Benni a Crash: "Tenete duro, e cercate di parlare a quanta più gente possibile"

Pubblichiamo l'intervista che Crash ha fatto a Stefano Benni dopo il riuscitissimo spettacolo su Andrea Pazienza. Una testimonianza a 360 gradi sulla cultura e la politica a Bologna e nel paese oggi. Con un invito finale "Tenete duro, e cercate di parlare a quanta più gente possibile"
25 maggio 2007

[CRASH!] Perché hai voluto lavorare su "Pompeo" di Andrea Pazienza? T'interessa più la figura dell'autore o il suo materiale narrativo?

[Stefano Benni] Mi interessa perché oltre ai disegni, per cui Andrea è molto amato e imitato, c'è una ricerca sul testo letterario, sulla narrazione che spesso viene trascurata.

[C] Hai fatto nascere vari progetti all'interno di Bologna come la "Pluriversità dell'Immaginazione" e la collana editoriale "Ossigeno" per Feltrinelli, dialettizzandoti con le istituzioni culturali cittadine. All'oggi pensi che le autoproduzioni e le esperienze di autogestione possano fare da cuneo nella politica cittadina?

[S. B.] Assolutamente. La cultura è fatta di produzione e consumo, di visione e condivisione. Una città che non produce cultura spontaneamente, necessariamente, senza aspettare le istituzioni o i grandi sponsor, è una città spenta. A volte il dialogo con le istituzioni è possibile, a volte si spezza, ma c'è sempre qualcosa che nasce o rinasce dal basso. Questo naturalmente vale per tutte le città, non solo per Bologna.

[C] L'esperienza Underground dei Centri Sociali Bolognesi è stata spesso utilizzata dalle Istituzioni e dal Mainstream per riproporre iniziative svuotate di senso politico ricavandone da queste soltanto gli elementi estetico-commerciali; pensi si possa ancora rompere questo circolo vizioso alla luce di un inedito attacco in termini repressivi e di un pesante processo di omologazione-impoverimento culturale?

[S. B.] È naturale che molte idee che nascono libere e sotterranee diventino poi popolari, mainstream come dice il Manifesto. Penso ad esempio al rock, o a certo teatro sperimentale. E ai miei libri, ovviamente. Ma si può mantenere la loro anima, anche nella situazione commerciale o mondana più difficile. Quindi credo che sia dura, ma che possano ancora nascere esperienze alternative, originali che parlano a molti senza snaturarsi. È una sfida, difficile, difficilissima per chiunque voglia fare cultura... De Andrè diceva: decido io da chi sono diverso.

[C] Che prospettive vedi nelle politiche culturali e più in generale nelle scelte politiche italiane all'indomani del centro-sinistra al governo?

[S. B.] Tutto è più complesso di trent'anni fa, quindi è difficile dare una risposta semplice. Forse la politica italiana dovrebbe comunque affrontare questa complessità, vivere più di crisi che di certezze, non ricalcare gli slogan di Berlusconi. Una cosa mi rende perplesso. I politici di sinistra dicono che il paese è cambiato, quindi è necessario cambiare le idee. In parte è vero. Ma non si chiedono mai quanto le loro rassegnate idee sulla politica e sui media abbiano cambiato il paese. Perché, ad esempio, con Prodi niente è cambiato nella televisione italiana? Perché il Pd sceglie quei quarantacinque nomi di saggi, che sono i difensori e i ripetitori di questa politica, non gente che sa criticare o dare esempi alla politica?

[C] Ti senti isolato in relazione al ruolo degli altri intellettuali, sempre che ce siano...? Vedi ancora fondante il lavoro intellettuale critico all'interno della società?

[S. B.] No, non mi sento isolato, ci sono tanti intellettuali che lavorano seriamente. Ovviamente non si deve guardare nella lista dei 45 o nei ricevimenti del Quirinale, guardate la rubrica degli "asini" sullo Straniero e vedrete quante realtà interessanti ci sono in giro. Ovviamente, il lavoro critico non brilla, non è visibile come il protagonismo televisivo, o farsi sponsorizzare dal governo. Ma il pensiero critico esiste ancora, molto meno di quanto vorremmo, ma esiste.

[C] Questo spettacolo sull'ultimo lavoro di Andrea Pazienza è un recupero di un'icona in occasione del trentennale oppure s'inserisce in un iter che stai avviando sul percorso artistico, controculturale degli ultimi decenni di questo paese?

[S. B.] Ho iniziato il lavoro su Pazienza dieci anni fa. Non pensavo a trentennali o celebrazioni. Certo se il lavoro di Andrea vive e se ne parla , non posso che essere contento. In quanto all'icona, lasciamola a Vincenzo Mollica.

[C] E per concludere, caro Stefano, hai da fare qualche raccomandazione al CRASH! ?

[S. B.] Volete il parere del vecchio nonno? Beh, niente che forse non sapete già. Tenete duro, e cercate di parlare a quanta più gente possibile. E soprattutto non dimenticate mai l'ironia, forse il messaggio del settantasette più dimenticato, meno capito. Non c'erano solo gli slogan di guerra e i tic del linguaggio. E Pazienza non ha scritto solo Pompeo, ma anche storie piene di allegria e comicità.

Fonte: http://www.ecn.org/baz/precario/stefano-benni.html

Scarica il video dello spettacolo al CRASH!
http://www.ecn.org/baz/audiovideo/pompeo_stefano_benni.avi