La giovane ha passato venti giorni in mare su una barca di fortuna

È ARRIVATA a Imola ancora stravolta dall’odissea che l’ha tenuta bloccata in mare per tre settimane: oltre 20 giorni su un’imbarcazione di fortuna senza poter nemmeno fare una doccia. A differenza delle tre ragazze che erano con lei, due somale e un’eritrea di 20, 23 e 24 anni, scappate dall’albergo bolognese nel quale erano arrivate sabato notte, la 22enne Latifah (nome di fantasia), in fuga dalla Nigeria, ha scelto di seguire il percorso che ministero dell’Interno e Prefettura hanno pensato per lei, salvata nei giorni scorsi da un peschereccio in avaria non lontano dalla costa siciliana. E così ieri mattina, come da programma, è stata trasferita in città, dove a seguirla ci penseranno le operatrici di Trama di terre.

PARLA INGLESE, in Italia non ha amici né conoscenti, e i primi colloqui con la mediatrice culturale del centro serviranno proprio per farle capire in quale parte del mondo è capitata. «È molto giovane e non ha la più pallida idea di dove si trovi — conferma Anna Viola Toller, coordinatrice dell’area accoglienza abitativa di Trama di terre —. Abbiamo deciso di non farle nessun tipo di domanda sul suo passato: l’importante è farle capire che le saranno garantiti tutti i diritti che una donna rifugiata deve avere. Il suo è stato un percorso migratorio lungo e difficile, per questo non le sono stati chiesti racconti. Spero però che presto voglia fornirceli, sarebbe utile per tutto e tutti. Ma prima deve capire dove si trova e chi sono le persone che ha attorno». Dopo un passaggio nel quartier generale di Trama di terre, in centro storico, la ragazza soggiornerà in un appartamento gestito dall’associazione, dalle parti della stazione ferroviaria.

UNO SPAZIO che avrebbe dovuto ospitare cinque donne (questa la disponibilità data da Imola alla Prefettura), ma nel quale alla fine non arriveranno le altre quattro (una non si è mai vista a Bologna) attese in città assieme a Latifah: «Hanno deciso di allontanarsi spontaneamente, ma non sappiamo il perché», allarga le braccia Toller. Eppure a Imola avrebbero trovato una situazione «a misura d’uomo», per dirla con le parole usate in questi giorni dal vicesindaco Roberto Visani, che la scorsa settimana ha salutato con soddisfazione l’approdo a Imola di altri cinque profughi maliani. Ma giunte in Emilia, dopo il trasferimento dalla Sicilia, le tre donne hanno scelto la via della fuga.

ACCADE non di rado in questi casi, con i migranti che raggiungono cercano in qualche modo di raggiungere amici e parenti nel resto d’Italia e d’Europa. Difficile tentare di capire i motivi di una decisione del genere: di certo, però, la difficile situazione vissuta nei loro Paesi d’origine prima, e la lunga odissea in mare poi, devono avere contribuito non poco a minare le loro certezze. Un incubo che Latifah, nei suoi giorni imolesi, proverà a lasciarsi alle spalle. 

Enrico Agnessi, il Resto del Carlino, 29/4/2014