il ciclo della violenza

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Una volta che la donna è isolata e controllata, inizia il ciclo della violenza, comunemente diviso in 4 macro fasi che ciclicamente si alternano. Il loro alternarsi ha durata e frequenza variabili: con il trascorrere del tempo, infatti, il passaggio da una fase all'altra diminuisce sempre più, mentre l’intensità della tensione e della violenza aumenta.

ciclo della violenza

>Fase 1

crescita della tensione

L’uomo inizia ad assumere un atteggiamento ostile e scontroso.

La donna avverte che la tensione cresce. Tenta di ridurla e prevenire l’escalation di violenza concentrando la propria attenzione sui bisogni dell’uomo e reprimendo le proprie paure e necessità. Molte donne affermano di sentirsi come se “camminassero sulle uova”.

>Fase 2

esplosione della violenza

L’uomo inizia ad insultarla, minacciarla, denigrarla, urla e rompe oggetti per spaventarla. Generalmente la violenza fisica è graduale: i primi episodi sono caratterizzati da spintoni, immobilizzazioni, per poi arrivare a schiaffi, pugni e calci, strangolamenti e all’uso di oggetti contundenti ed armi. Per rimarcare il proprio potere, l’uomo può agire violenza sessuale.

La donna ha paura di morire e si sente impotente e inerme. Le reazioni sono diverse: c’è chi fugge, chi si ritrae, chi sopporta in attesa che finisca, chi protesta, chi tenta di difendersi. La violenza subita, oltre alle lesioni fisiche, produce gravi conseguenze psichiche nella donna. Molte sviluppano disturbi legati alla sindrome post-traumatica: disturbi del sonno, dolori cronici, ansia, perdita della fiducia in sé e negli altri.

>Fase 3

luna di miele: pentimento e attenzioni amorevoli

L’uomo, vergognandosi e sentendosi impotente, chiede perdono, dice che vorrebbe poter tornare indietro, promette di cambiare il proprio comportamento. Si dimostra “dolce, attento e premuroso”, compra regali, promette di andare in terapia e di “fare tutto il possibile per cambiare” affinché la donna non lo lasci e si separi da lui. Sono usuali anche le minacce di suicidio.

La donna riscopre il compagno affascinante e amorevole dei primi periodi della relazione, così piena di speranza nel potere trasformativo del suo amore, accetta le scuse e accoglie il partner. Molte si sentono in colpa per aver pensato di lasciarlo, ritirano eventuali denunce, altre interrompono le consulenze avviate e lasciano gli alloggi protetti per ritornare al proprio domicilio impegnandosi a far funzionare il rapporto. In questa fase tendono a rimuovere il ricordo dei maltrattamenti, a difendere l'autore delle violenze di fronte a terze persone e a sminuire le violenze subite.

Familiari, amici e comunità di appartenenza fanno spesso grande pressione sulla donna affinché perdoni il partner e gli conceda un'altra possibilità.

La luna di miele è abbastanza breve (da due giorni a sei mesi).

>Fase 4

scarico della responsabilità

L’uomo non cerca le cause dentro di sé ma attribuisce la colpa del proprio agire violento a cause esterne (lavoro, situazione economica, uso d’alcool, stress, ecc.) e soprattutto alla donna che lo ha provocato o fatto qualcosa che giustifica la sua aggressione.

La donna si assume la responsabilità del comportamento violento del partner, illudendosi di poter evitare altre escalation di violenza modificando la propria condotta.

Un fatto qualsiasi riavvia il ciclo della violenza: questa ciclicità rende particolarmente difficoltoso per la donna uscire dalla violenza perché il proprio partner alterna momenti d’affetto alla violenza.

L’esperienza dei Centri Antiviolenza mostra che con il passare del tempo i maltrattamenti tendono a diventare più frequenti e più gravi: la fase di luna di miele si riduce e le prime due fasi diventano più frequenti, con conseguenze sempre più gravi per la donna. Se il processo ciclico non viene interrotto la vita della donna può essere in pericolo. All’inizio della relazione violenta, la donna è convinta di poter tenere sotto controllo la situazione, solo dopo svariati anni e il ripetersi di molti episodi di maltrattamento, la donna prende consapevolezza che non può né controllare, né cambiare il suo partner e sviluppa una motivazione più forte ad uscire dalla relazione violenta.

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