Michael Moore colpisce ancora

Ho visto «Sicko»

Michael Moore a Roma attacca la sanità Usa e a chi si lamenta che anche in Italia le cose non sono rose e fiori dice 'almeno voi ce l'avete l'assistenza

26 agosto 2007 - Carlo Loiodice

Sono stato a vedere Sicko, l'ultimo film di Michael Moore, che questa volta prende di mira l'organizzazione sanitaria americana.
Girato soprattutto a beneficio di un pubblico di cittadini statunitensi che non sanno nient'altro del mondo, o comunque non gliene importa, il film mira a generare stupore e costernazione mettendo a confronto quel sistema, basato sul privato e sulle assicurazioni, con quello canadese, britannico e francese, in cui - si dice - i problemi del paziente vengono presi in considerazione a prescindere dalla sua "solvibilità". Immagino anche che, quando un americano "duro" sente intervistati inglesi e francesi proclamare che in un pronto soccorso sono stati presi in considerazione entro 30/45 minuti e - in Inghilterra - spendendo solo una decina di sterline per gli antidolorifici, penserà che Moore è il solito "liberal" col portafoglio pieno dei soldi guadagnati parlando male del suo paese. Quando poi, alla fine del film, Moore documenta il viaggio a Cuba con alcuni soccorritori dell'11 settembre, i quali sono stati piantati lì dal sistema sanitario con malattie croniche, e quando i pompieri cubani e quelli americani si abbracciano dopo che questi ultimi sono stati gratuitamente visitati e curati dai comunisti, allora immagino che lo spettatore USA della classe media alzerà le spalle con l'aria di chi dice: "Ma guarda cosa gli permettono di dire a questo qui!"
Però con tutta la simpatia politica che provo per Michael Moore, questa volta c'è qualcosa che non mi convince nel suo approccio. Guardate qui:

Michael Moore a Roma attacca la sanità Usa e a chi si lamenta che anche in Italia le cose non sono rose e fiori dice 'almeno voi ce l'avete l'assistenza
sanitaria' e scherza sulle liste d'attesa…… 'VIVA LA SANITA' ITALIANA' http://www.repubblica.it/trovacinema/home_page.jsp

E qui torniamo con la mistificazione che si può fare usando, come al gioco delle tre carte, i dati reali e quelli percepiti.
Dato reale. In Italia esiste un sistema sanitario pubblico. Il cittadino versa contributi in base a certi criteri solidaristici, e in cambio acquisisce il diritto ad essere curato.
Dato reale. Di quando in quando, per via di un sistema fiscale che non riesce a governare entrate ed uscite in modo che si compensino, scoppia una crisi. Si creano delle voragini nel debito, che si tenta di fronteggiare chiedendo ai cittadini ulteriori contributi sotto forma di ticket.
Dato reale o percepito? Se vai al pronto soccorso, aspetti fuori delle ore, alla faccia della parola "pronto". E' successo a me e a tutti quelli che conosco.
Dato reale o percepito? Chi va al CUP a prenotare un esame di una certa importanza - e non si fanno esami di una certa importanza quando non si hanno problemi - l'alternativa è sempre quella: fra tre mesi con la mutua, fra tre giorni a pagamento. L'ospedale è sempre quello e lo specialista è sempre quello. Possiamo parlare di ricatto o qualcuno si offende?
Dato reale o percepito? Esiste un poliambulatorio in via Marconi - ne parlo perché è capitato a me, e ignoro se la prassi sia o non sia condivisa da altre strutture - in cui, oltre all'aut-aut "ora (pagando) o alle calende greche (col ticket)", ti propongono una possibilità intermedia con un costo intermedio tra il ticket e la rapina. Anche l'appuntamento è a metà tra il subito e il tardi: un mesetto. La centralinista vi assicura che qualitativamente la prestazione è la stessa. E allora?
Idealista liberal com'è, Michael Moore non mostra di poter nemmeno capire cosa accade in Italia; dove il sistema americano e quello anglo-franco-canadese riescono a coabitare mettendo assieme il peggio delle due modalità. Con un vantaggio per i nostri pescicani: quello di avere tutte le tutele che gli occorrono da parte dello stato e tutte le opportunità, le libertà e le franchige che gli servono da parte del mercato. Con la sua dichiarazione Moore mi dice che il mio disagio è frutto di percezione e non di constatazione, perché lui mette sul tavolo ciò che ho io italiano e ciò che non ha lui americano. Però non parla di ciò che ha lui americano rispetto a ciò che non ho io italiano. Anyway, vogliamo discutere del fatto che lui può fare un film con cui smuovere la sua realtà, persino strumentalizzando la mia situazione per offrire uno specchio ai suoi spettatori connazionali, mentre qui ci siamo giocati ogni possibilità di critica e di opposizione solo per non apparire amici dei nemici degli americani? In sala abbiamo riso a certi passaggi del film; ma di sicuro non era un riso liberatorio. Vedo il film come un appassionato contributo di Moore a portare Gli USA verso di noi prima che i nostri squali neoliberisti portino definitivamente noi a loro.