L'Associazione nazionale D.i.Re, Donne in rete contro la violenza, ha partecipato attivamente ai Tavoli di lavoro della Task force interministeriale contro la violenza alle donne, coordinati dal Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio.
Questo percorso si è rilevato discontinuo e poco lineare, è mancato un chiaro indirizzo politico ed è stato spesso faticoso e difficile per i differenti approcci e soprattutto per il tipo di interventi proposti per contrastare la violenza contro le donne.
Non vi è stato un vero processo partecipato nella elaborazione dei documenti e dei loro contenuti, come richiesto anche dalla Convenzione di Istanbul (Artt.7 e 9), per cui l'obiettivo di condividere un percorso di analisi e di programmazione per lo sviluppo del nuovo Piano di Azione contro la violenza alle donne non può dirsi raggiunto. Quasi tutti i tavoli si sono incontrati una sola volta e i documenti finali non sono stati discussi, ad eccezione di quello relativo alla raccolta dati che ha visto un importante processo partecipato.
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Una violenza che di solito si sviluppa e cresce nel corso di mesi e anni. Poi sfocia nell’epilogo della morte violenta della donna e a volte, come in questo caso, nel suicidio dell’uomo. Decine e decine di storie seguono le stesse, tragiche fasi. Il partner violento, incapace di riconoscere autonomia e libertà alla propria compagna, si rivela spesso incapace di affrontare le conseguenze del suo gesto e rivolge la violenza anche contro se stesso. La violenza, come un tornado, travolge anche quanti stanno attorno. Nel caso di Cattolica, a essere stati travolti sono anche i figli della coppia, vittime di violenza assistita come tanti bambini e bambine figli/e di donne che subiscono violenza.
I tornado sono fenomeni naturali che è quasi impossibile prevedere e arginare. La violenza sulle donne, il femicidio, la violenza assistita sono invece fenomeni sociali ormai noti, studiati, analizzati. Quante vite devono ancora essere travolte e estinte perché vedano la luce politiche di prevenzione e un Piano nazionale contro la violenza?
Il Coordinamento regionale dei Centri antiviolenza e l’Anci Emilia Romagna, il 22 settembre scorso, hanno sigliato un protocollo di intesa per realizzare iniziative e progetti a sostegno di donne vittime di violenza.
Sono 13 i Centri antiviolenza che formano il Coordinamento, di cui la maggior parte anche socie dell’associazione nazionale D.i.Re, da anni collaborano a progetti per donne vittime di violenza e raccolgono dati statistici sulle donne accolte che ogni anno.
Il protocollo firmato firmato dal presidente ANCI regionale Daniele Manca, rispecchia il protocollo di intesa firmato il 16 maggio 2013 da D.i.Re e dall’Anci nazionale e prevede una forte collaborazione tra istituzioni e centri antiviolenza per migliorare la qualità degli interventi di contrasto alla violenza maschile contro le donne.
Tra gli obiettivi quello di colmare la lacuna della carenza di posti letto per donne vittime di violenza inserendo nei Piani Distrettuali per la Salute e il benessere sociale di ogni ambito territoriale un Centro antiviolenza ed una Casa Rifugio con finanziamenti adeguati che diano stabilità al progetto e di favorire il lavoro di rete tra istituzioni e centri antiviolenza.
ANCI e D.i.Re, convengono sulla necessità di collaborare al fine di promuovere e sviluppare azioni, progetti o iniziative finalizzate alla prevenzione e al Contrasto della violenza maschile contro le donne, con particolare riguardo ai temi delle azioni di sensibilizzazione e di informazione sulla violenza di genere, nel rispetto della normativa nazionale e internazionale, delle direttive e delle raccomandazioni di organismi internazionali, quali le Nazioni Unite e l’OMS.
E' stato firmato il protocollo di intesa tra D.i.Re e l'Anci con la finalita' di promuovere e sviluppare azioni, progetti o iniziative volti alla prevenzione e al contrasto della violenza maschile contro le donne, con particolare riguardo ai temi delle azioni di sensibilizzazione e di informazione sulla violenza di genere.