«Oggi deve risuonare la nostra voce, solo la nostra»

«Mi chiamo Emiliana». Emiliana? Sì, Emiliana. Lei, Emiliana, viene dall'Angola. In Italia praticamente da sempre. «Sono qui da quando avevo dieci anni», spiega subito. Vive e lavora ad Imola, da dove sono partite in pullman le donne di Trama di terre. E dietro lo striscione non c'è solo Emiliana ma c'è anche Katrina che arriva dall'Armenia, e Ilma che viene dall'Africa. Tutte non nascondono affatto la loro voglia di parlare. Di raccontare e di raccontarsi. Emiliana è quasi la più timida rispetto alle altre. «Sono una madre single. E sono qui perché è vero che la violenza esiste e come. Esiste nelle relazioni, esiste dentro le mura domestiche. E le donne non parlano, non parlano perché hanno paura». Hanno paura? «Sì, hanno paura di essere picchiate, di essere allontanate, spesso, non credere - osserva - non hanno lavoro e magari sono costrette a restare con il loro uomo solo per motivi economici». Emiliana non ha alcun dubbio neppure sulla piattaforma della manifestazione separatista che ha scatenato tante polemiche. Una manifestazione, come scritto, di donne per le donne, dove gli uomini in quanto tali sono stati esclusi. Eppure Emiliana non ha peli sulla lingua: «Hanno fatto bene». Dunque concordi con la piattaforma della manifestazione? «Sì, e come. Perché questa è una manifestazione per le donne e siamo noi che dobbiamo aver voce. Siamo noi e solo noi che dobbiamo dire la nostra».
Anche Katrina è d'accordo. Katrina viene dall'Armenia e anche lei lavora e vive ad Imola. «Sì, è così. Ci voleva. Ci voleva una manifestazione solo per noi. E per dire che non vogliamo più accettare abusi. Che siamo pronte a reagire. Che si deve uscire dal silenzio. Anche se a volte è difficile».
Il corteo procede. «E' una sorpresa anche per noi - commenta ancora - vedere tante donne e tutte insieme. E' stata una sorpresa inaspettata». In effetti, è stata una vera sorpresa vedere sfilare insieme decine di migliaia di donne e di tutte le razze che si guardano quasi per ritrovarsi, per dirsi "sì ci siamo". E che si contano. Si sorridono, si riconoscono. E per un corteo partito quasi in sordina, senza nessuna eco sulla stampa; che, sin dall'inizio, non ha voluto nessun cappello politico, messo in piedi quasi tutto da un gruppo di collettivi femministi, una cosa è sicura: è più che un successo.

Tratto da Liberazione