valutare il rischio di escalation della violenza

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Questi 10 fattori mirano a fornire degli strumenti alla donna per valutare il rischio di escalation della violenza da parte di chi la agisce. Una serie di i comportamenti, precedenti e caratteristiche accrescono, infatti, la probabilità di un aumento della violenza da parte di chi maltratta:

1. Episodi pregressi di gravi violenze fisiche o sessuali anche su altre donne: il maltrattante è violento a prescindere, non perché la vittima lo provoca. Spesso un uomo smette di perseguitare una donna, perché ne ha trovata un’altra.

2. Minacce pesanti di violenza e morte, intimidazione nei confronti dei figli, lanci di oggetti durante i litigi, possesso di armi.

3. Nel corso della relazione c’è stato un aumento della frequenza e dell’intensità della violenza (anche se intramezzata da momenti strumentali di riappacificazione).

4. Violazione di provvedimenti di polizia già emessi (ammonimen-to, sospensione della potestà e allontanamento). Questo fattore permette di valutare se le misure sono efficaci nella gestione del rischio oppure no e quindi se ne servono di più severe.

5. Atteggiamenti che giustificano o condonano la violenza (a livello culturale o religioso): se l’uomo minimizza, è molto geloso e possessivo, dà colpa alla vittima, significa che non vuole riconoscere il disvalore giuridico o sociale della violenza.

6. Precedenti penali specifici o relativi a reati contro la persona, per rissa, aggressione o simili.

7. Se i due partner si sono lasciati o si stanno lasciando. È il momento in cui il pericolo aumenta di più. Ancora più a rischio sono le situazioni in cui i partner si sono lasciati e rimessi insieme. Il “tornare indietro” indebolisce molto la donna agli occhi del maltrattante: l’uomo vede che insistendo con le varie strategie (moine o violenze) riesce ad ottenere quello che vuole.

 8. Se chi maltratta fa abuso di sostanze, alcol o droga: abbassano la soglia di controllo e fanno delegare a uno stato di alterazione la gestione delle proprie emozioni.

 9. Disoccupazione o grave stato economico, scarsa attitudine a cercare e a mantenere un lavoro, difficoltà nella gestione del denaro (gioco d’azzardo, vita al di sopra delle proprie possibilità).

10. Disturbi mentali (disturbo di personalità o bipolarismo) che giuridicamente non condizionano la capacità di intendere o di volere.

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