La futura “area progressista” sarà in grado di dare una spallata al PD locale? L’orizzonte verso cui ci muoviamo per ora è questo e gli orizzonti non si afferrano mai. Quindi a cosa servono? Gli orizzonti servono a far strada, a camminare insieme e ad affrontare un percorso di obiettivi comuni. In questo percorso la cosa interessante è la strada che affrontiamo e le soluzioni che adottiamo per superare gli ostacoli. La nascita di un processo di ridefinizione della rappresentanza nella quale noi possiamo giocare un ruolo determinante è affare complicato ed è bene che ognuno faccia il suo. Ma qual’è lo spazio materiale di confronto della nascente area progressista e arcobaleno? Crediamo sia un luogo di pensiero e di programma, di elaborazione, azione politica e coraggio. Quali sono i grandi temi comuni? Per noi il rapporto tra trasformazione dei processi economici e produttivi e rivoluzione ecologica capace di ridefinire anche la sfera dei diritti(patto per il clima) pone la riflessione su 3 questioni: Beni comuni e Ambiente Politiche di Pace in uno scenario di Guerra Precarietà e Nuovi Diritti Ieri alla Camera è stato siglato un patto tra Verdi-PdCI-PRC e Movimento Sinistra Democratica per promuovere la legge contro la precarietà a partire dal prossimo DEPF(questione del “tesoretto”). Ricordiamo che la prima proposta di legge organica contro la precarietà è stata presentata dall’allora deputato verde, oggi senatore, Muaro Bulgarelli. Il 7 Giugno un incontro di consultazione tra i 50 senatori e 95 parlamentari darà vita a un Patto di unità d’azione e ci sarà, probabilmente, un incontro con Prodi. Sul piano locale. Oggi i consiglieri Panzacchi, Monteventi, Sconciaforni e D’Onofrio insieme a Milena e Gianguido Naldi si incontrano per verificare possibili strategie comuni. Sul Piano amministrativo c’è molto da fare per assumere fino lo stato di crisi sociale e le sue emergenze tentando di trasformarle in opportunità per innovare le stesse forme dell’amministrare. Occorre costruire una idea di città aperta; occorre tessere relazioni tra i soggetti che affermano nuovi diritti, occorre declinare localmente i concetti di bene comune, lotta alla precarietà, trasformazione percorsi produttivi. Le prossime scadenze amministrative sul Piano strutturale e sul bilancio dovranno essere banco di prova della capacità di costruire progettualità e proposte sul welfare municipale, sulle opzioni di risparmio energetico, sulla costruzione di proposte politiche capaci di sfidare la conservazione che domina oggi l’agire dei cosiddetti riformisti. E’ un percorso che tuttavia non può essere limitato alla sfera amministrativa, ma presuppone un coinvolgimento di cittadine e cittadini, di strati sociali e di gruppi che oggi non si sentono più rappresentati nelle modalità di gestione della giunta. Occorre che quanti siano disponibili ad un percorso comune a sinistra del PD comincino già oggi a progettare e immaginare. Noi verdi siamo disponibili I numeri ci vedono in netta minoranza ma non è questa la questione ora. Adesso è necessario costruire un’altra idea di città senza irrigidire le forme del confronto politico. Adesso è necessario che ognuno si senta autonomo per poter scegliere liberamente da che parte stare. Autonomia e Condivisione paiono ad oggi le caratteristiche fondamentali per stringere necessari patti comuni d’azione. Il rapporto tra governo e società non può consumarsi esclusivamente nell’urna elettorale ma nell’assunzione delle istanze sociali e nel rifiuto dell’autoreferenzialità del sistema della rappresentanza politica. Ultima cosa, dobbiamo radicare di più e meglio e con più visibilità l’azione politica nei territori. Dobbiamo essere forza federalista multipolare, sia nel nostro modo di essere che nel modo di concepire la riforma istituzionale (certo, con tutte le compensazioni riequilibranti che è necessario garantire allo Stato centrale). In questa fase delicata dell’azione di governo è perfino di vitale importanza. Il governo Prodi si è caratterizzato più come la coerente prosecuzione del governo Berlusconi che come un vero fattore di discontinuità. O riusciamo perciò a distinguerci e stabiliamo una dialettica positiva tra il nostro essere “coordinamento/coalizione progressista”nazionale e la nostra presenza territoriale e regionale o rischiamo di sparire come soggetto significativo. Un nuovo patto federalista sulla cui base vogliamo arricchire e irrobustire un lavoro su scala regionale e coordinato e condiviso al livello nazionale, potrebbe indicare la strada per continuare a essere ancora quello che siamo ma che abbiamo già visto che non potremmo più esserlo in questa stagione difficile (ma anche molto interessante), rinnovando noi stessi e rinnovando, con le nostre idee e i nostri programmi, questo paese.
Bologna, 01 Giugno 2007
Sisto Carlo Bottos Presidente dei Verdi [Seguono altre firme]