Mai il razzismo in nostro nome!

A Rosarno razzismo istituzionale, razzismo popolare e razzismo dei media si sono fusi insieme, così come da anni sta accadendo in tutta Italia. In più, in questo come in molti altri casi, si sono aggiunti la criminalità organizzata e lo sfruttamento disumano di una manodopera straniera che il “pacchetto sicurezza” rende costantemente ricattabile - con o senza i documenti in regola - e quindi assolutamente priva di diritti.
Il razzismo istituzionale è palese nelle dichiarazioni del Ministro Roberto Maroni che ha incolpato – sembra incredibile! - l’immigrazione clandestina di aver alimentato la criminalità, e ha ribadito la “tolleranza zero”, senza nominare l’aggressione subita dai lavoratori immigrati e, più grave ancora, senza denunciare come sarebbe dovere del Ministro dell’Interno) la grave condizione di sfruttamento, illegalità e violenza a cui vengono costretti i giovani africani, e quindi senza punire, con la stessa pervicacia con cui procederà alle espulsioni, alle detenzione e agli arresti degli immigrati, quei datori di lavoro e quei caporali che li costringono a condizioni schiavistiche di vita e di lavoro.
Una parte della popolazione di Rosarno, incitata e fomentata da forze che lo stesso Prefetto di Reggio Calabria definisce “non chiare” e “fuori controllo”, ha reagito con violenza, e anche i media hanno veicolato la tesi della “minaccia immigrazione”. Né l’opposizione politica presente in Parlamento ha reagito con la fermezza necessaria alle bugie palesi e al clima di evidente razzismo.
Quasi nessuno ha rilevato che i “fatti di Rosarno” hanno avuto inizio da una denuncia presentata dai lavoratori contro i loro sfruttatori e i caporali – una denuncia coraggiosa e tante volte richiesta, a parole, dalle autorità. Sono passati in second’ordine il fatto che, in pratica, tutta l’economia della zona si basa sulla manodopera “clandestina” che lavora nei campi e nelle piantagioni e il ruolo fondamentale della criminalità organizzata in Calabria.
Noi siamo indignate e atterrite. Il clima nel nostro paese è diventato irrespirabile ed è pervaso da una violenza e un razzismo che rendono possibile persino la “caccia al nero” di antica memoria. Siamo atterrite anche perché in Italia non si esprime una forte coscienza civile e sociale adeguata alla gravità della situazione.
Facciamo nostra la posizione di molti costituzionalisti: abbattere le garanzie dello stato di diritto per gli immigrati, creare un diritto penale speciale, abolire, per loro soltanto, le garanzie dello stato democratico e la protezione sociale, costituisce un imbarbarimento complessivo della nostra convivenza, un nuovo populismo reazionario che, attraverso il controllo dell’informazione e dell’economia, metterà tutti “in riga”. Saremo tutti coinvolti, nessuno escluso, lo siamo già oggi.
Gli allarmi sulla sicurezza produrranno leggi e prassi più restrittive, e dunque sempre maggiore “clandestinità”, effetto delle politiche di sbarramento delle frontiere e di criminalizzazione degli immigrati nel territorio nazionale, e questa maggiore diffusione della “clandestinità”determinerà a sua volta un allarme sociale sempre crescente che offrirà altri margini alla speculazione politica ed agli imprenditori della sicurezza… Si avvicina davvero il tempo di denominare il ministero dell’interno come il “ministero della paura”.
Noi ci rivolgiamo alle donne, a tutte le donne, chiedendo loro di prendere parola e di lottare per i diritti civili fondamentali che sono indivisibili, per i diritti umani che proprio in Italia vengono calpestati quotidianamente.E a quegli uomini violenti di Rosarno che hanno detto “noi difendiamo le nostre donne dalla violenza dei negri” noi rispondiamo: Mai il razzismo in nostro nome!
Facciamo nostre le richieste immediate delle associazioni degli immigrati e delle associazioni antirazziste: occorre introdurre al più presto meccanismi di regolarizzazione permanente a regime, in modo da fare emergere tutto il lavoro sommerso degli immigrati. Occorre abbreviare drasticamente i tempi burocratici per il rinnovo dei documenti di soggiorno. Si deve rilasciare uno speciale permesso di soggiorno per ricerca lavoro a quegli immigrati che denunciano il datore di lavoro “in nero”. Tutti i richiedenti asilo dovranno avere accesso alla procedura per il riconoscimento di uno status di protezione internazionale, o di protezione temporanea, e quanti hanno ricevuto un primo diniego devono essere posti nelle condizioni di restare in Italia fino all’esito definitivo del ricorso. Il sistema di accoglienza per loro previsto va potenziato e rifinanziato per non costringere chi è fuggito da guerre e persecuzioni alla “sopravvivenza animale” nella quale si sono trovati gli immigrati nelle campagne di Rosarno e non solo.

 

Rete delle donne contro il razzismo
Centro interculturale delle donne Trama di Terre
Casa internazionale delle donne - Roma