Salviamo Sakineh dalla lapidazione
ROMA - Si allarga di giorno in giorno la mobilitazione per salvare la vita a Sakineh Mohammadi Ashtiani, la donna iraniana condannata alla lapidazione per adulterio e per complicità nell'omicidio del marito. In Francia, in particolare, si susseguono gli appelli al governo di Teheran, e lo stesso presidente Nicolas Sarkozy sta seguendo in prima persona la vicenda. Al momento
le autorità iraniane sembrano però sorde a ogni richiamo alla clemenza: il 13 agosto la donna di 43 anni, madre di due figli, è stata costretta a dichiararsi colpevole in diretta televisiva 2.
Un nuovo appello firmato da quindici intellettuali francesi, tra i quali Max Gallo e Daniel Salvatore Schiffer, è stato pubblicato oggi sul giornale belga Le Soir e su due giornali lussemburghesi, Tageblatt e Le Quotidien, mentre nei giorni precedenti era stato pubblicato su diversi giornali francesi. Ed è stato rinnovato l'appello promosso dal filosofo francese Bernard Henry-Levy, al quale negli ultimi giorni hanno aderito Catherine Deneuve, Jane Birkin, Charlotte Gainsbourg, Jeanne Moreau, e personalità politiche come Martine Aubry, Valery Giscard d'Estaing e Bertrand Delanoe. Ha firmato anche l'attore Gerard Depardieu. E oggi è arrivata anche una nota in cui il ministro degli Esteri francese Bernard Kouchner afferma che Parigi "non lascerà nulla di intentato pur di salvare Sakineh da una morte atroce" e invita le autorità di Teheran "ad ascoltare la voce della comunità internazionale e la mobilitazione delle società civili".
Ma la Francia non è il solo Paese a premere perché Sakineh non venga uccisa e venga liberata: il presidente brasiliano Lula aveva offerto asilo alla donna, richiesta respinta seccamente dal governo iraniano, e il governo turco, scrive oggi il quotidiano Zaman, ha posto la questione all'attenzione delle autorità di Teheran durante un incontro in cui si è parlato anche del programma nucleare della Repubblica islamica.
In Italia oggi la fondazione Rocco Barnabei, con sede a Siena, ha inviato un appello all'ambasciatore iraniano a Roma Bahram Ghasemi: "La nostra fondazione, che persegue tra le sue finalità l'abolizione della pena di morte e l'affermazione dei diritti umani, si associa all'appello lanciato a livello internazionale da insigni personalità del mondo politico e culturale per
salvare Sakineh dalla pena di morte. Ci rivolgiamo a lei e alle autorità iraniane affinché venga sospesa e revocata la condanna a morte per lapidazione, fissata per il 21 agosto con l'imputazione di presunto adulterio e complicità nell'omicidio del marito".
Nell'appello si chiede anche il riesame del caso, che Sakineh Mohammadi Ashtiani "veda riconosciuta definitivamente la sua innocenza e cessino tutte le azioni di violenza, tortura e violazione della dignità che questa giovane donna ha subito e subisce in nome dell'affermazione di una giustizia che la colpisce ancora più duramente in quanto donna che nel suo Paese si vede negato
il riconoscimento dei diritti umani anche più elementari".
(20 agosto 2010)