ma questa vita attiva è ancora là sommersa, come risorsa territoriale, nelle pieghe della nuova città-fortezza per essere mobilitata contro l'autoritarismo popolare coniugato questa volta stalinista e fascista, morto ma mai sepolto, che oggi Cofferati ha rianimato come novello Frankestein. Avanti pacificamente cittadini, del mondo questa volta, ancora uno sforzo per rimuovere il nuovo tiranno che ha usurpato con le nuove retoriche pubblicitari da "a" il potere comune.

Con il nostro motto di spirito: Dall'altrove del settantasette all'altrove dello ZeroSette