Serata clou, quella di sabato, della ventesima edizione del Porretta Soul Festival, conclusa dalla travolgente esibizione della Blues Brothers Band (si, quella del fim!) dopo una maratona di quasi sei ore in cui si alternano alcune delle leggende del Southern Soul d'oltreoceano.
Il clima si riscalda sin dall'inizio con il Rhythm&Blues dei californiani Austin DeLone All Star Band, cui si affiancano a turno le voci di Toni Green, Jimmy McCracklin e “Little Miss Sugar Pie” DeSanto. Ed è lei, nella definizione dell'eccentrico presentatore l'ultima Red Hot Mama del Soul, ad incontrare l'entusiasmo del pubblico. Classe 1935, madre filippina e padre afroamericano, grinta e sensualità da vendere, una potente voce Jazz, un totale dominio del palcoscenico.
La band di DeLone abbandona il palcoscenico quasi alle 23, dopo una breve pausa tecnica fanno ingresso in variopinte camice Hawaiane Booker T. Jones (all'organo Hammond B-3) Steve Cropper (chitarra), Donald “Duck” Dunn (basso) e Steve Potts (batteria): Booker T. & The MG's, House Band dal '65 al '71 della leggendaria Stax di Memphis, l'etichetta di Isaac Hayes, Otis Redding, Wilson Pickett e molti altri, ai cui cinquantesimo anniversario è dedicata quest'edizione di Porretta Soul. Gli MG's hanno ripreso a suonare assieme nel 1986, in occasioni tutt'altro che frequenti, ma a Porretta, (eseguono hit come Green Onions, Time is Tight, Soul Limbo) si è potuto vedere come non abbiano perso l'inconfondibile groove, che negli anni '60 li proiettò nelle classifiche in posizioni impensabili per una band strumentale. John Lennon dichiarò che avrebbe sempre voluto scrivere per gli MG's; fu ricambiato con
McLemore Avenue, cover-album del celebre Abbey Road dei fab four, omaggiato già nel titolo (l'indirizzo degli studi della Stax, come Abbey Rd. è quello degli Apple Studios) e nel remake dell'immagine di copertina dell'LP.
Perfetta l'esibizione dei quattro, dispiace solo per il disturbo arrecato da uno spettatore che, insistentemente in piedi ai margini del palco, lo copriva alla vista di molti altri. Le proteste del resto del pubblico, durante il primo pezzo eseguito dagli MG's, hanno visibilmente infastidito i musicisti, che forse non a caso non hanno voluto concedere il bis.
E' da poco passata mezzanotte quando torna sul palco “The Colonnel” Cropper, stavolta alla testa della inossidabile Blues Brothers Band.
La formazione, in attività ininterrottamente dal '78, conserva solo la chitarra di Cropper e il saxofono di “Blue” Lou Marini della compagine resa celebre dai film di John Landis, nei quali figurava anche “Duck” Dunn, sparito purtroppo dopo l'esibizione con gli MG's. L'attacco di Peter Gunn's Theme accende il pubblico, tutto in piedi per non sedersi più. Fa poi il suo ingresso Rob “Honeydripper” Paparozzi, voce, armonica e look d'ordinanza (completo nero, camicia bianca e ovviamente occhiali neri), per classici come Going Back To Miami, She Caught The Kady, Minnie The Moocher, Sweet Home Chicago.
C'è tempo per un'ultima sorpresa: sale sul palco Eddie “Knock on Wood” Floyd, oggi settantaduenne, una delle voci di punta della Stax.
Ripropone vari pezzi tra i qualiil 634-5789, con il quale duettò con Wilson Pickett in Blues Brothers 2000.
L'ultimo bis non poteva che essere Everybody Needs Somebody to Love, l'ultima nota suona dopo le 2.20 del mattino, mentre l'arena all'aperto di Porretta Terme si svuota non si può fare a meno di stupirsi di come da mezzo secolo i giganti del Rhythm&Blues e del Soul conservino un'energia che pare inesauribile, e incontrino ovunque un pubblico che non smette di amarli.