Il Comune è sordo ma non possono abbandonarci così
dal Resto del Carlino
“Qui bisogna decidere se si vuole intervenire solo sul presente, cioè sull’emergenza, oppure anche sul futuro, cioè sull’integrazione e la cultura. Il Comune ce lo dica: il nostro centro interculturale deve chiudere? Ci basta una risposta”. Scopre le carte Trama di terre, l’associazione culturale di via Aldrovandi che si occupa di mediazione culturale. E attraverso la sua presidente Tiziana dal Pra, lancia un appello al Comune: “L’amministrazione è sorda rispetto alle nostre richieste. Da una parte, attraverso convenzioni, abbiamo fondi per i posti letto e le nostre attività sul fronte dell’emergenza e dell’accoglienza. Dall’altra, il nostro centro interculturale dove si tengono corsi d’italiano, formazione e si offrono servizi di baby sitter, non riceve finanziamenti da marzo 2004, quando avevamo avuto 15mila euro. Così ora rischiamo di chiudere e abbiamo debiti per 30mila euro. Il nostro non è un progetto di assistenzialismo ma di inclusione sociale. E per questo gridiamo che non possiamo essere abbandonate”.
Dal Pra ricorda che Trama di terre “è l’unico centro interculturale in regione e il secondo in Italia dopo quello di Torino. Ogni anno accogliamo 500 donne. E’ un luogo protetto e stimolante”. Per le altre attività (mediazione culturale e alloggi), Trama di terre riceve invece circa 86mila euro. Alla domanda se parte di questi fondi non possa essere utilizzata per il centro interculturale, la risposta di Dal Pra è lapidaria: “E’ impossibile. Dovremmo chiudere tutti i servizi. Noi siamo infatti in affitto da un privato e dobbiamo pagare tutti i mesi. Inoltre ci sono anche le bollette e la manutenzione, tutti costi che ricadono sull’associazione. Senza contare che ci sono operatrici che lavorano tantissime ore. E di certo non ci vengono pagati gli straordinari”. Trama di terre ha anche cercato uno spazio diverso da quello di via Aldrovandi ma al momento non c’è stata risposta: “Abbiamo chiesto un comodato gratuito al Comune. Ma siamo sempre qua. Una cosa però deve essere chiara: a rischio non sono i servizi relativi agli alloggi e alla mediazione negli ospedali e nelle scuole, ci sono invece quelli del centro interculturale”. “E il centro – spiega Nabila, una marocchina che da anni lavora in via Aldrovandi – è un posto fondamentale. Arrivano donne che chiedono aiuto, che chiedono vestiti, dove imparano da zero l’italiano e dove sono rispettate le esigenze delle migranti. Inoltre tante maghrebine (il 50% delle donne che frequenta Trama è marocchina) sono vittime di maltrattamenti e qui hanno la possibilità di avere un punto d’aiuto. Il fatto di sapere che esiste un centro dove possono venire ascoltate e capite è davvero importante”.
“Qui si costruisce la personalità e la donna prende fiducia in sé – spiega Paulette, mediatrice culturale dal Camerun -. Non possiamo scomparire”.