"Trama di terre rischia la chiusura"
di Massimo Calvi
da Sabato sera
Il Centro Interculturale Trama di Terre rischia di chiudere per mancanza di fondi, facendo mancare così al territorio un luogo per l’integrazione di tante donne, immigrate e italiane. L’allarme lanciato dalla presidentessa Tiziana Dal Pra e dallo staff di mediatrici culturali che ogni giorno prestano volontariamente la loro opera nei locali al piano terra di via Aldrovandi, ove si tengono corsi di formazione sulla legislazione italiana, sull’integrazione scolastica, corsi di italiano (cominciando spesso con l’alfabetizzazione) e svariate iniziative per aiutare le donne straniere ad essere autonome e ad abbattere le sbarre dell’incomunicabilità o delle prevaricazioni subite in ambito familiare.
Tutto ciò però ha un costo: almeno 30mila euro all’anno per l’affitto dei locali (circa mille metri quadrati al piano terra), le utenze, i materiali didattici, il baby-sitting. L’ultimo contributo erogato dall’Amministrazione comunale per il centro risalirebbe al marzo 2004 (15mila euro). Da allora il Comune ha destinato denaro al piano superiore, dove c’è “l’altra metà” di Trama di terre, quella dedicata all’emergenza, che dà accoglienza e alloggio a donne e bambini immigrati in difficoltà o in pericolo. Questo progetto, insieme alle attività svolte in tutto il circondario per l’integrazione nelle scuole e nelle famiglie, porta in cassa all’associazione circa 86mila euro. Una cifra che serve tutta a coprire le spese di gestione e il lavoro degli specialisti in mediazione culturale e, quindi, non, si può “deviare” al Centro. Tra l’altro la chiusura dei locali metterebbe a rischio anche un contributo annunciato dalla Fondazione per l’acquisto di computer e connessioni Internet. Centro e associazione, va chiarito, sono due cose ben distinte. “Non è a rischio l’associazione Trama di terre, che ha dei contratti di lavoro e svolge dei servizi. A forte rischio è questo centro interculturale che agisce in un’ottica di futuro”, precisa la presidente. Il centro vanta riconoscimenti anche a livello nazionale. “Siamo capofila in Regione pr facilitare la nascita e la formazione di altri centri, le università ci mandano stagisti e borse-lavoro, siamo considerati un esempio. Noi invitiamo gli amministratori comunali a venire qui, magari il sabato, per vedere di persona cosa facciamo”. Se il Comune concedesse dei locali (o pagasse l’affitto)? “Saremmo disposti anche a trasferirci”. Il messaggio è lanciato. Dal Comune risponde l’assessore ai Servizi sociali, Roberto Visani: “Siamo limitati dai tagli al fondo sociale determinati dalla finanziaria 2006 del governo Berlusconi. Certo è che il Comune non ha alcun interesse in una limitazione o, peggio, in una chiusura di questo centro. L’auspicio è che insieme si riesca a trovare una soluzione”.