Sabato 30 giugno a Villa Angeletti

"Parole migranti", poesie di viaggio

Brunini racconta il disagio degli emigrati italiani del nuovo millennio. Un fenomeno, quello della migrazione, ancora attuale, che porta migliaia di italiani alla ricerca di una nuova vita, che non sempre si rivela migliore.
28 giugno 2007

Vestiti, fotografie e qualche oggetto che possa ricordare i sapori di casa, poche cose più o meno essenziali. Le classiche valigie di cartone che i migranti d'inizio ventesimo secolo portavano con sè nel loro viaggio non contenevano nient'altro. A distanza di cent'anni poco è cambiato. Si sono evoluti i mezzi di trasporto, i modi di comunicare, ma la nostalgia che accompagnava i migranti del Novecento è compagna di viaggio inseparabile anche dei viaggiatori del terzo millennio. E se poi chi lascia la propria casa non ne trova un'altra, quella nostalgia si trasforma in rabbia, in disagio, perfino in follia.
Per ogni città coinvolta e stravolta dai suoi ritmi frenetici, dalle sue luci, c'è una realtà parallela, buia e nascosta. E' la città di quanti sono venuti da un paese lontano.
Sabato 30 giugno alle ore 21 il Barrio di Villa Angeletti ospita, su ìniziativa dell'Associazione culturale Zeicon, "Parole migranti", il reading di poesia con musica di Bruno Brunini.
Autore di testi teatrali, direttore della rivista "Temporali" negli anni 90, Brunini, napoletano che vive a Bologna, ha pubblicato alcune raccolte di poesie come "Strade interrotte", "Viaggio capovolto" e "Appena oltre Brooklin".
Alla vigilia dell'uscita del suo ultimo volume di poesie, "Dalla parte della notte" (Giraldi Editore, 2007), Brunini dedica a quanti hanno lasciato la propria terra una serata intitolata "Parole Migranti", in cui racconta in poesia il mondo nascosto degli emigrati italiani, che una società troppo diversa, la difficoltà di comunicare, ha respinto ed emarginato. La lettura di poesie con musica rappresenterà un omaggio a chi, italiano, vive lontano dalla propria casa, e, allo stesso tempo, un momento di incontro tra chi ha trovato a Bologna una nuova terra dove abitare.