Dichiarazione: "Rispetto del diritto internazionale, rispetto del diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese"

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L’occupazione e la guerra contro la Palestina hanno condotto negli anni la continua confisca della terra, demolizione delle abitazioni, aggressiva espansione degli insediamenti dei coloni israeliani e violenze da essi perpetrate nei confronti delle/dei palestinesi, oltre a tortura e maltrattamenti e a un numero sempre crescente di arresti arbitrari e detenzioni amministrative di palestinesi – un’escalation che ora trova nuovo culmine nel divieto d’accesso al complesso della Moschea di Al-Aqsa, mentre proseguono impunite le incursioni da parte di gruppi di coloni.

Ai primi di ottobre, i/le palestinesi (uomini e donne, giovani e anziani/-e) che manifestavano contro questa misura sono stati/e attaccati/e dal fuoco israeliano; l’attacco ha lasciato bambini/e e giovani feriti/e a morire dissanguati/e per le strade, poiché alle ambulanze è stato impedito di raggiungerli/e e i media e il personale medico hanno subito aggressioni.

Da allora si è avuta una tragica escalation di morti/-e e feriti/-e, mentre i leader israeliani istigano la popolazione civile a ricorrere alla violenza nei confronti del popolo palestinese. Dal 1° ottobre, le forze d’occupazione israeliane hanno ucciso 121 palestinesi, 22 dei/delle quali minori, e ne hanno ferito oltre 13.000.

La violenza genera violenza.

La provocazione da parte di taluni personaggi pubblici israeliani e il protrarsi del divieto d’accesso al complesso della Moschea di Al-Aqsa imposto ai/alle fedeli palestinesi avranno l’unico effetto di inasprire le tensioni, scatenando ulteriori tumulti e violenze.

La violenza generata dall’esercito israeliano rafforza il circolo vizioso della violenza nei confronti delle donne. Le donne palestinesi sono deliberatamente prese di mira e uccise nel corso delle operazioni militari israeliane, mentre l’occupazione e anche la mancanza di sovranità impediscono alle autorità palestinesi – che hanno ratificato le convenzioni internazionali, a cominciare dalla CEDAW e dallo Statuto di Roma del Tribunale penale internazionale – di adempiere all’obbligo di prevenire la violenza sulle donne e di proteggerle.

L’Iniziativa femminista Euromed IFE-EFI sostiene il ricorso a soluzioni nonviolente in tutti i conflitti, la fine d’ogni forma di occupazione e il diritto all’autodeterminazione di tutti i popoli. Ribadiamo il nostro sostegno alla lotta del popolo palestinese, in solidarietà con la loro ribellione, e la nostra ferma condanna della palese aggressione e dell’istigazione alla violenza e al terrore da parte di Israele.

L’IFE-EFI chiede:

Le recenti vergognose procedure di criminalizzazione del movimento BDS [“boicottaggio, disinvestimento e sanzioni”] in Francia, condotte contro la volontà del movimento democratico francese e in contrasto con la politica dell’Unione Europea, non fermeranno la nostra azione di sostegno al popolo palestinese.

Iniziativa femminista Euromed IFE-EFI – Parigi-Amman, dicembre 2015

[traduzione italiana e note tra parentesi quadre a cura di Roberta Ronchi per Trama di Terre]