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A Vag 61 martedì 12 gennaio 2010, alle ore 20,45

Quando la dignità diventa follia

Sabatino Catapano “Quando la dignità diventa follia” è un medio-metraggio, che ha come tema le vicissitudini giudiziarie di Sabatino Catapano, costretto per 15 anni ad internamenti penitenziari e manicomiali. Sabatino ha appena finito di scrivere un libro autobiografico “Il sopravissuto”. Il suo calvario giudiziario è cominciato con un'accusa falsa e infamante, che lo ha portato a subire i più biechi soprusi, fino ad arrivare ad una vera e propria persecuzione dal momento in cui il suo spirito libertario ha continuato a gridare giustizia e libertà.
Dalla ferocia dei secondini dei vari penitenziari in cui Sabatino è stato recluso, si passa al sadismo di quelli del manicomio giudiziario di Aversa, nel quale il nostro è stato internato in due occasioni.
Il racconto di Sabatino rappresenta un manifesto in difesa della libertà, avvincente e commovente ma soprattutto costruttivo nella testimonianza di quanto la forza dell'ideale possa aiutare ogni donna e uomo a superare i momenti più tristi e atroci.
In questa storia emerge la forza dirompente di un animo ribelle, che, di fronte al sopruso e al dolore, prende coscienza e trasforma il suo individuale grido di libertà in una lotta universale, per affermare il diritto all’uguaglianza e alla giustizia come principi ineluttabili per ogni uomo e donna.
La dignità diventa mezzo di sopravvivenza nella vita di Sabatino e per sopravvivere bisogna resistere con tutte le proprie forze, certi dell’amore dei familiari e della solidarietà di compagne e compagni.
Il grido di libertà spaventa il potere, che impugna l’arma spietata e impersonale della legge perpiegare chi osa ribellarsi all’ordine - perverso – costituito. Come macchina schiacciasassi calpesta e umilia diritti e sentimenti, fino a violare la più profonda intimità.
Prima la crudeltà del sistema carcerario, poi il sadismo dell’istituzione manicomiale non sono riusciti, in quindici lunghi anni, ad assopire il desiderio di libertà in Sabatino e tantomeno ad annichilire la sua gioia di vivere e la sua voglia di partecipare alle battaglie in difesa dei maltrattati e degli umiliati dall’arroganza del potere. Al contrario, proprio queste tristi esperienze hanno alimentato la fiamma dell’ideale e fatto emergere tutta l’essenza di un animo libertario.
Commuove la lucida analisi che Sabatino propone nel suo italo-napoletano, e raggiunge punte di sottile indagine psicologica quando descrive la deriva sadica, maniacale, deviata a cui giungono direttori e secondini, mettendo in atto loro stessi quelle pratiche e quei comportamenti che lo stato afferma di voler correggere o sopprimere attraverso la detenzione. Dalla commozione si passa all’orrore, nei passaggi che trattano la violenza fisica e psichica perpetrata contro corpi inermi e menti ottenebrate.
Salta alla mente un’ideale vicinanza tra le vicende narrate e le parole di B. Brecht, quando sosteneva che per valutare il livello di civiltà di un paese, occorrerebbe visitare le sue carceri.
L’esperienza di Sabatino può essere un fulgido esempio di quanto impotenti siano i metodi repressivi e reclusivi che i governi adottano per mettere a tacere il dissenso e la diversità, a favore di una omologazione mortificante.
Sabatino rappresenta la vita, che, come un fiume, scorre impetuosa e inarrestabile, aprendosi imprevisti varchi esistenziali, acquietandosi poi ad ascoltare le parole dell’amore.

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