Arabia Saudita: nessuna libertà

Una conversazione con Wajeha al-Huwaider, di Katha Pollitt per The Nation, 8.6.2011 (traduzione di Maria G. Di Rienzo)

Wajeha al-Huwaider è forse la più nota attivista saudita per i diritti delle donne, i diritti umani e la democrazia. Ha protestato energicamente contro la mancanza di leggi formali nel regno (supplisce il Corano) e di libertà basilari, in particolare contro il sistema di “tutela” grazie al quale ogni femmina, dalla nascita alla morte, necessita del permesso di un parente maschio per prendere decisioni in ogni area importante della sua vita: istruzione, viaggi, matrimonio, impiego, danaro e persino interventi chirurgici.

Nel 2008, un video di Wajeha che guida l’automobile (cosa proibita alle donne in Arabia Saudita) ha fatto sensazione quando è stato postato su YouTube. Al-Huwaider è una convinta sostenitrice del Movimento 17 giugno, che chiama le donne a guidare l’auto in quella data, ed ha prodotto il celebre video della co-fondatrice del movimento stesso Manal al-Sherif: Manal è stata arrestata per breve tempo dalla polizia quando ha tentato di far visita a Nathalie Morin, una donna franco-canadese tenuta segregata dal marito assieme ai suoi bambini.

Perché le proteste in automobile? E perché ora?

Le questione delle donne autiste è rimasta irrisolta sin dalle proteste simili del 1990. Proprio prima di lanciare la campagna del 17 giugno, un gruppo di donne e uomini assai conosciuti hanno firmato una lettera diretta alla Shura, o Assemblea consultiva, chiedendo di riaprire la discussione. Il loro tentativo è stato respinto. Questa è stata la scintilla che ha fatto scattare la protesta di Manal e di altre donne. La questione è sempre lì.

Di quanto sostegno godono le guidatrici?

E’ difficile dirlo con esattezza, ma sta crescendo, e potrebbe ammontare a più del 50% della società saudita.

Ho incontrato una donna saudita, a Houston, che ha riso di questa concentrazione sulla guida (mi stava proprio portando in macchina ad un incontro, in quel momento). Lei dice che il bando non è importante perché “chiunque” in Arabia Saudita ha un autista. In che modo non poter guidare rende difficoltose le vite delle donne saudite?

Non ogni famiglia può permettersi di assumere un autista. Molte donne devono fare affidamento sui parenti maschi, che possono non essere disponibili o non essere disposti a guidare quando le donne ne hanno bisogno. E’ incredibilmente frustrante! Inoltre, non tutti vogliono un autista. Io non ce l’ho, e neppure Manal. Noi non abbiamo un sistema di trasporti pubblici, perciò io cammino per tutto il tempo, e prendo tassì per tornare a casa dopo aver fatto la spesa. Ma in moltissimi villaggi, questo “lusso” del tassì non è alla portata delle donne.

Non è strano che alle saudite non sia permesso restare da sole con un uomo che non sia un parente, fatta eccezione per gli autisti?

Chi ci governa rompe facilmente le sue stesse leggi pur di mantenere le donne isolate. In un altro Paese, una donna con un autista sarebbe vista come una privilegiata: qui, il messaggio è che ella è debole e inaffidabile. Questo tipo di attitudine si trasmette di generazione in generazione. Anche dopo che le donne avranno ottenuto il diritto di guidare ci vorranno anni per liberarsene.

Nella maggioranza dei Paesi musulmani, persino in una monarchia come il Marocco, le donne hanno più libertà sociali e diritti legali che in Arabia Saudita. Perché l’Arabia Saudita è così impegnata a reprimere le donne?

A dire il vero è impegnata a reprimere chiunque, uomini e donne, sauditi e non sauditi. E’ la ragione per cui la polizia religiosa vaga per le strade molestando e arrestando le persone. I ragazzi sono picchiati solo perché portano i capelli lunghi. Ma la polizia è più brutale con le donne, perché le donne sono metà della società, e crescono l’altra metà. Perciò reprimere le donne ed instillare paura in loro è il modo più efficace di controllare la società intera. Esempi di progressi sauditi: la Shura ha appena raccomandato che si permetta alle donne di votare alle elezioni locali, ma non di essere eleggibili, ed il re ha decretato che unicamente le donne possono vendere biancheria intima da donna.

Alcune femministe musulmane stanno tentando di reinterpretare – loro magari direbbero di interpretare correttamente – il Corano in modo egualitario per i due generi. Per esempio, sottolineano che il Corano dice alle donne solo di vestirsi modestamente, non di essere coperte da capo a piedi, e neppure di coprirsi la testa. Tu pensi possibile un Islam femminista?

C’è già un Islam femminista, più che altro guidato da donne musulmane che vivono in Occidente. Però esse tendono a dimenticare che nessuna delle religioni monoteiste tratta uomini e donne allo stesso modo, e che c’è un limite a quello che gli studi accademici possono fare per cambiare questa realtà. Per esempio, le figlie ereditano metà di quel che ereditano i figli. Agli uomini è permesso sposare sino a quattro mogli. Due testimoni donne valgono un testimone uomo. Una società laica è una scommessa migliore, per le donne e anche per gli uomini.

Vedremo una primavera saudita?

Non ora. La maggioranza delle persone non sono ben consce di avere dei diritti umani. Non c’è stampa libera, non c’è una società civile, e nessuna ong o gruppo politico che possa organizzare un movimento. A molta gente è stato fatto il lavaggio del cervello, nel senso che credono che la nostra sia una società “speciale”: ed è perciò che noi possiamo avere leggi che non sono islamiche ma che vengono accettate, come l’impedire alle donne di guidare l’auto. Tuttavia, grazie ad internet, le giovani donne e i giovani uomini hanno un luogo in cui esprimersi e sviluppare le loro individualità. Sono di mente più aperta degli anziani e ciò darà forma alla società saudita del futuro.

Il presidente Obama ha lodato le sollevazioni nel mondo arabo, ma gli Usa sono amici fidati del governo saudita, nonostante le sue flagranti violazioni dei diritti umani, la sua mancanza di democrazia eccetera. Che ne pensi?

Non mi sono mai aspettata che uno qualsiasi dei leader del mondo occidentale parlasse delle violazioni dei diritti umani in Arabia Saudita, e tutti loro hanno infatti risposto alle mie aspettative. L’Occidente ha bisogno del nostro petrolio, e noi “non abbiamo bisogno di niente” da loro. Ho imparato a convivere con quest’amara realtà tanto tempo fa.

Perché a paragone di altri luoghi c’è così poco attivismo fra le donne saudite? O ce n’è di più di quanto venga riportato?

La paura è la ragione principale. Inoltre, le donne sono trattate per tutte le loro vite come proprietà: questo ha effetto. E la religione è un’altra ragione. I sauditi sono molto devoti ed il governo è molto bravo nell’usare la religione come arma per mantenere le donne sottomesse. Tante lo accettano. Non sono felici, ma lo accettano.