Agricoltura e chimica

Pioggia di fitofarmaci pericolosi sui vigneti

La Fondazione Ramazzini di Bologna ha dimostrato che il “mancozeb”, utilizzato in Italia da oltre 40 anni, è un cancerogeno multipotente capace cioè di aggredire vari organi e tessuti.
30 luglio 2007 - Luciano De Biasi (referente Agricoltura del WWF)

peronospora Alcuni prodotti per irrorare i vigneti, e fra questi il “mancozeb” utilizzato per combattere la peronospora della vite, sono fortemente sospettati di essere altamente cancerogeni e, pertanto, il loro smaltimento come rifiuti agricoli pericolosi sarebbe stato estremamente costoso.
Uno studio scientifico pubblicato dal prof. Soffritti, direttore scientifico del Centro ricerche per la prevenzione del cancro della Fondazione Ramazzini di Bologna ha dimostrato che il “mancozeb”, utilizzato in Italia da oltre 40 anni, è un cancerogeno multipotente capace cioè di aggredire vari organi e tessuti.
La pericolosità è stata confermata anche dal prof. Mantovani dell’Istituto Superiore della sanità in un programma di ricerca finanziato dal Servizio Sanitario Nazionale in cui vengono evidenziati i potenziali effetti endocrini dell’etilene bisditiocarbammatil (mancozeb) in quanto agiscono da stimolatori o inibitori dell’attività ormonale determinando alterazioni dei processi riproduttivi e dello sviluppo pre e post-natale (disfunzioni della tiroide, infertilità maschile per alterazioni degli spermatozoi, abortività precoce, patologie metaboliche quali l’osteoporosi postmenopausale,…) .
In questo periodo (a causa dell’anomalo andamento climatico) l’uva è già nella fase di invaiatura (cioè sta maturando). Si prevede pertanto una vendemmia anticipata di 15 giorni, cosicché a fine agosto i trattamenti verrebbero effettuati sin quasi alla vendemmia e quindi riverserebbero massicciamente nel vino (oltre che sui vendemmiatori).
La peronospora non si sviluppa in mancanza di piogge e, semmai, nel periodo finale luglio-agosto si dovrebbero usare prodotti rameici e non certo il “mancozeb”, come da indicazioni precise fornite dai vari enti (Coditv, Consorzio di tutela, Cecat)
La mancanza totale di informazione alla popolazione dovrebbe far riflettere le Istituzioni pubbliche preposte alla salvaguardia della salute (i Sindaci in primis, le ULSS, il Servizio Sanitario regionale oltre a quello nazionale) sugli effetti a medio-lungo termine di questo avvelenamento collettivo. Il pericolo non è tanto la “tossicità acuta” cioè l’intossicazione durante i trattamenti, ma la “tossicità cronica” cioè l’accumulo nel tempo delle sostanze tossiche, i cui effetti devastanti (cancro) si manifestano a distanza di anni.