Corte di Cassazione: non è reato occupare case popolari se si è poveri sul serio


26 settembre 2007

Per i giudici della Cassazione, il "diritto all'abitazione" merita di essere annoverato tra i diritti fondamentali della persona. La Suprema Corte ha infatti accolto il ricorso di una 38enne romana, sola e con un figlio a carico, condannata dal Tribunale e dalla Corte d'appello di Roma per il reato di occupazione abusiva di un immobile di proprietà dell'Iacp.
Dunque, occupare le case popolari, per la Corte di Cassazione, non sempre è reato. Nella sentenza si legge: “La casa è un bene primario come la vita o la salute. Quindi non c'è reato se si agisce in uno stato di reale indigenza”.
Ha scritto il relatore Pietro Zappia: “Rientrano nel concetto di danno grave alla persona non solo la lesione della vita o dell'integrità fisica, ma anche quelle situazioni che attentano alla sfera dei diritti fondamentali della persona, secondo la previsione contenuta nell'articolo 2 della Costituzione”, quello che garantisce i diritti inviolabili dell'uomo.
La Corte d'appello, "responsabile" di non aver svolto un'indagine commisurata alla necessità di verificare lo stato di necessità lamentato dalla donna, dovrà pertanto riesaminare il caso.
La donna era stata condannata dal Tribunale della capitale a 600 euro di multa, pena confermata dalla Corte d'appello nel dicembre 2006. Il pronunciamento della Cassazione blocca il verdetto e rimanda alla corte di secondo grado il procedimento indicando ai giudici d'Appello di accertare, con “una più attenta e penetrante indagine giudiziaria”, lo stato di povertà della ricorrente.
Spiega la Seconda sezione penale della Corte di Cassazione: "Rientrano nel concetto di danno grave alla persona anche quelle situazioni che attentano alla sfera dei diritti fondamentali della persona e l'esigenza di un alloggio rientra fra i bisogni primari della persona".