La via dell'integrazione

Trama di terre questi i problemi delle immigrate

da il Nuovo diario messaggero

Tra i problemi che una donna straniera deve affrontare in Italia c’è innanzitutto quello della lingua; è basilare per loro imparare l’italiano per poter accedere al mondo del lavoro, inserirsi socialmente, avvicinarsi alla nostra cultura. Un cammino necessario per arrivare poi a ricostruire un percorso di vita che il trasferimento nel nostro paese o la violenza subita in famiglia hanno spezzato. E’ quanto ci ha spiegato Naida Rihab, mediatrice culturale, nata in Italia da genitori siriani. Naida parla perfettamente l’arabo e tiene corsi di italiano anche nei paesei della vallata del Santerno: “Una delle difficoltà più grosse è data dal fatto che sovente arrivano stranieri analfabeti, insegnare loro l’italiano è ancora più complicato”. “Queste donne sono ora più consapevoli dei diritti all’interno della famiglia, cercano di riprendersi il diritto alla parola e ad un rapporto familiare concreto, anche per non perdere valore agli occhi dei figli”: spiega Tiziana Dal Pra, presidente del centro di Via Aldrovandi. “In autunno il fenomeno degli arrivi si fa sempre più consistente, rientrano donne che sono tornate in estate nel loro paese, soprattuttto nei paesi dell’est, poi ci sono i ricongiungimenti familiari, oltre alle donne che scappano per trovare lavoro qui o per cercare assistenza. Lavoriamo con loro e per loro da dieci anni, abbiamo portato avanti progetti ed esperienze importanti. Ora ci sono reali difficoltà a proseguire, ma lotteremo perché il centro possa continuare la sua attività. L’amministrazione sembra un po’ “miope” nei nostri confronti, e pensare che i centri come questo sono solo due in Italia, il nostro e uno a Torino.
Le testimonianze
Sono otto le donne straniere ospitate in questo momento al Centro interculturale delle donne “Trama di terre” in via Aldrovandi e con loro ci sono sei bambini. La struttura comprende uffici, la biblioteca, una sala per riunioni e corsi di lingue, una cucina che funge anche da luogo di incontro per migranti e popolazione locale, tre appartamenti per l’accoglienza temporanea di donne e bambini che non abbiano un luogo dove abitare. Tutti spazi questi condivisi da persone dalle più svariate provenienze: Albania, Marocco, Tunisia, paesi dell’Est, Armenia, Algeria, Russia. In questo momento a condividere esperienze e percorso di inserimento c’è fra le altre Karina (nella foto con Naida) rifugiata politica di provenienza armena: parla abbastanza bene la nostra è a Imola da un anno e mezzo con una bimba che ne ha poco più di due: “Trama di terre mi ha fatto da famiglia, mi ha aiutata non solo economicamente, ma anche psicologicamente ed ora che mia figlia frequenta la scuola meterna posso cercarmi un lavoro. In Armenia avevo un negozio e una casa, qui sono arrivata senza nulla; ho esperienza come estetista, proverò a cercare un lavoro in questo ambito”.
Karina nel suo paese ha un altro figlio quattordicenne che sta con una zia e spera che possa presto raggiungerla per ricompattare la famiglia dopo un passato di violenze subite sia dal marito che dalla polizia armena.
E’ in Italia da sedici anni, prima a Perugia e da un paio di mesi a Imola una nigeriana, Victoria, voce positiva che attesta un buon inserimento: si trova bene nel nostro Paese, dopo aver superato momenti difficili ha tovato un po’ di serenità e a Trama di terre si occupa dei bambini delle altre donne quando queste sono fuori per lavoro.
Non così un’altra giovane donna che preferisce mantenere l’anonimato: è in Italia da un anno e mezzo, si è spostata dal Piemonte all’Emilia Romagna con il marito e una figlia che ha ora 9 anni; da otto mesi a Imola, si sente “disperata e arrabbiata” perché non parlando la nostra lingua ha difficoltà a trovare lavoro. E’ stata accolta a Trama di terre con la bambina, ma il marito è senza casa e, spiega “vive praticamente per la strada”. Vorrebbe riunire la famiglia, ma in via Aldrovandi accolgono solo donne o bambini fino ai dodici anni e per ora non si prospettano per loro soluzioi abitative diverse da questa. In questi gironi ha iniziato a seguire i corsi di italiano, un primo passo verso la via dell’integrazione.