Un grammo di hashish in un cestino dei rifiuti, uno spinello e 7 grammi della stessa sostanza all'esterno di un'istituto professionale. Questi sono i risultati delle operazioni anti-droga dei Nas nelle scuole bolognesi. Il consigliere ADUC Pietro Yates Moretti le bolla come "ridicole e costosissime". "Gli studenti che fumano - dice Yates - continueranno a farlo, incoraggiati da istituzioni poco serie ed efficaci di cui possono prendersi gioco. Cosi', nel baillame mediatico-militare, fatto di falsi proclami sulla estrema e mortale pericolosita' della cannabis e di inquisizioni a colpi di kit e cani antidroga, viene ancor piu' smarrita quella vitale informazione sulla reale pericolosita' di ciascuna sostanza, legale e non". Di fallimento pedagogico parla Filippo Riniolo, portavoce dell'UDS (Unione Degli Studenti). "Usare i Nas nelle scuole non risolve ne'attutisce il problema dell'utilizzo delle droghe, che invece va affrontato con strumenti che sono l'informazione e la cultura".
"Ragazzo muore per uno spinello" questo è il titolo che abbiamo dovuto sopportare in giornali e telegiornali per giorni poco dopo la metà di maggio. Una manna per i media che negli ultimi tempi stanno attacando l'uso di cannabis in maniera più maniacale rispetto al passato recente. Poco tempo dopo, il Ministro della Salute Livia Turco annuncia controlli dei Nas nelle scuole. Tutto ovvio. Un comportamento che rientra nelle logiche di una politica, e prima di un'opinione pubblica, schiava della disinformazione mediatica, che si muove solo dopo un fatto altisonante seguendo demagogicamente il furor di popolo. Poco importa che l'autopsia abbia svelato che il decesso del ragazzo è stato dovuto al fumare cocaina, unito ad un ingrossamento del cuore. Poco importa che queste misure repressive non avranno nessun risultato concreto nel combattere l'suo di droga tra i minorenni. Poco importa che già un'informazione seria sulle differenze tra le droghe e i diversi rischi che comportano sarebbe un primo passo importante. E' più importante seguire la notizia, anzichè prevenirla.