Rom, la battaglia di Irene Campari

Ieri a Vag61 l'intervento di Irene Campari, consigliere comunale di Pavia che ha lasciato la maggioranza di centrosinistra per le politiche dell'amministrazione nei confronti della comunità Rom.
20 settembre 2007 - Susanna Pedone

Ieri 19 settembre al Vag è venuta a parlare della situazione dei Rom a Pavia Irene Campari, consigliere comunale prima della maggioranza, e dopo, quando la maggioranza dell’Ulivo ha mostrato il suo volto più becero ed intollerante (chi ci ricorda?), dell’opposizione. Lascerò ad altri la cronaca della serata, che è stata un esempio di come dovrebbe essere la “buona” informazione: approfondimenti, spazi ai dibattiti, testimonianze oculari degli avvenimenti. Ciò di cui mi voglio occupare in questo articolo è della figura di Irene Campari, esempio politico che dovrebbero seguire in molti.
Minuta, semplice ma elegante nei modi, abbiamo cenato l’una di fronte all’altra senza scambiare troppe parole: parlava poco in generale. Che quella timidezza nascondesse un carattere di ferro, era difficile immaginarselo. Quando ha preso il microfono e ha iniziato a parlare, si è infervorata col cuore senza abbandonare mai un fare garbato, senza mai lasciarsi andare al turpiloquio se non per riportare quello degli altri. Eppure c’era di che inca….rsi. Il sindaco di Pavia, Capitelli, un dirigente scolastico che abbandona 74 bambini rom al loro destino. Distruzione dei capannoni dove vivevano i rom per fare favori agli amichetti della politica. Una massacrante odissea per trovare un posto a 220 rom che non sia per loro fonte sicura di malattia e morte, contro il razzismo e la xenofobia di quattro deficienti di Forza Nuova che cantano l’inno nazionale e urlano “Al rogo, al rogo!”. Ecco, io già sarei passata all’insulto, all’espressione di un rancore che si sente anche se le cose ti vengono solo raccontate, anche perché si sa che a Bologna poi le cose non sono molto diverse. Campari invece no: il suo racconto toccante si è concentrato molto di più sul dipingere cosa hanno fatto, lei e Giovannetti, sulla denuncia chiara e senza tanti giri di parole delle responsabilità civili e politiche. Ha fatto ammenda delle scelte politiche del passato, senza giustificarsi: semplicemente, ha scelto la coerenza nelle politiche di difesa ed umanitarie, e non la coerenza delle politiche dei partiti.
Dopo il V-Day di Grillo a Bologna, ecco un chiaro esempio di come la politica si può fare nella politica, senza per questo doversi vendere, né alle bestemmie né alle poltrone: brava, Irene.