Trama di Terre in Sénégal dal 14 al 17 febbraio

Dialogo tra femministe senegalesi e italiane: donne, cittadinanza e migrazione nel mondo attuale

Il GREFELS

Il GREFELS (Gruppo di Ricerca sulle Donne e le Leggi in Senegal) é stato creato nel 1994 da un gruppo di donne impegnate nella Rete internazionale di Solidarietà delle Donne sulla Legge Musulmana (Women Living Under Muslim Laws). Il GREFELS é un'associazione femminista, apolitica e non confessionale, senza scopo lucrativo. Il suo obiettivo é di portare avanti la ricerca sui diritti delle donne e di intraprendere azioni di allerta, di sensibilizzazione e di sostegno per il rispetto dei diritti umani. L'associazione raggruppa ricercatrici e attiviste dei diritti delle donne che operano in Senegal, che vogliono promuovere attività di ricerca sullo status e il ruolo delle donne senegalesi allo scopo di contribuire alla promozione dei loro diritti nel quadro istituzionale e pluridisciplinare. Il GREFELS é aperto a tutte le femministe senegalesi che condividono la sua visione e che collaborano, a livello locale, regionale e internazionale, con le numerose associazioni di donne e di ONG per la difesa dei diritti umani. Il GREFELS, come membro della Rete Women Living under Muslim Laws (WLUML), ospita l'ufficio di coordinamento della Rete per l'Africa e il Medio-Oriente. A questo titolo, il GREFELS é responsabile delle attività e dei compiti relativi alla costruzioni di reti, alla raccolta e alla fornitura di informazioni e di azioni di solidarietà.

IL CONTESTO

Il contesto nel quale si sviluppa il colloquio pone delle sfide serie all'esercizio della cittadinanza e all'azione femminista. Sul piano economico, la globalizzazione, che si é consolidata negli ultimi decenni del XX secolo, ha contribuito al peggioramento delle condizioni di vita della larga massa della popolazione, nei paesi del Sud come in quelli del Nord. In Africa l'arrivo di nuovi attori come la Cina e di altri paesi emergenti non ha ridotto le conseguenze della male-governance e della corruzione, né la dominazione dei paesi del Nord sul continente. Un altro aspetto di rilievo del contesto internazionale e locale é lo sviluppo a partire dagli anni '80, di correnti conservatrici che utilizzano la religione e/o la cultura per minare le conquiste sulla cittadinanza delle donne, rinforzare il potere sociale del patriarcato attraverso la rimessa in discussione dei diritti di cittadinanza che le donne hanno conquistato e il loro potere di decisione in particolare nelle questioni relative all'autonomia sulle scelte sul proprio corpo o alla loro partecipazione alla vita politica e economica. L'ordine economico neoliberale ha ridotto le donne ad una tale vulnerabilità che loro consacrano tutta la loro energia a soddisfare i bisogni elementari per mantene se stesse e le loro famiglie. Per questo motivo, le rivendicazioni del movimento delle donne sono di ordine economico e sociale piuttosto che di ordine politico per una trasformazione strutturale della società. Negli anni 1980 e 1990, la teorizzazione del genere come espressione dei rapporti di potere tra i sessi, le classi, le generazioni e le nazioni, ha permesso alle femministe di comprendere meglio il funzionamento del patriarcato e della sua ideologia e di mobilitarsi nel quadro dei movimenti internazionali, regionali e nazionali. La mobilitazione delle donne aveva l'obiettivo di una trasformazione politica: conquistare il potere per accedere alla sfere di decisione politica, alle risorse economiche, acquisire competenze, controllare il proprio corpo e essere autonome. Tra gli anni 1970 e 1990, le Nazioni Unite, hanno giocato un ruolo importante in questo processo fornendo alle donne uno spazio di discussione e di strategie nel quadro delle conferenze internazionali sull'ambiente; i diritti umani; la popolazione e lo sviluppo; le donne; e gli insediamenti umani. Con il passare degli anni, questo spazio si é progressivamente ridotto e gli Stati hanno imposto la Banca Mondiale come partner strategico delle Nazioni Unite. Nel momento in cui il posto e i discorsi della Banca Mondiale si sviluppavano nelle azioni e nelle strategie delle Nazioni Unite e che l'ideologia neoliberale si consolidava, si é notato, come effetto, la depoliticizzazione della riflessione e dell'azione femmminista. L'esempio più sorprendente é la trasformazione del concetto politico di genere in « strumento tecnico per spiegare le relazioni uomo/donna », e quello di un numero importante di femministe e di attiviste in « esperte di genere » incaricate della sua integrazione nei programmi (mainstreaming gender). Il concetto di genere é stato talmente minato, che gli Stati ne hanno adottato il termine, per poter rifiutare quello di femminismo. La depolicitizzazione del concetto di genere e quello del movimento femminile é andato di pari passo con la degradazione dell'approccio dei diritti umani che fondavano i diritti di cittadinanza. Mentre nei suoi principi l'approccio dei diritti umani mette l'accento sull'universalità, l'indivisibilità e l'interdipendenza dei diritti (dunque su una visione olistica dei diritti del/della cittadino/cittadina), assistiamo nella pratica, e spesso se non con la complicità, almeno con il consenso delle donne, alla riduzione dei diritti umani/di cittadinanza alla partecipazione politica. Il campo politico, la sfera pubblica fanno parte dei settori nei quali le donne hanno maggiori difficoltà a operare come cittadine. Inoltre la valorizzazione della politica come spazio privilegiato dell'esercizio della cittadinanza ha contribuito alla svalorizzazione degli altri diritti (economici, sociali, culturali, sessuali e riproduttivi) e alla mobilitazione per la loro difesa. Infine, le interpretazioni di cittadinanza ammesse si inscrivono generalmente nella tradizione degli ideali di cittadinanza universale – uguali diritti per tutti i membri di uno Stato - mentre in pratica la cittadinanza é legata a relazioni e espressioni di potere, che ecludono dei gruppi (donne, poveri, membri di religioni o etnie minoritarie) nel godimento dei loro diritti. Risulta importante, dunque, affermare che, come in tutte le relazioni di potere, la lotta delle donne per i loro diritti di cittadinanza non avrà fine fintanto che le disuguaglianze sociali continueranno ad esistere.

OBIETTIVI

  1. Interrogare il il terreno ideologico e la pratica della cittadinanza e della governance nel contesto della lotta delle donne contro il patriarcato e per il rafforzamento del loro potere e avere un impatto sui decisori e sui donatori;
  2. Definire i settori di comprensione e di azione comune tra femministe senegalesi e italiane;
  3. Creare un tavolo di riflessione tra femministe senegalesi/africane e italiane allo scopo di rafforzare il pensiero, l'azione e la solidarietà femminista.

RISULTATI ATTESI

  1. Una riflessione approfondita sulla cittadinanza e le donne tra femministe senegalesi e italiane;
  2. Un dialogo concreto e continuo tra le due realtà;
  3. Viaggi di scambio;
  4. Una nuova rete tra femministe dei due paesi;
  5. Documenti pubblicati.

ATTIVITA'

  1. Organizzazione di un seminario tra femministe senegalesi e italiane a Dakar;
  2. Attività di monitoraggio saranno svolte tra i due paesi attraverso viaggi di scambio in Senegal e in Italia;
  3. Pubblicazioni sui risultati del seminario e inseguito al viaggio e alle visite nei centri di ricerca universitaria di Roma e Milano sulle relazioni tra femministe migranti.

METODOLOGIA

Il colloquio di Dakar, della durata di 3 giorni, prevede la partecipazione di 30 femministe provenienti dal Senegal e dall'Italia. Gli scambi e i dibattiti si terranno in plenaria e in gruppi di lavoro. Una facilitatrice modererà le discussioni durante le sessioni in plenaria, dei relatori saranno reclutati per redigere il rapporto conclusivo del colloquio. La logistica sarà assicurata interamente dal GREFELS attraverso un comitato esecutivo composto da persone risorsa. Le partecipanti saranno accompagnate nella visita di progetti e luoghi culturali strategici. Per assicurare un buon monitoraggio delle attività il progetto prevede un viaggio di scambio in Italia di due membri del GREFELS (Roma e Milano) che procederanno alla pubblicazione di una ricerca sulla migrazione delle donne e relazioni tra donne migranti.

Le principali parti del seminario sono le seguenti:

Primo giorno :

Tema N 1: Visioni teoriche delle femministe sulla cittadinanza

Si tratta, nel contesto di questo tema, di sviluppare il dibattito sui percorsi ed i mezzi per ripoliticizzare la teoria e l'azione civile. Il colloquio approfondirà il concetto di "cittadinanza universale" e proporrà una visione e dei concetti che guideranno le donne nella loro lotta per una cittadinanza olistica, al servizio dei loro interessi e bisogni.

Tema N 2 : Cittadinanza e participazione politica

Questa sessione pone la questione centrale del femminismo che é quella del potere nella società. Questa questione sopraggiunge in un contesto marcato da mutazioni e ricomposizioni nel funzionamento dei sistemi politici, sotto l'effetto della crisi economica, e della relativa liberalizzazione del campo politico. Essendo cruciale nell'esercizio della cittadinanza il principio di responsabilità, il colloquio penderà sulla questione dell'etica (governance politica e economica, obbligo di rendere conto) e sulla pratica politica delle donne e loro accettazione/rifiuto delle regole della democrazia liberale o anche della corruzione.

Secondo giorno

Tema N 3 : Cittadinanza e fondamentalismi

Dal 1980, l'esercizio dei diritti umani e di cittadinanza da parte delle donne é contrariato dalla mobilizzaione di gruppi religiosi o tradizionalisti che fanno intervenire la nozione di diversità culturale, di credenza socioreligiosa e dei costumi. Nei suoi dibattiti, il colloquio potrà discutere di strategie e di lotte condotte dalle donne per contrastare i fondamentalismi religiosi e culturali.

Tema N 4 : Prospettive femministe e di cittadinanza sulle migrazioni femminili

In Africa, le migrazioni interne e internazionali fanno parte dei problemi più importanti, in considerazione delle conseguenze che producono. Gli impatti negativi della mondializzazione sulle economie dei paesi africani, soprattutto nelle zone rurali, obbligano milioni di giovani a emigrare inizialmente nelle capitali e poi all'estero. L'Europa chiude loro le porte attraverso una politica di immigrazione estremamente restrittiva, che per i giovani desiderosi di partire, non lascia altra scelta che viaggiare in piroghe con il conseguente rischio di morire in mare. Cosa ne é delle donne? Cosa ne é soprattutto delle Senegalesi? Mentre la femminizzazione della migrazione fa parte delle tendenze più straordinarie delle correnti migratorie attuali, non é assolutamente conosciuta. Più specificatamente la conoscenza dei movimenti migratori internazionali degli Africani resta ancora poco esplorata. Le migrazioni interne dei senegalesi sono state oggetto di numerosi studi, ma la loro migrazione verso l'Europa e specialmente verso l'Italia non é stata ancora analizzata. L'obiettivo di questa sessione é di comprendere meglio il posto dell'Europa, in particolare dell'Italia nelle strategie migratorie delle Africane, soprattutto Senegalesi, la loro condizione di partenza e di inserimento, le relazioni professionali e di sostegno tra loro e le italiane e l'utilizzo dei redditi provenienti dalla migrazione nel mantenimento delle loro famiglie.

Terzo Giorno

Visite de due siti di migrazione : Baie di Hann e Mbour.