Una casbah nel cuore di Imola

di Mayda Guerzoni,
publicato nel numero speciale dell'8 marzo
nella rassegna Sindacale della CGIL (http://www.rassegnasindacale.it).

C'è una specie di casbah colorata nel cuore di Imola che accoglie le donne migranti, un luogo di incontro e di lavoro, dove la solidarietà si trasforma in relazioni e progetti, costruisce cultura e politiche, o più semplicemente imbandisce cene e feste, rigorosamente multietniche. La trovi sotto il nome “Trama di Terre, associazione interculturale di donne native e migranti”, che sta per festeggiare i suoi primi dieci anni con un bilancio invidiabile di cose fatte e molte in cantiere. Ne è lo specchio la sede di via Aldrovandi, dove l'associazione ha inaugurato nel 2000 l'omonimo centro interculturale. Si entra in un ampio salone suddiviso tra spazio accoglienza, documentazione e biblioteca con oltre tremila titoli, zona lavoro-computer: tutt'intorno e alle pareti stoffe, tappeti, oggetti nelle fogge e nei colori di vari paesi del mondo, segni delle tante storie di chi ha attraversato queste stanze. Sulla destra la sala dei laboratori linguistici, poi un'altra saletta per attività autogestite (video, musica, letture), che apre sul cortile, attrezzato per le cene all'aperto della bella stagione. Di qui si accede alla "cucina abitata", due locali a disposizione nella pausa pranzo o per un tè antistress, con funzione anche di rifugio di emergenza per i casi urgenti. Al piano di sopra gli alloggi: tre appartamenti che attualmente ospitano nove donne e sei bambini di nazionalità pakistana, marocchina, ucraina, armena, albanese; luoghi di “accoglienza abitativa temporanea” in attesa di tempi migliori).
L’avventura di Trama di Terre inizia nel 1996 a conclusione di un corso di formazione del Fondo sociale europeo, mirato alla costituzione di un'impresa sociale. Animatrici della prima ora sono Tiziana Dal Pra, 49 anni, solide radici nel femminismo e in psichiatria, e l'algerina Nabila Kouachi, musulmana praticante, che di anni ne ha quindici in meno, laureata in lingue, allora impegnata nei corsi di alfabetizzazione della Cgil imolese. Insieme ad altre donne italiane e straniere esplorano varie forme di iniziativa fino a delineare il progetto dell'associazione: nel gennaio 1997 nasce ufficialmente Trama di Terre. Da allora non si sono più fermate.
“La nostra carta vincente -spiega Tiziana -è stata la scelta di non fare soltanto cultura, formazione, biblioteca e via dicendo, che è già tanto, ma anche di attrezzarci per dare risposte ai bisogni reali delle donne che si presentavano da noi. Non c'era solo il problema della lingua. Molte erano senza casa o avevano perso il lavoro o erano tn lite con il marito. Che fare? Così abbiamo cominciato a pensare ai servizi e agli strumenti. In primis la mediazione culturale, strumento strategico per le politiche di inclusione sociale”.
Oggi Trama di Terre lavora in campo sociale e sanitario attraverso numerose convenzioni: con il consorzio servizi sociali per la rete diffusa di punti di ascolto e assistenza sul territorio, per l'accoglienza negli alloggi e i corsi di lingua con l'azienda sanitaria per una presenza delle mediatrici in ospedale e nei consultori. Altri finanziamenti se li guadagna con progetti e seminari dal fondo europeo e dalla Regione. E può vantare di aver fatto anche promozione di lavoro autonomo e creazione di impresa: nel 2003 ha figliato la cooperativa di venti mediatrici culturali "Agave, servizi per l'intercultura e la mediazione scolastica" i nel 2005 ultima nata, l'associazione l'Cassandra'', che promuove attività i culturali e gestisce il casetto, un servizio di affittacamere come a casa sulle colline di Dozza. Nel complesso, Trama di Terre impegna una trentina di posti di lavoro, più o meno consolidati, in gran parte di donne migranti, che vengono da Algeria, Marocco, Cina, Camerun, Albania, Ucraina. La capacità di lettura del fenomeno immigrazione e la flessibilità dell'offerta di servizi sono gli altri punti di forza dell'associazione. “All'inizio erano i ricongiungimenti familiari e quando andavano male -racconta Tiziana -arrivavano da noi le mogli pestate. Poi si sono affacciate le ragazze sole alla ricerca di una alternativa di vita, che raggiungono qui i parenti e sfuggono alle regole rigide imposte dal controllo sociale della famiglia originaria, creando contraddizione. Quindi è esplosa la bomba badanti dall'Est e con le sanatorie c'è stato un lavoro enorme”. In risposta al grave problema del disagio abitativo, nel 2001 la sede comincia ad ospitare donne e minori, in spazi via via cresciuti fino agli attuali tre appartamenti.
“Insomma, passa tutto di qui e questo flusso ti impone di capire cosa cambia nell'immigrazione e cosa devi cambiare tu. Il centro diventa spazio fisico e simbolico, contenitore di idee e servizi, punto di riferimento nel territorio per tutte le donne. Le nostre mediatrici partecipano alla commissione pari opportunità e al tavolo scolastico interculturale del Comune, oltreché al tavolo di programmazione socio-sanitaria della Asl. E la città ormai ci riconosce, interagisce con noi, viene alle feste. Capisce che diamo una mano a tenere bassi i conflitti possibili. Anche le istituzioni lo capiscono, si collabora, a volte c'è perfino una delega eccessiva verso Trama, ma un po' li spaventiamo: siamo troppo autonome”.
In che senso autonome?
“Rispondo con un esempio -conclude Tiziana -.La nostra mediatrice araba, che va in giro nelle case della vallata a dare una mano alle famiglie di - migranti con problemi, e ti assicuro ne trova di ogni genere, non è ben vista dal maschio di casa se è separata dal marito, così a volte capita che arriva la pressione sul servizio per cambiarIa e a noi arriva la gentile telefonata conseguente. Beh, in nome dell'integrazione, gentilmente possiamo permetterci di rispondere che non ci pensiamo nemmeno.” http://www.tramediterre.org